Remare contro, letteralmente, un sistema di consegne a domicilio che non aiuta certo i ristoranti nel difficile momento che stanno attraversando, offrendo un servizio di delivery “pro bono” a Venezia, città particolarmente colpita da queste (e altre) circostanze negative. È la storia di Cocai Express, che vi raccontiamo oggi.
Tra le città che, in termini di ristorazione, stanno pagando il prezzo più alto per il Coronavirus, Venezia è una delle più colpite. Dopo l’acqua alta del novembre 2019, sperando in una ripresa nel 2020, si è invece vista piegata dall’emergenza sanitaria che ha di fatto azzerato l’unica fonte di reddito cittadina, il turismo, di cui il comparto ristorativo è appendice. Da settimane si fa un gran parlare della crisi come di un’opportunità preziosa per ridisegnare il futuro della città, per riconsegnarla ai suoi abitanti e renderne la “fruizione turistica” sostenibile. Così, se da una parte la politica, la cultura e l’economia ipotizzano modelli e disegnano scenari ideali, dall’altra la crisi ha fatto emergere i difetti storici del comparto della ristorazione cittadina, un egoismo strisciante e un’incapacità di ragionare in modo compatto e unito, visto che, grazie ai turisti, ognuno in passato aveva sempre garantito il suo guadagno.
Si profilerebbe uno stallo, se non ci fosse qualcuno che silenziosamente, senza chiedere nulla in cambio, in un paio di mesi è riuscito a creare una rete organizzata per consentire ai ristoranti di continuare a lavorare anche in un momento di crisi e ai clienti di continuare a godere di pranzi e cene.
Per questioni principalmente logistiche, Venezia non è città attrezzata per il delivery: se la terraferma ha iniziato quasi subito, la città lagunare si è ritrovata spiazzata. La spinta a reagire e il merito di aver dato vita ad un sistema organizzato e virtuoso si devono a Cocai Express, delivery tutto veneziano. Partiamo dal nome: cocai, in dialetto, significa gabbiani (cocal, gabbiano, singolare). Non confondeteli tuttavia con gli esemplari che predano in modo aggressivo i turisti piombando come falchi su tramezzini i cicchetti; i cocai sono piccoli e gentili, in genere ritratti nelle cartoline appollaiati sopra le paline davanti a Piazza San Marco.
E ora i dettagli: Cocai Express nasce da un’idea di quattro amici, Guglielmo Zanini (un passato da rugbysta professionista, poi passato al lavoro nel turismo), Giovanni Torcellan (alle spalle diverse esperienze nel mondo del food&beverager), Stefano Majocco (forte di un lavoro dell’e-commerce, con parentesi in Amazon) e Tommaso Ramadoro (laurea in matematica pura e un master in matematica finanziaria).
Li abbiamo intervistati e ci siamo fatti raccontare come, di fatto, un gruppo di “amici veri” (!) con passioni e interessi comuni, e con una propensione al mondo digitale, sia riuscito in poche settimane a garantire ad una città assolutamente impreparata, un servizio indispensabile, capillare e – precisiamolo – assolutamente gratuito. Trasformando prima ancora che economicamente, anche culturalmente, il volto e l’anima della città.
“L’idea di fare qualcosa per renderci utili era nata già a novembre, dopo l’acqua alta. Avevamo già ipotizzato il delivery, ma le peculiarità di Venezia avrebbero reso tutto più complicato alle grandi aziende. L’idea è rimasta tale fino al Covid: complice un rallentamento delle nostre vite lavorative e la voglia di fare qualcosa per la città, dati i contatti personali con qualche ristoratore, abbiamo creato una pagina Facebook, mettendoci a disposizione. Nel giro di una notte avevamo già raccolto adesioni e richieste con una buona risposta anche da parte dei clienti. Abbiamo iniziato con un paio di locali: i primi problemi sono stati quelli di trovare l’attrezzatura e di poter garantire consegne in totale rispetto di sicurezza e norme igieniche”
Come funziona Cocai Express?
Il servizio di delivery viene gestito attraverso la pagina Facebook: per ogni ristoratore che contatta Cocai viene “creato” un pulsante corrispondete (con logo di riconoscimento). Il cliente seleziona l’attività dalla pagina principale, scegliendo menu, prodotti, giorno e orario di consegna e aggiungendo informazioni di servizio (indirizzo e telefono). “In alcuni casi abbiamo anche aiutato i ristoratori ad esporre al meglio menu e piatti: non tutti sono attrezzati con loghi e foto professionali”, ci raccontano i quattro. Il ristoratore non paga per la consegna, i Cocai non prendono alcuna commissione (giusto per fare un confronto: Glovo prende il 30% e la consegna gratuita è garantita solo previo esborso di una quota fissa al mese), il cliente paga quanto previsto.
Non ci fosse la fatica delle consegne a piedi, i ponti e l’impegno di far arrivare il pasto caldo e fumante, sembrerebbe una bella favola.
“Da subito abbiamo sentito la responsabilità di dover garantire un livello che fosse rispettoso della qualità, del ristoratore e del cliente e da subito abbiamo studiato logistica, percorsi, operatività. La consegna avviene senza entrare in casa: abbiamo borsa termica, guanti e mascherina, esattamente come i rider. All’inizio eravamo in 4, ora siamo una ventina di volontari che consegnano in tutta la città e coprono 18 ristoranti”.
L’adesione è stata tale da non limitarsi ai soli ristoranti: il servizio è ora esteso anche a molti negozi di frutta e verdura, pescivendoli di Rialto e macellai. Ovviamente si è resa necessaria una riorganizzazione del gruppo, adattandosi alle richieste e al numero crescente di contatti e soprattutto alla dislocazione cittadina.
Il futuro
Proprio in virtù dell’ottimo riscontro e – contemporaneamente – in attesa di capire come, e se, i ristoratori riapriranno, per Cocai Express si è resa necessaria una riflessione. “Siamo molto contenti della risposta, che tuttavia come volontariato, ha i suoi limiti. Vorremmo che questa iniziativa potesse dare vita ad un circolo virtuoso per i consumatori, per i ristoratori e per gli stessi veneziani. Stiamo pensando di trasformare Cocai in un’attività che possa dare lavoro, creando così un sistema di delivery tutto veneziano a misura di questa città, con tanto di app e barche per le consegne. Una delle condizioni che ci siamo posti, se dovessimo strutturarci in modo professionale, è in ogni caso quella di rispettare la città: le barche quindi, solo se non ci sono altri modi di muoverci e se non interferiscono con il trasporto normale e ovviamente se non inquinano. Stiamo pensando per esempio alle barche a remi. Vediamo come andrà”.
I rider a remi potrebbero segnare la ripartenza di Venezia.