Le food hall sono bellissime, ma non ci volete andare. E pure le gastronomie con cucina, nonché panetterie e laboratori artigianali della fava del cacao con mozzarella mozzata a vista suscitano al netto della scenografia non poca indifferenza nel cliente che, ad una lettura superficiale basata sui tanti “angoli gastronomici” italiani abbandonati a se stessi, sembra preferire i luoghi con un’identità netta. Una che sia una. Persuasa di ciò, mi sono stupita nello scoprire che la Gigliola, “osteria” gremita nel cuore di un’estate sfortunata e di una città turistica (Lucca) depauperata dei suoi più cari avventori, fosse uno di questi spazi polifunzionali.
Sì, spazi polifunzionali. Lo vedete, quanto siano respingenti queste espressioni.
Eppure la Gigliola, dicevo, diminutivo de Il Giglio (credo si chiami così perché in Piazza del Giglio, non certo per sfidare l’orgoglio dei residenti) di nome e di fatto in quanto prêt-à-porter inaugurato a inizio 2020 dai tre cuochi e soci dello stellato lucchese Stefano Terigi, Benedetto Rullo e Lorenzo Stefanini, sembra riuscire nell’inauspicabile: rendersi simpatica ai più, e per giunta a una clientela estremamente trasversale, nonostante l’identità biforcuta di negozio e bistrot, la vetrina della gastronomia a portar via in primo piano all’ingresso, i vini naturalmente “naturali” appoggiati qui e là di un’enoteca diffusa, il grande laboratorio di panificazione a vista (il posto è nato proprio per fare pane come si deve, per servirlo a Il Giglio, come dichiarato alla stampa locale) e la cucina, illustrata su menu A4 e relegata sostanzialmente a un angolo di foglio, nondimeno protagonista.
Nonostante la musica, letteralmente assordante, con l’attenuante di una playlist schizofrenica e per questo buffissima, e malgrado un’accoglienza alla stregua dei ristoranti di Autogrill S.p.A, vi dirò che comprendo la bolgia, tornerei volentieri e anzi, il Giglio potrebbe diventare il mio posto abituale, abitassi nei dintorni.
Il menu e i prezzi
In virtù di prezzi popolari e di una proposta difficilmente perfettibile, estremamente trasversale per sapori, cucine, preparazioni.
C’è lo snack (5/8 euro), composizione di panificati e pietanze semplici con salse e companatico, il lievitato fatto in casa con farcitura impegnativa (10 euro) e il piatto (7/15 euro) in un melting pot di alternative dall’Italia tipica infighettita all’etnico duro e puro.
La birra è artigianale, una proposta breve e ben scelta (dai 3,5 euro ai 5,5) e il vino è sorprendente: non tanto per la sequela di cantine siddette naturali, con parecchie etichette alla mescita, quanto per l’orange venduto come vino della casa; 15 euro per un litro di blend malvasia-trebbiano-vermentino della locale cooperativa Calafata.
I piatti
Potemmo dire che i piatti sono belli (o forse no), non fosse per le manciate di coriandolo ora sul “vitello tonnato e bottarga”, ora su “cuore di vitello, wasabi e parmigiano”: il vegetale gettato maschera un impiattamento che, semplicemente, non c’è.
Ma a conti fatti, sto mangiando una porzione da far invidia a Eric Cartman di pollo fritto thai difficilmente perfettibile. La salsa rossa che accompagna la focaccia (mi dicono, tra i rumori, essere una ricetta tipica della Garfagnana) è il ricordo che tutti vorremmo associare alle nostre nonne se solo avessero cucinato così bene e gli Jiaozi con salsa di soia-lemongrass e zenzero, palesemente artigianali, si sciolgono in bocca. Persino l’hummus mi pare un piatto felice.
Posso serenamente dimenticare i dolci, effettivamente dimenticabili.
L’opinione
Le innumerevoli enoteche naturali con “cucina” sono il codazzo di posti come la Gigliola, che in effetti definirei propriamente ristorante: i piatti compositivi, per quanto accattivanti, fanno da antipasto a tecniche valenti e sapori nuovi riuscitissimi. Il contesto informale e il servizio ridotto al necessario, facendo la tara con un conto finale onesto, rendono complessivamente l’esperienza più che appagante.
È il frutto di un’operazione elucubrata, dalla proposta (sfido qualunque avventore a non trovare un piatto che lo aggradi, sinceramente ordinerei tutto il menu) al merchandising con gallina cubista, ma siamo stati in spin-off e trasposizioni pop di “stellati” ben meno riusciti, o sbaglio? Qui la materia prima e il metodo sono effettivamente messi a disposizione di un pubblico ampio, senza velleità avanguardiste o, Dio ce ne scampi, artistiche.
Si mangia semplicemente bene, e anzi meglio che nella quasi totalità degli altri posti allo stesso prezzo. Nell’insofferenza trasmessa tra tanti prêt-à-porter, nati e viventi per monetizzare a prescindere dall’effettiva soddisfazione del cliente, la Gigliola mi pare un luogo sincero, fresco e schiettamente rumoroso. Distinto.
Informazioni
Gigliola
Indirizzo: Corso Garibaldi, 17, Lucca LU
Sito web: gigliolalucca.com
Orari di apertura: aperto tutti i giorni dalle 11.30 alle 15 e dalle 18 alle 23 (il sabato e la domenica solo la sera); chiuso il martedì
Tipo di cucina: italiana e internazionale, lievemente sperimentale
Ambiente: informale, chic