Il nuovo Dpcm in vigore da venerdì 6 novembre, divide l’Italia in zona rossa, arancione e gialla, le insegne dei ristoranti che si spengono e restano “accese” in base alle Regioni e ai relativi indici di rischio, creando una confusione se possibile mai vista dall’inizio della pandemia.
È stato lungo il parto del nuovo DPCM firmato nella notte tra il 3 e il 4 novembre da Giuseppe Conte, frutto di un difficile braccio di ferro tra il governo e le Regioni sui lockdown locali. Alla fine l’ha spuntata il presidente del Consiglio, tanto che il presidente della Conferenza delle Regioni e Province autonome, Stefano Bonaccini ha parlato di Regioni esautorate dai loro compiti.
L’Italia, come si prevedeva, sarà divisa dal 5 novembre e fino ad almeno il 3 dicembre in tre diverse aree, a seconda dell’indice dei contagi e delle fasce di rischio: una zona rossa (ad alto rischio), una zona arancione (intermedio) e una zona gialla (con rischio minore). Una convenzione, chiaro, perché nel DPCM non c’è alcun riferimento ai colori. Le zone di quello che qualcuno già definisce “il DPCM a semaforo” verranno divise a seconda dell’indice di contagio Rt sulla base di un coefficiente elaborato su 21 criteri di valutazione.
Zona rossa (Livello 4)
Nelle Regioni “rosse” si entra di fatto in lockdown, con divieto di spostamenti in entrata e in uscita dalla Regione e anche all’interno del territorio stesso (salvo che per comprovate esigenze di lavoro, salute e urgenza). Una Regione entrata in una zona rossa vi rimarrà per un minimo di due settimane, se poi la situazione migliorerà potrà uscirne. Chiusi i negozi al dettaglio, tranne che quelli che vendono generi alimentari, le farmacie, le edicole e i tabaccai. Chiusi anche i mercati non alimentari.
Chiusi tutti i servizi di bar e ristorazione (ad eccezione di servizi di mense e catering continuativi e su base contrattuale), con consegna a domicilio e asporto consentiti fino alle 22, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze. Restano comunque aperte le aree di servizio lungo l’autostrada e i servizi di ristorazione di stazioni e aeroporti. La scuola in presenza sarà consentita solo fino alla prima media, per il resto gli studenti dovranno ripartire con la didattica a distanza.
Rientreranno nella zona rossa:
- Lombardia;
- Piemonte;
- Valle d’Aosta;
- Calabria.
Zona arancione (Livello 3)
Nelle Regioni con uno scenario intermedio saranno vietati gli spostamenti in entrata e uscita dalla Regione (salvo che per comprovate esigenze di lavoro, salute e urgenza), e vietati anche gli spostamenti con mezzi di trasporto pubblici o privati in un comune diverso da quello di residenza, domicilio o abitazione.
Sospensione dei servizi di bar e ristorazione a esclusione delle mense e del catering continuativi e su base contrattuale. Restano consentite la consegna a domicilio e l’asporto fino alle ore 22, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze. Restano comunque aperte le aree di servizio lungo l’autostrada e i servizi di ristorazione di stazioni e aeroporti.
La grande differenza rispetto alle zone rosse (ve lo state chiedendo? Perché noi sì) è la possibilità di muoversi all’interno del proprio comune, e la possibilità per i negozi di rimanere aperti al pubblico.
Rientreranno nella zona arancione:
- Sicilia;
- Puglia.
Zona gialla
In tutte le altre Regioni, quelle a più a basso rischio, la situazione resta più o meno invariata, con in vigore le disposizioni che già conoscevamo dopo il DPCM del 24 ottobre. Ristoranti e bar chiusi alle 18, dunque, con possibilità di fare asporto fino alle 22, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze. Il consumo al tavolo è consentito per un massimo di quattro persone per ogni tavolo, salvo che siano tutti conviventi. Resta consentita senza limiti di orario la ristorazione negli alberghi e nelle altre strutture ricettive limitatamente ai propri clienti. Coprifuoco dalle 22 alle 5. Chiusi nei giorni festivi e prefestivi i centri commerciali ad eccezione di farmacie, negozi di generi alimentari, tabaccai ed edicole.
Disposizioni nazionali
Su tutto il territorio nazionale scatta il coprifuoco dalle 22 fino alle 5 del mattino successivo, ma i bar e i ristoranti potranno restare aperti dalle 5 alle 18, e rimangono consentite consegna a domicilio e asporto fino alle 22, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze. Il consumo al tavolo è consentito per un massimo di quattro persone per ogni tavolo, salvo che siano tutti conviventi. Resta consentita senza limiti di orario la ristorazione negli alberghi e nelle altre strutture ricettive limitatamente ai propri clienti. Restano comunque aperti gli autogrill e i servizi di ristorazione di stazioni e aeroporti. Chi esce negli orari notturni dovrà portare con sé (o comunque firmare) l’autocertificazione che tanto abbiamo avuto modo di conoscere durante il primo lockdown. Chiudono anche mostre, musei e scuole superiori, che continueranno con la didattica a distanza. Chiudono i corner scommesse nei bar e nelle tabaccherie.
Le attività commerciali al dettaglio si svolgono a condizione che sia assicurato, oltre alla distanza interpersonale di almeno un metro, che gli ingressi avvengano in modo dilazionato e che venga impedito di sostare all’interno dei locali più del tempo necessario all’acquisto dei beni.
Nelle giornate festive e prefestive resteranno chiuse le medie e grandi strutture di vendita e i centri commerciali, ad eccezione delle farmacie, punti vendita di generi alimentari, tabacchi ed edicole. Resta fortemente raccomandato a tutti i cittadini, indipendentemente dall’orario, di non spostarsi se non per esigenze lavorative, di studio o per motivi di salute.