Mangiare fuori è una meraviglia. Se siete su queste pagine la ritenete, come me, una delle esperienze più piacevoli della vita.
Un bel posto. Buon cibo. E – FONDAMENTALE – una buona compagnia.
Non c’è situazione come la tavola in cui si inveri il motto “meglio soli che…”
Purtuttavia, non sempre si è fortunati. E a tutti noi capita di avere accanto persone che avremmo preferito se ne fossero rimaste a casa.
Non vorremmo mai avere accanto quelli che…
— Quelli che… assaggiano dal tuo piatto senza chiedertelo;
— Quelli che… non vogliono che assaggi dal loro piatto (dopo averglielo chiesto, pero!);
— Quelli che… quando il sommelier gli fa provare il vino, stanno un’ora a meditare;
— Quelli che… stanno al telefono durante il pasto;
— Quelli che… anche in evidente assenza di differenze sostanziali, si fanno fare il conto separato e con aria petulante commentano: “mi segni anche metà acqua… anche se in realtà ne ho bevuta un bicchiere scarso”;
— Quelli che… postano le foto dei piatti DURANTE la cena;
— Quelli che… per ogni piatto dicono come il cuoco avrebbe potuto migliorarlo: “magari una sferzata di acidità…”, “più contrasti…”, “lavorare sulla texture…”;
— Quelli che… ti ordinano di prendere un piatto perché lo vogliono assaggiare loro;
— Quelli che… chiedono al cameriere mille modifiche: “allora… mi porta questo, ma senza cavolfiore, con una po’ di calamari, aggiungendo zafferano… e… c’è per caso dentro del mais?”;
— Quelli che… se ne fottono del contesto, e ordinano una bistecca al vegetariano e un centrifugato da Gigi er porchettaro;
— Quelli che… in sostanza, non gli piace mangiare.
PS: naturalmente, almeno una volta nella vita abbiamo tutti, compreso chi scrive, fatto parte di queste categorie.