Riposte le infradito e ripiegati i parei, i genovesi, come d’uso autunnale, abbandonano scogli, litorali e salsedine per aprire gli ombrelli, ripararsi dagli schizzi delle mareggiate e volgere nuovamente lo sguardo alla città. Una Genova forse un po’ sonnolenta e che non offre certo il brulicante pop-up della frenetica Milano – dove tutto nasce, cresce, e talvolta sfiorisce alla velocità supersonica di un time lapse naturalistico del National Geographic – ma che riserva comunque per le settimane a venire alcune nuove aperture, in gran parte spin-off di realtà già ben consolidate.
ISI Bistrot – Il bistrot easy dello chef stellato
La novità di cui maggiormente si discorre all’ombra della lanterna è certamente ISI Bistrot, nuova creatura di Ivano Ricchebono, volto noto di Rai 1 e chef del mono stellato The Cook al Cavo di Vico Falamonica.
Situato nel quartiere residenzial-borghese di Carignano – scelta che forse lascia intendere una propensione verso una clientela di aficionados locali, più che di turisti mordi e fuggi, nonostante la prossimità con il cinque stelle Meliá – ISI, come suggerisce il nome (calembour tra “easy” e “Isotta” [Alzona], imprenditrice del catering e compagna con dello chef, artefice con lui del progetto), vuole essere un’alternativa più moderna, rilassata ed economicamente abbordabile (un bistrot, per l’appunto) rispetto al formale ristorante del centro storico.
Aperto sia a pranzo che a cena (o a colazione e a pranzo, direbbero le signore bene del quartiere), passando anche per l’aperitivo, ISI propone un menu diversificato che mixa capisaldi della tradizione con elementi della cucina nazionale ed estera (due esempi su tutti: il tacos con lingua di Cabannina, ovvero la razza bovina autoctona, e quello con stoccafisso e patate) in un’architettura tutta incentrata sulla materia prima (“le patate”, “i tacos”, “la pasta”, “il pesce” ecc.) invece che sul canonico ordine delle portate.
Previste per i mesi a venire anche collaborazioni a quattro mani con chef pare abbiano già assicurato la loro presenza in Via Ilva.
Don’Cola – Un angolo di Sicilia nei caruggi
Prossima al taglio del nastro (si parla di metà novembre, anche se dietro le serrande abbassate tutto sembra tacere) anche una realtà ben consolidata che ha negli anni educato i riottosi genovesi, tutti pesto e focaccia, ai sapori del sud.
Don’Cola, a quindici anni dalla prima apertura in via Cesarea, raddoppia infatti la sua presenza in città, ma lo fa questa volta nel cuore del centro storico, in quella Piazza della Meridiana, crocevia culturale e turistico, che collega le due arterie dei caruggi: Strada Nuova e Strada Nuovissima (se questi nomi non vi dicono nulla, le chiameremo allora con i moderni toponomi di via Garibaldi e via Cairoli).
Il concept resta quello che ha visto la creatura dei fratelli Di Marco arrembare innanzitutto la Liguria (con punti a Genova, Chiavari e Cogoleto) e giungere poi a conficcare la bandierina della Trinacria anche sotto la Madonnina: un bar – tavola calda – gastronomia vocata a prime colazioni, pranzi, merende e aperitivi con ingredienti siciliani da piccole produzioni e un occhio di riguardo alla pasticceria e ai lievitati artigianali, ma implementa gli sforzi sul fronte ristorativo proponendo nella nuova sede anche un orario più esteso che consentirà di cenare con un menu siculo-mediterraneo.
Nella nuova ubicazione si dota inoltre di un’enoteca dove sarà possibile degustare, ma anche acquistare per l’asporto, etichette siciliane (ovviamente), italiane ed estere.
Rooster – Lo street food avicolo sbarca al Porto Antico
A seguire le medesime orme colonialiste di Don’Cola (come lui è, infatti, nato e cresciuto a Genova, espansosi nel Levante prima e in Lombardia poi) è anche Rooster, lo “streetfood rotisserie” a tutto pollo (ruspante) since 2016.
Il terzo punto vendita zeneize, fresco di apertura, sbarca, letteralmente, in un luogo strategico della città come il Porto Antico e più precisamente in via alla Calata Marinetta (a chi il nome non dice molto, si tratta dell’area limitrofa al Baluardo).
