Ieri alla premiazione della Rossa è successo quel che capita ogni anno: le innumerevoli previsioni sono state tutte smentite (tranne Niederkofler che era considerato uno dei papabili).
Fosse stata una schedina del Totocalcio, molti oracoli avrebbero totalizzato uno, due. Massimo tre. Sbagliando gli altri dieci risultati.
Ma è mai possibile –ci si chiederà– che insider sempre ben informati ci azzecchino meno del Polpo Paul?
E’ possibile. Ci sono, secondo me, almeno tre motivi.
Il primo è che gli oracoli fanno spesso le previsioni da tifosi, non da analisti, come nel caso di Dissapore. È il cosiddetto wishful thinking: dico che quello prenderà la seconda stella perché spero che la prenda.
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Il secondo è che si produce un telefono senza fili per cui una chiacchiera diventa un gossip e poi una notizia certificatissima.
Durante una cena un giornalista titolato dice, magari, “secondo me quello è in odor di terza stella” e dopo mezz’ora, a quattro persone di distanza, la frase s’è trasformata in un perentorio “terza stella. Sicuro come l’oro sopra il risotto.”
Il terzo è che nessuno lavora come Michelin, che per valutare i due e tre stelle manda diversi ispettori professionisti da diversi paesi tante volte, discute, valuta e alla fine decide.
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L’esperienza di un ristorante fatta allo chef table tirando tardi col cuoco –come capita a tanti bravi giornalisti– può essere molto diversa da quella del cliente ordinario.
Per l’anno prossimo, dunque, lasciate stare gli oracoli. E se proprio volete una previsione il più affidabile possibile, compratevi un polpo, battezzatelo Pellegrino e mettetegli nell’acquario le fotografie degli chef.
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