Iniziamo con la risposta più semplice: perché con Massimo Bottura? “Per la stessa ragione per cui un marchio fa un capo con il migliore cashmere e non in poliestere”.
Parola di Mario Ortelli, analista di Bernstein, che parlando con Reuters ha aggiunto: “Se le società non offrono un‘esperienza gastronomica che corrisponde al resto dei loro prodotti, potrebbero assistere a una diluizione dei loro brand”.
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Non per fare i conti in tasca a Gucci, che peraltro cresce a ritmi vertiginosi (+44,5% le vendite degli ultimi nove mesi) rubando quote di fatturato ai marchi concorrenti, ma la griffe fiorentina guidata da Marco Bizzarri sotto la direzione creativa di Alessandro Michele, cosa ci guadagna aprendo un bistrot da 35 coperti dentro Gucci Garden, lo spazio appena rinnovato nel trecentesco Palazzo della Mercanzia in piazza della Signoria a Firenze?
“Gucci vende moda non cibo, ma l‘Osteria sarà un punto di riferimento per chi viene qui”, ha spiegato Bottura nel corso dell‘incontro di presentazione alla stampa.“L‘alta moda e l‘alta cucina sono un connubio perfetto, trasmettono emozioni alle persone”.
Un po’ come dire che gli avventori andranno in pellegrinaggio alla nuova Osteria Gucci per i tortellini in crema di Parmigiano, per Emilia Burger, l’hamburger di cotechino con salsa verde e maionese all’aceto balsamico, o per l’hot dog di Chianina –sì, ma non solo per quelli.
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Vogliono mangiare lì per la stessa ragione per cui vogliono vestire Gucci: per sentirsi più intelligenti.
Gucci non si aspetta ritorni significativi in termini finanziari, per ora, ma vede questi investimenti come un modo per accrescere il suo marchio globale. Lo stanno facendo altre griffe internazionali come LVMH, che sta aprirà a Parigi il secondo punto vendita di La Grande Epicerie, la sua drogheria di lusso, Prada, che possiede l‘esclusiva pasticceria milanese Marchesi o Tiffany’s, che a New York ha inaugurato il suo Blue Box Cafe.
Ma da parte di Bottura e della casa di moda fiorentina, oggi in mano ai francesi di Kering, non è esclusa la possibilità di aprire iniziative simili anche in altre città.
Sebbene l’Osteria sia abbastanza unica nel suo genere.
Aperta dalle 12 alle 21:30, ambientata nel Gucci Garden, progetto realizzato dove una volta c‘era il museo Gucci e che ora comprende anche un‘area per mostre, una boutique stile bazar con collezione dedicata, una sala cinematografica e un bookstore in cui si vendono libri e riviste oltre che cancelleria, cartoline e mappe di Firenze, è pensata e comandata da Massimo Bottura, che da qualche anno è l’autore di tutte le cene che Gucci offre agli ospiti nel mondo, dalle feste alle inaugurazioni delle boutique.
Massimo Bottura: bistrot nel Gucci Garden di Firenze]
Il menu viene preparato da Ana Karime Lopez Kondo, chef messicana arrivata a Firenze dal Central di Lima, moglie di Taka Kondo, sous chef dell’Osteria Francescana di Modena, ma l’ambiente è riscaldato dalla generosa emotività di Bottura.
Prendete la carta dei dolci per esempio. Ci trovate una rilettura del tiramisù presentato come fosse una “girella”, famosa merendina degli anni ‘70, o il Charley Marley, dedicato al figlio dello chef, goloso di cioccolata.
E ancora la bouillabaisse “Marsiglia e Napoli non sono poi così lontane”, dove il classico francese incontra la pasta mista cara ai napoletani e poi tortillas, tacos, tostada e melanzane fritte in salsa di shiso che piaceranno ai numerosi clienti asiatici di Gucci.
Tutto questo, pareti quattrocentesche appena ridipinte con i versi di Lorenzo de’ Medici incluse, a prezzi tra i 10 e i 30 euro.
[Crediti | Reuters]