Dove mangiare a Milano la domenica a pranzo: guida di sopravvivenza per gourmettari spazientiti

Nonostante la proposta infinita, trovare il posto giusto dove godersi il pranzo della domenica a Milano può essere faticoso: ci ringrazierete lunedì.

Dove mangiare a Milano la domenica a pranzo: guida di sopravvivenza per gourmettari spazientiti

Se anche voi siete i gourmettari della compagnia avrete senz’altro vissuto la mia stessa esperienza: messaggi periodici di parenti, amici -e ogni tanto opportunisti personaggi con cui avete avuto a malapena contatti dal vivo- che vi considerano alla stregua di un incrocio tra la Michelin e le Pagine Gialle, in cerca del posto giusto per pranzi, cene e aperitivi. Pur cavandomela dignitosamente in questo poco lusinghiero ruolo, c’è una richiesta che mi mette particolarmente in difficoltà: il pranzo della domenica a Milano.

Buona parte dei miei locali di riferimento lo saltano bellamente e, con le revisioni dovute alla crisi delle vocazioni del personale della ristorazione, il quadro è di molto peggiorato. Eccovi quindi cinque indirizzi, per tutte le esigenze e tutte le tasche.

Pan

pan sala

Nato come laboratorio per produrre lo shokupan, il vaporoso pane in cassetta al latte giapponese, per l’insegna ammiraglia Bentoteca e la sua costola street food Katsusanderia, Pan è poi diventato a sua volta un locale a tutti gli effetti, con una proposta di caffetteria e bakery semplice ma molto curata, che vede nell’arte bianca un modo di raccontare le varie culture che qui si incontrano.

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Vi salverà la domenica con il suo brunch, disponibile tutti i weekend in una pigra fascia oraria dalle 11,30 alle 15,30, con tutti classici che ci si aspetta, incluso un club sandwich da lacrime e quello shoku-toast con senape e Comté che ha contribuito alla recente riscoperta milanese del (non più) umile toast.

Confine

confine calzone

Se una pizza può sembrarvi troppo irrituale per un pranzo di domenica, un po’ di ragione potreste averla, ma il menù degustazione di confine è davvero un’altra cosa. Al netto dei vari riconoscimenti, che non si sono fatti attendere, la creatura di Francesco Capece e Mario Ventura -il primo al forno, il secondo alla cantina- porta avanti un personalissimo concetto di pizza, che si esprime in un’ossessione per la cotture millimetriche e al rapporto simbiotico tra impasti e farciture, ben più ricercato che in una pizzeria tradizionale ma a cui il concetto di cucina su carboidrato delle cosiddette “gourmet” sta decisamente stretto. A 45€, il loro menu degustazione di sei passaggi è una delle esperienze gastronomiche da fare adesso a Milano, e con urgenza. Ecco, non vi salverà la domenica se vi svegliate all’ultimo momento, per prenotare nel weekend ci vuole un po’ di anticipo.

Trattoria della Gloria

gloria minestrone

La domenica italiana è una cosa seria, lo sappiamo. Se per voi colazione e pranzo sono due unità totalmente distinte di cui non esiste crasi, men che meno in inglese, a due passi dal Naviglio Pavese c’è la Trattoria della Gloria. Da non confondere con Gloria Osteria in corso Vercelli, progetto che ne è, ironicamente, l’assoluto opposto e nemesi.

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Qui troverete Tommaso Melilli, cuoco colto e pensante, che della scoperta e riflessione sull’identità dell’osteria italiana ha fatto un genere letterario, che propone un menu all’insegna di un apparente understatement ma che all’assaggio tradisce grande tecnica e profondità: d’altronde aveva già dimostrato mano illuminata anche con la cucina Hare Krishna al Contrada della fugace gestione Longoni. Pochi piatti, con risotto giallo e minestrone (declinato secondo stagione) sempre presenti: non perdetevi “il ripieno dei tortelli di zucca” e le Patate Gloria.

Silvano Vini e Cibi al Banco

silvano people

Aperto da poco più di un anno, quella di Silvano (“non valevole ciccioli”, l’ispirazione del nome si deve a Jannacci) è già una storia di successo, dimostrando una volta di più, se ce ne fosse bisogno, la sensibilità di Cesare Battisti nei confronti del pubblico meneghino, collezionando, dopo Ratanà, il suo pastificio e il bistrot vegetale (ma non vegetariano) Remulass, la quarta insegna della famiglia. In una Milano in cui l’eccesso di “enoteche con bancone e piccola cucina” sta ormai suscitando ilarità e inflazione, qui questa formula è interpretata in maniera perfetta. Vivacissima selezione di vini, cucina senza fuoco (ma con forno), grandi materie prime e preparazioni classiche e ispirate. Se la domenica preferite una cosa meno impegnativa dirigetevi qui.

Motelombroso

motelombroso bar

Quello che ora è un “motel”, calzante concetto di luogo in cui concedersi qualche ora di piacere, fu una casa cantoniera, in cui risiedeva il custode che doveva occuparsi di monitorare i livelli del Naviglio Pavese. Ora le sue stanze sono rifugio per chi cerca rifugio dalla frenesia milanese e cerca un godimento intellettuale, che verrà saziato dall’approccio olistico all’arte, al design e -quello che ci compete- al cibo e al vino.

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Ci voleva Nicola Bonora, chef sardo autore di una cucina libera e di rara intelligenza, per proporre una linea gastronomica coerente col progetto. Due i percorsi degustazione, “alla cieca” da 7 o 9 portate (95 o 115 euro) e l’interessante “Habitat”, in cui ogni mese un solo ingrediente è declinato in tutto un menù. Una varietà infinita di tecniche, brace, caccia, e influenze da tutto il mondo, per chi cerca un pranzo della domenica per epicurei a tutto tondo.