Il messaggio è sempre quello, “riqualificare” aree urbane in disuso trasformandole in luoghi attraenti, altamente desiderabili, per i quali cittadini, turisti e passeggeri siano disposti a fermarsi, spendere, addirittura cambiare meta, per la spesa o per il pranzo. Nel caso specifico di Mercato Centrale Milano, la nuova food hall meneghina inaugurata or ora, nella tarda mattinata di giovedì 2 settembre, ci troviamo all’interno dello scalo ferroviario di piazza Duca d’Aosta, dove quelli che, sottolinea il patron Umberto Montano, erano “100 bugigattoli, piccoli uffici inutilizzati”, ora sono ristorantini, vetrine di tartellette scintillanti, steet food patinati.
L’ottimismo impera alla presentazione dedicata alla stampa, nonostante e forse proprio in virtù dei 15 mesi di attesa per il taglio del nastro: “Tutti gli artigiani che abbiamo coinvolto nell’era pre-Covid sono qui”.
Il paragone con gli altri Mercato Centrale è immediato, vuoi anche per la presenza tra le autorità della sindaca di Torino Chiara Appendino (che si dice entusiasta della food hall inaugurata pre-covid a Porta Palazzo, “periferia esistenziale”, in centro città e ciononostante problematica), oltre a un super-ottimista Giuseppe Sala e al presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana: a una prima rapida occhiata, il nuovo polo gastronomico sembra inserirsi particolarmente bene nell’ambiente circostante, lunghi dalle scenografie artificiose che spesso caratterizzano le megastrutture di questo tipo. I due piani di Mercato Centrale Milano, distribuiti su 4.500 metri quadri per 29 “botteghe” sono dominati dal ferro e dal cemento, dal legno di castagno e dai LED che suggeriscono nell’immediato i riferimenti alimentari. Escludendo la sede di Firenze, la prima aperta e senza dubbio la più bella e ben integrata nella città, siamo forse di fronte al Mercato Centrale più riuscito, quantomeno allo sguardo. È più gradevole, per esempio, rispetto a Roma, che come in questo caso si trova su un lato della stazione ferroviaria centrale. E pure i nomi dei cuochi e degli imprenditori del cibo coinvolti sono più notevoli del solito.
Imperdibili, per chi di voi ci andrà, la pizza di Crosta e la bottega del pane di Davide Longoni, che per Mercato Centrale propone lo sfilatino fatto con i grani fatti in loco (davvero, arriva dal suo campo di farro e segale meneghino) e si cimenta per la prima volta con la pizza in teglia, oltre a piazzare in vetrina il panettone il 2 settembre. Le empanadas di Matias Perdomo si fanno apprezzare parecchio e stupisce positivamente il bbq all’americana di Joe Bastianich.
La buonissima gelateria artigianale torinese Mara dei Boschi si presenta con la sua formula al completo, dal gianduiotto al laboratorio di gelato a vista (una novità per Mercato Centrale) e il re dei ravioli cinesi Agie Zhou porta in stazione il suo cavallo di battaglia.
Sul fronte delle bevande le proposte rilevanti sono due: il format “offline” di Tannico, che si concentra perlopiù sui vini naturali, con un bellissimo angolo enoteca, e il cocktail bar di Flavio Angiolillo, piccolo corner dai distillati selezionatissimi per cui il Mercato vale una visita serale.