Ci siamo: è pronto il nuovo Dpcm 16 gennaio, che regola spostamenti, aperture e chiusure di ristoranti, bar e negozi, e determina le nuove norme di contenimento del Coronavirus che saranno in vigore a partire da domenica 17 gennaio.
Qualcosa, come sempre, già si sapeva, anche se mancava l’ufficialità: di certo c’era, ad esempio, il divieto di spostamento tra le regioni, comprese quelle gialle, determinato con decreto legge fino al 15 febbraio.
Tra le novità già ampiamente annunciate, il mantenimento del sistema “a semaforo” con però la diversità del ricalcolo dei parametri che consentiranno alle regioni di stare in una zona o in un’altra. Così, alla luce di questi nuovi criteri, quasi tutta l’Italia si ritrova in zona arancione, come d’altronde aveva preannunciato il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti.
Ergo, per i ristoranti, il periodo nero continua: resteranno chiusi pressoché ovunque, tranne che in cinque regioni, che sono attualmente in zona gialla (Sardegna, Basilicata, Toscana, Provincia Autonoma di Trento, Molise). La zona arancione e quella rossa, infatti, prevedono la sola possibilità di effettuare consegne a domicilio o ristorazione d’asporto fino alle ore 22.
La zona bianca
A lasciar intravedere uno spiraglio di luce, comunque, c’è la zona bianca: un miraggio di “normalità” in cui le uniche restrizioni imposte saranno il distanziamento sociale e l’uso della mascherina. Ovviamente, nessuna regione si trova in questo momento nella situazione più a basso rischio, visto che per entrare in zona bianca saranno necessarie tre settimane consecutive con un’incidenza sotto i 50 casi ogni 100mila abitanti e un Rt sotto l’1.
Asporto bloccato per i bar
Il timore – fondato – che questa nuova limitazione fosse approvata c’era già da tempo, e così in effetti è stato. I bar non potranno più fare asporto dopo le ore 18. Questo per evitare la creazione di aperitivi improvvisati per strada, con conseguenti assembramenti. In realtà, il motivo di questa ulteriore stretta è evidentemente l’impossibilità (o l’incapacità) delle forze pubbliche di controllare chi mantiene il rispetto delle regole (che già impongono il divieto di consumare gli acquisti d’asporto nei pressi del locale, vale la pena ricordarlo) e chi invece no.
Così, “i soggetti che svolgono come attività prevalente una di quelle identificate dai codici ATECO 56.3 e 47.25” (rispettivamente “bar e altri esercizi simili senza cucina” e “Commercio al dettaglio di bevande”) non potranno vendere neanche da asporto dopo le 18. Il divieto, dunque, riguarda anche le enoteche, ma non i supermercati, solo per fare un esempio, o i ristoranti: se voglio comprare una bottiglia da asporto da loro, posso farlo, con le stesse identiche finalità con cui prima lo facevo in un bar.
Ristoranti chiusi un po’ ovunque
In tutte le regioni arancioni o rosse, come già accadeva prima, bar e ristoranti come dicevamo restano chiusi, con la differenza che, con i nuovi parametri, quasi tutta l’Italia si trova in questa situazione. Le poche regioni rimanenti in zona gialla, invece, potranno tenere aperti gli esercizi gastronomici fino alle ore 19, con la regola di massimo quattro persone per tavolo. “Resta consentita senza limiti di orario la ristorazione negli alberghi e in altre strutture ricettive limitatamente ai propri clienti, che siano ivi alloggiati” e “continuano a essere consentite le attività delle mense e del catering continuativo su base contrattuale”.
Gli inviti a cena a casa propria
Quella di non ospitare persone diverse dai conviventi nelle proprie abitazioni private continua a essere da pare del Governo una “forte raccomandazione”, e non potrebbe essere altrimenti. Per il resto, nelle regioni in fascia gialla “lo spostamento verso una sola abitazione privata abitata è consentito, nell’ambito del territorio comunale, una volta al giorno, in un arco temporale compreso fra le 5 e le 22, e nei limiti di due persone ulteriori rispetto a quelle ivi già conviventi, oltre ai minori di anni 14 sui quali tali persone esercitino la potestà genitoriale e alle persone disabili o non autosufficienti conviventi”.
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