Con la Fiera del Internazionale del Tartufo Bianco in corso, torniamo in uno dei ristoranti di Alba dove merita mangiare il Tuber Magnatum Pico: l’ Enoclub – Caffè Umberto. La nostra recensione.
A novembre non c‘è molto di bello da fare: i ponti son lontani, fa freddo e piove. É l’ultimo miglio dell’anno ed è il più faticoso. C’è chi si consola facendo le compere di Natale e mettendo su le canzoncine fuori stagione, e chi si aggrappa con tutte le forze al tartufo.
Penso che il tartufo bianco ci sia stato mandato dagli dei per poter sopportare la stagione buia in attesa del ritorno della luce: il suo messaggio è che sottoterra poi non è così male. Io però abito lontana dal greatest hits trifolaio e ogni anno, come palliativo, prenoto un pranzo alla Tavernetta, superba trattoria borghese (quelle con le tovaglie bianche e le posate d’argento) che fa arrivare i tartufi di Acqualagna in quel di Fontanafredda (PD) nei Colli Euganei. Ogni anno chiedo alla proprietaria perché Aqualagna e non Alba, e lei ogni anno mi risponde sempre uguale: non è proprio sicura che nel ristretto territorio albese crescano tutti quei tartufi che girano con il marchio Alba. Acqualagna non se la fila nessuno, dunque la provenienza è più sicura.
Quest’anno però è andata diversamente, mi sono affacciata da neofita al grande circo mondiale del tartufo bianco d’Alba. Mi sono fermata al rientro dal mio weekend torinese, impreparata ed eccitata come solo i neofiti riescono ad essere.
Ovviamente vado a consultar la Gourmap dei posti dove mangiare il tartufo ad Alba che ha fatto Dissapore l’anno scorso [sì dalla redazione mi tengono una pistola puntata alla tempia, ma lo avrei fatto comunque]
La Piola, il progetto di osteria chic di Crippa, incurante della fiera è chiusa la domenica, per cui la mia meta diventa immediatamente l’Enoclub, l’altro locale segnalato in centro: col c**lo che ho oggi [ho trovato parcheggio in centro] ci sarà sicuramente posto per tutta la famiglia più una carrozzina.Mi infilo tra una bancarella di croccante alla nocciola e una che vende salami e comincio a rendermi conto che anche il bar dell’angolo ha messo fuori i tavoli per dar da mangiare alla gente, fanno tutti piatti tipici: un tajarin al ragù non lo si nega a nessuno, anche se quello che hai davanti è chiaramente un locale che di solito a pranzo sforna i toastoni con la salsa rosa). Non è che non ho mai visto una sagra eh, ma da Alba capitale mondiale del piatto posh, mi aspettavo più stile.
Arrivo all’Enoclub che ovviamente è pieno, non parliamo dei tavoli nella cantina d’epoca sotterranea, ma anche i tavolini sulla piazzetta vista bancarelle sono andati. Quello che ha l’aria di essere il capo cameriere ci dice più o meno di andare via; però vi assicuro che non c’è niente come avere un neonato addormentato e sapere di dover sfruttare ogni secondo di quella pace per darti coraggio.
Il locale, o meglio, i locali
Notiamo infatti dei posti apparecchiati sul bancone, saranno almeno 10 coperti è ancora non c’è nessuno e ci accomodiamo lì seguiti nel giro di dieci minuti da un’altra decina di avventori. A quel punto incrocio lo sguardo del capo cameriere e mi appunto di farmi togliere il malocchio appena rientro a casa.
Siamo accanto alla cucina a vista, a 10 centimetri dall’unico varco a disposizione dei camerieri per portare fuori i piatti. Una specie di table de chef fortuita quanto inconsapevole.
Scopro dal menu che siamo seduti al Caffè Umberto, dopo un momento di vertigine mi spiega un gentile signore seduto al bancone accanto a me che si tratta sempre di Enoclub, ma qui siamo al piano di sopra. Sotto la cucina è gestita da Marco Serra, sopra dal proprietario e chef Luca Boffa, il menu è identico per quanto riguarda il tartufo bianco, simile per gli altri piatti. Il gentile vicino mi dice anche che lui è di Alba e che a suo avviso quello è il posto migliore per mangiare il tartufo in città [tiro un sospiro di sollievo, la mia credibilità è salva].