E se cavallo (o, meglio, pollo) che vince non si cambia, il format resta il medesimo, senza grandi innovazioni: apertura no-stop dalle 11 alle 22, sette giorni su sette, formula take-away, come si conviene a uno street food, o veloce consumo in loco su sgabelloni in un ambiente di stile industriale; pollo ruspante declinato in purezza (leggi: allo spiedo) o utilizzato per farcire una ventina di diversi panini; frittini di contorno; poke e qualche insalata per non smarrire i salutisti.
(ex) Mercato Ittico di Piazza Cavour: il centro commerciale razionalista
E, dunque, alla fine, è successo. Il babau dell’intellighenzia cittadina, lo spauracchio del restauro filologico, il barbablù degli avversatori culturali dell’amministrazione più supermercatara del (north) west ha preso corpo (e anima ?) aprendo i battenti tra polemiche scandalizzate da una parte e tagli di nastro con sorrisoni a favore di telecamera dall’altra.
Stiamo parlando ovviamente del centro commerciale (Conad + Euronics) che ha recentemente aperto i battenti non in un luogo qualsiasi, bensì negli spazi razionalisti (anzi, rubiamo all’amico architetto la calzante definizione di “razionalismo lirico con venature futuriste”), datati 1933, dell’ex mercato ittico di Piazza Cavour.
Una struttura imponente e importante anche per la memoria storica e collettiva della città e che molti – ma evidentemente non abbastanza – avrebbero voluto destinata a progetti culturali o di aggregazione sociale e non all’ennesimo supermercatone frutto di una politica che si svela oramai platealmente GdO-oriented, alla faccia delle belle parole spese per la salvaguardia del piccolo commercio in sofferenza.
All’operazione non manca però un tocco local – forse un ombrellino per ripararsi, almeno in parte, dal diluvio di critiche – ad opera del bicentenario biscottificio genovese Grondona che qui ha installato il suo primo caffè e bistrot cittadino con menu ligure e una cinquantina di coperti e, ovviamente, un fornito punto vendita.
Le aperture previste per il 2024
Per assistere a un fermento più originale, toccherà invece attendere l’arrivo dell’anno nuovo che vedrà innanzitutto Michel Paquier di Douce Patisserie dare nuova linfa alla storica pasticceria Fratelli Klainguti di Piazza Soziglia.
Pochi passi più in là, la confetteria Romanengo inaugurerà la sua prima caffetteria in Piazza delle Oche, proprio alle spalle cioè della sede ottocentesca tutta marmi, ottoni e palissandri cesellati.
A riaprire i battenti, a diciassette anni dalla chiusura e, pare, con lo stesso format di un tempo, anche la Madeleine cafè di Via della Maddalena, sul cui piccolo palco, tra un piatto e un bicchiere di vino, si è esibita per oltre un decennio buona parte del cantautorato locale.
In via D’Annunzio arriverà, invece, la pizzeria di Marco Papa, tra le poche in Liguria ad aver ottenuto il riconoscimento di Pizzeria eccellente della classifica 50 top pizza Italia, che abbandonerà Chiavari per tentare la fortuna nel capoluogo.
Speriamo poi (ché la speranza, si sa, è l’ultima a morire) che nel 2024 i genovesi possano finalmente vedersi restituito lo stupendo kursaal razionalista a picco sul mare (di Nervi) che risponde al nome di Marinella 1934. Dopo una chiusura decennale, funestata da calamità naturali (leggi mareggiate e Covid) e innaturali (leggi burocratiche), l’imminente riapertura in veste di “hotel, SPA, Marina, Ristorante, Caffetteria, Lounge Bar” [cit.] viene infatti ripetutamente annunciata tra squilli di trombe e fanfare (l’ultima, si garantiva, entro la regata Ocean Race di luglio ’23, anzi no, entro Ferragosto) per poi riavvolgersi in un silenzio imbarazzato – rotto di recente solo dalla potente mareggiata che il 5 novembre ha inghiottito il piccolo chiosco provvisorio “Marinella on the rocks” allestito per la passata edizione di Euroflora, ma per fortuna non scalfito in alcun modo l’edificio principale.
Sul tema “speranze, misteri & salsedine” ci auguriamo infine che l’anno nuovo riporti in vita anche gli splendidi Bagni Santa Chiara, ovvero l’avamposto marino più amato della città per l’aperitivo pieds dans l’eau, chiusi purtroppo in sordina, e senza tante spiegazioni, da oltre un anno.