Cosa cucinerà Massimo Bottura al G7 e cosa dovrebbe cucinare per entrare per sempre nella storia

Abbiamo letto il menu di Massimo Bottura al G7, constatando che ci sembra ci sia un grande assente: il suo costante ed encomiabile impegno sociale.

Cosa cucinerà Massimo Bottura al G7 e cosa dovrebbe cucinare per entrare per sempre nella storia

Massimo Bottura sarà il grande protagonista gastronomico del G7, il summit dei sette grandi del mondo che riunisce Italia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America. I rappresentanti politici dei sette Paesi partecipanti al vertice, insieme al Presidente del Consiglio Europeo e al Presidente dell’Unione Europea, si sono appena ritrovati in quello splendido posto che è Borgo Egnazia, un borgo finto ma incredibilmente verosimile costruito a Fasano, in Puglia. Un resort extralusso (che ha visto tra i suoi clienti Madonna, Justin Timberlake e Jessica Biel, David e Victoria Beckham, solo per fare alcuni nomi) che fa impazzire le star per quell’idea di Dolce Vita italiana d’un tempo che riesce a trasmettere.

Il Paese ospitante – l’Italia, ovviamente – ha l’occasione non solo di intessere relazioni diplomatiche, ma anche di mostrare le sue eccellenze, anche in campo enogastronomico. Certo, forse tra Nutella personalizzata e vini di Bruno Vespa qualcosa di meglio si poteva anche fare, ma su una cosa il governo Meloni non ha voluto fare errori, chiamando a cucinare l’indiscusso numero uno della ristorazione italiana, Mr. Massimo Bottura.

Cosa cucinerà Massimo Bottura per il G7

G7-Family-Photo-ph.-Massimiliano-De-Giorgi-

Lo chef dell’Osteria Francescana sarà l’autore della cena inaugurale del G7 presso il Castello Svevo di Brindisi, questa sera, e non ha mancato (giustamente) di farci sapere via social la sua eccitazione nel portare ai grandi del mondo il suo menu “Come to Italy With Me”.

Il menu prevede diverse portate, come ci si aspetta dalla mano di un tre stelle Michelin (nonché uno dei migliori chef al mondo): si parte con lo scorfano con pomodorini secchi ed erbe aromatiche, per poi passare ai tortelli ripieni di gallinella con julienne di pesce serra affumicato. Poi filetto di dentice alle mandorle di Toritto, e come dessert una crema di burrata di Andria con crumble di tarallo dolce e ciliegie Ferrovia (varietà originaria delle Murge), accompagnata da amaro Carduus di Brindisi e caffè Fadi.

Una cena luculliana, che effettivamente accende la luce sulle grandi eccellenze gastronomiche italiane, con materie prime locali e la maestria del nostro chef più rappresentativo, soprattutto nei confronti di un pubblico internazionale. Dunque viva sempre Massimo Bottura. Eppure, nella nostra fantasia, le cose potevano anche andare diversamente.

Cosa ci piacerebbe che cucinasse Massimo Bottura per il G7

il pane è oro massimo bottura

Immaginiamo la scena: il più grande cuoco d’Italia ha l’occasione di parlare ai sette Paesi più “importanti” del mondo attraverso la sua cucina. Cosa potrebbe dire loro? Che l’Italia è una nazione buonissima, certo. Piena di prodotti meravigliosi e di una maestria che pesca da una grande tradizione culinaria, ovvio.

Eppure, forse, Massimo Bottura avrebbe potuto osare di più, entrando per sempre nel mito, e diventando il più figo degli chef. Come?

Portando nei piatti il suo grande impegno sociale, ad esempio. Ad esempio, è nota la sua attenzione alla lotta agli sprechi alimentari, di cui si è fatto portavoce in più di un’occasione. Perché dunque non porre, attraverso un piatto meraviglioso, l’attenzione su quel tema, facendo sì che la gastronomia non sia solo protagonista di una cena, ma pure di un dibattito costruttivo. Sarebbe bastato, in fondo, portare il suo dolce “pane è oro” (creato per sostenere l’associazione no-profit Food For Soul a combattere contro lo spreco alimentare nel mondo): un piatto che parla di riutilizzo, di materie prime povere, di attenzione al prodotto più semplice che diventa il più nobile.

O ancora, magari (e qui siamo nel campo della fantasia più totale) un piatto provocatorio, fatto di rifiuti alimentari che si fanno cibo. Stiamo divagando, forse, ma ci sembra che manchi un po’ il messaggio, e che questa, per lo chef che ha inventato i Refettori in giro per il mondo, sia un po’ un’occasione sprecata.

Dopodiché capiamo perfettamente che il dovere è dovere, e che si può scherzare poco al G7. Lo spazio di manovra di Bottura sarà stato minimo, con un menu preventivamente concordato e definito, e sicuramente volto solo a elogiare la grandiosità della cucina italiana. Eppure, noi avremmo voluto tanto sognare, ed eleggere il nostro personalissimo mito della ristorazione italiana, il rivoluzionario dell’alta gastronomia.