Poi, con sguardo un po’ lubrico tira fuori un sacchettino di carta e mi mostra guardingo il contenuto: è un tartufo bianco delle dimensioni di una noce, bianco e liscio che ha appena comprato al mercato mondiale. Mi dice che lui lì è di casa e che può portarsi il suo tartufo… io comincio a pensare male dei tartufi di Enoclub che girano in una prosaica ciotola metallica coperti da un canovaccio a scacchi e che sono toccati solo da quelli che mi sembrano la proprietaria e il figlio. Come mai il gentile signore porta il suo?
Menu, prezzi, piatti
Il menu è molto piemontese non solo perché ci sono tutti i greatest hits della piola-tipo: vitello tonnato, salsa russa, battuta di Fassona, acciughe in bagnetto verde, tajarin al ragù (e via discorrendo), ma anche per i prezzi, che stanno tra i 15 e i 20 euro. Salvo i piatti con il tartufo bianco che sono tutti a 40 euro e sono tre: tajarin, uovo al tegamino e battuta di Fassona.
La quantità di tartufo la sceglie il ristorante, niente prezzo al chilo. Immagino che sia una scelta obbligata quando devi servire così tanti coperti, ma non sono sicura che sia la mia scelta preferita.
La mia indefessa propensione alle economie fa due conti: probabilmente visto il costo della materia prima sull’uovo e sui tajarin c’è più tartufo che sulla Fassona. Non è però solo questo che li ordino, secondo me il tartufo funziona davvero bene solo con l’uovo. Mi convinco definitivamente quando anche il mio gentile vicino sceglie i tajarin per il suo prezioso.
Prima delle nostre ordinazioni ci portano un amuse bouche a base di ricotta e salsiccia di Bra, che mi diverte per il fatto che i crostini su cui giacciono è appiccicato al piatto con uno sbuffo di ricotta nascosto sotto: un ossimoro servire una coccola così, pensando che i camerieri porteranno in giro il piatto alla velocità della luce, e che dunque vanno presi accorgimenti contro la forza i gravità.
I tajarin sono effettivamente molto buoni, ma sono molto mantecati, e il burro sa un po’ troppo di formaggio per il tartufo che, anche a detta della proprietaria mentre grattugia, non è ancora entrato pienamente in stagione. Infatti il profumo non è intenso come me lo aspettavo nonostante la generosa grattugiata che mi spetta sul piatto. Quando assaggio l’uovo al tegamino mi convinco ulteriormente della mia idea: quello è il piatto che deve avere la supremazia. Peccato pagare un uovo al tartufo, pur biologico, 40 euro.
Il gentile signore fa precedere i suoi tajarin dalle acciughe in bagnetto verde, io, che ho votato il mio weekend ai grassi, preferisco la degustazione e di formaggi dei piccoli artigiani locali. Mi portano un caprino a pasta molle abbastanza fresco davvero buono, uno più stagionato che ha perso il suo sapore, un Castelmagno e un erborinato che batte tutti gli altri formaggi. Nella ciotola al centro una composta di cotogne, nocciole e forse miele che mangio con il pane, perché il formaggio è migliore da solo.
Nel frattempo mia figlia si è svegliata e ha deciso di vocalizzare tutto il suo sconcerto per non potersi avventare sui piatti dei genitori, così ci tocca fare i turni a tavola mentre uno dei due la porta fuori a dar fiato ai polmoni. Non è esattamente il tipo di pranzo rilassante che mi aspettavo, ma, penso, se mi rimarrà comunque una buona impressione vuol dire che il posto funziona.
Mi è rimasta una buona impressione? In generale sì, ma devo dire che è il risultato del fatto che il servizio, nonostante il cerberismo iniziale, è stato poi impeccabile e sorridente, e che la proprietaria in un eccesso di insincerità è riuscita a farmi i complimenti per quanto fosse buona la mia bambina; infine nel bagno c’era un fasciatoio nuovo e pulito.
Il cibo era buono, ma quel tartufo poco profumato e quella illazione sul fatto che a novembre inoltrato avrei mangiato meglio ha un po’ guastato l’atmosfera.
In totale 110 euro di conto: un tajarin, un uovo, una degustazione di formaggi e un calice di Barbera d’Asti un po’ troppo giovane
Informazioni
Enoclub
Indirizzo: Piazza Michele Ferrero 4, Alba
Sito web: caffeumberto.it/enoclub
Orari di apertura: aperto tutti i giorni a pranzo e a cena; chiuso il lunedì
Tipo di cucina: piemontese tradizionale
Ambiente: elegante, decisamente modaiolo
Servizio: accurato e gentile