Boccata d’ossigeno. Per i ristoratori il Natale, con il benefico strascico di pranzi, cene e cenoni, è un bell’aiuto per rimpinguare gli incassi, in un momento storico non esattamente fruttuoso, da quanto mi si dice.
Con qualche spiacevole effetto collaterale, ahi noi.
Il più spiacevole in assoluto? Il moltiplicarsi degli scrocconi.
[Nel food gli influencer fanno marchette, i giornalisti cercano la verità, dice un giornalista]
[Il governo stana le marchette dell’influencer]
[Andreste nel ristorante dove si paga in follower?]
Non sono pochi i ristoratori che ci segnalano, con preghiera di diffusione, le stravaganti richieste che stanno ricevendo in questi giorni. Piccoli episodi per riportare in una dimensione realistica il mito dell’onnipotenza degli influencer, usati dalle aziende come testimonial dei loro prodotti in ragione dei seguaci su Instagram o YouTube.
Forti del loro potere contrattuale, spesso più presunto che vero, chiedono di essere ospitati “a titolo gratuito” nel ristorante di turno, pensando di non dover pagare nulla perché offrono in cambio “visibilità”.
Le risposte dei ristoratori, come potete notare, sono spesso a tono.
Comprensibilmente, viene da dire, anche perché il valore commerciale di un influencer non ha ancora parametri oggettivamente verificabili da chiunque.
Più facile invece stimare il valore dello scroccone, sempre in agguato.