AdnKronos ha tracciato (non online) la mappa gialloverde dei ristoranti romani.
Non senza difficoltà, vista la mancanza di un vero punto di riferimento, come ai tempi della seconda Repubblica era il ristorante “I due Ladroni” in piazza Nicosia, a pochi passi da Piazza Navona e dal Lungotevere. Il cui rassicurante slogan è “lasciati avvolgere dalla tradizione romana”.
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Ma almeno sulla scelta dei posti dove incontrarsi la maggioranza, divisa da manovra, pensioni e decreto sicurezza, sembra andare d’amore e d’accordo. A unire i litigiosi partner di governo è il profilo dei locali preferito da Lega e M5S, meno raffinato rispetto al passato: locali alla mano, a prezzi accessibili, nel centro storico, vicino ai luoghi della politica.
L’attrazione per la cucina romanesca si alterna al richiamo di quella giapponese, a iniziare dal sushi di «Daruma», in piazza Parlamento, rapido, pratico, essenziale nell’arredo, decisamente modaiolo. E con i piatti preparati dal giudice di Masterchef, Bruno Barbieri.
L’«Arancio d’oro», dietro Piazza di Spagna, è il ristorante in cui martedì scorso il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha incontrato i due vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio.
Un posto semplice che si presenta così: “Oltre al vasto menù ristorante, con sfiziosi antipasti, ottimi primi, gustosi secondi di carne e di pesce e contorni, Arancio D’oro è anche una pizzeria con forno a legna”. Tanto basta, per quella che è già stata descritta come la “succursale del Parlamento”.
E comunque, l’altra sera, mentre i camerieri portavano al tavolo filetto con i broccoletti ripassati e grigliata di calamari, i commensali discutevano animatamente di come evitare la procedura di infrazione Ue.
Nelle preferenze dei tre leader c’è anche «Sabatino alle cave di Sant’Ignazio», in zona Pantheon, capiente trattoria in una delle piazze barocche più belle della città, con la chiesa di S. Ignazio da Loyola a fare da sfondo. Fontana di Trevi, il Pantheon e Pizza Colonna sono a due passi.
A fine ottobre, proprio nel locale gestito dalle sorelle Pantalone erano state decise le nomine Rai.
«Pastation», in piazza Campo Marzio, creatura tra gli altri del figlio del leader di Ala, Denis Verdini, con spin-off a Firenze e Londra, è invece una new entry, frequentata in particolare dai parlamentari M5S.
Più classici i gusti dei leghisti, ormai ben ambientati nella capitale, che subiscono il fascino di piazza delle Coppelle, dove frequentano i raffinati interni di Casa Coppelle, senza nascondere l’amore per la fassona, carne di razza piemontese di «Maxela», in via delle Coppelle. Benché i duri e puri del partito di Salvini seguano il richiamo della carne alla grigia di «Laganà», in via dell’Orso.
Altro nome nuovo nelle preferenze dei politici, in questo caso di Luigi Di Maio –habitué a pranzo– è «Maccheroni», cucina romana Doc tra piazza Navona e piazza del Pantheon.
Di recente i cronisti parlamentari lo hanno intercettato anche in un piccolo ristorante wine-bar alla moda di via Lucina, da «Coso»– nonostante la vicinanza con la sede nazionale di Forza Italia.
Più maturi i gusti dei senatori pentastellati che frequentano posti come «Retrobottega» e l’«Osteria del Sostegno» in piazza Capranica, 100 metri da Montecitorio, ribattezzata la “terza camera culinaria”.
Niente a che vedere, comunque, con le frequentazioni da veri intenditori dei politici dem.
L’ex ministro Piero Fassino è rimasto un affezionato cliente del glorioso «Fortunato» al Pantheon. Tra gli uomini del Pd che amano il pesce spopola il «San Lorenzo», in via dei Chiavari, mentre l’ex premier Matteo Renzi esce poco ma è stato visto da «Roscioli», la salumeria gourmet in via dei Giubbonari gestita da Alessandro Roscioli.
[Crediti | AdnKronos]