Tra le tante cose che si possono comprare con dieci euro in Spagna, da qualche tempo c’è anche il panino in edizione limitata firmato dal super chef Dabiz Muñoz per Burger King. La premessa è tutt’altro che casuale: la Spagna, per noi Italiani, rappresenta uno di quei pochi paesi europei dove ancora il costo della vita è generalmente più basso e – esclusi alcuni luoghi molto turistici – si possono fare delle vacanze relativamente economiche.
Per dire, in Spagna cenare fuori può costarti 1 euro e 50, se ti accontenti di mangiare un pan y tomate (parlo a ragion veduta, mio figlio in Costa Brava non mangia altro, e io non mi sogno nemmeno di cucinare per lui dopo la spiaggia), o qualcosa di più se vuoi mangiare una tortilla. Il Paese che domina la classifica dei migliori ristoranti al mondo (con il Disfrutar di Barcellona, primo nella The World’s 50 Best 2024), quello a cui tutto il mondo della gastronomia internazionale guarda da un bel po’ di tempo a questa parte, è anche quello in cui si può serenamente mangiare al ristorante con 15 euro a testa, 25 se si sceglie di mangiare pesce sul mare. Ed è in questo contesto che il quarto chef migliore del mondo, il rock – punk – pop (non nel prezzo, certo, ma nell’indole) Dabiz Munoz, ha deciso di firmare un panino per Burger King.
Dabiz Munoz per Burger King: scelta pop o azzardata?
Prima di assaggiare il panino stellato di Burger King, e dopo essere stata martellata di cartelloni pubblicitari di cui sembra essere tappezzata l’intera Spagna, mi sono chiesta cosa sarebbe successo se in Italia quel panino fosse stato firmato da Massimo Bottura, o da Enrico Crippa. Immaginiamo che sarebbe stato un piccolo scandalo gastronomico, in effetti. Non il primo né l’ultimo, a dire il vero, ma comunque una capace di far parlare per settimane il nostro piccolo mondo. Ma come, uno degli chef più celebri del mondo, uno al cui cospetto una cena costa diverse centinaia di euro, presta la sua firma a un panino da fast food?
Non sappiamo come il panorama gastrofighetto spagnolo abbia preso l’operazione Munoz-Burger King, ma siamo certi che qualche perplessità l’abbia suscitata. In fondo, il Diverxo di Dabiz Munoz è uno dei ristoranti più ricercati, spettacolari e anche dispendiosi dell’intera Spagna. Un luogo dove si fa sperimentazione, dove si provoca attraverso il cibo, dove si mostra e dimostra quanto gli ingredienti siano capaci di stupire, di shockare e, alla fine, di divertire. Munoz in realtà non è nuovo a operazioni più pop, che avvicinano il suo personaggio (per popolarità paragonabile un po’ al nostro Cannavacciuolo, tanto per capirci, complice anche il legame con una celebrità televisiva spagnola) a un pubblico più ampio.
Con l’operazione Burger King, però, Munoz esplora un territorio totalmente nuovo, scegliendo di firmare un panino prodotto in serie e pensato per essere consumato su vassoi di plastica in ambienti che sono da sempre uguali a se stessi ovunque nel mondo.
Il risultato è, probabilmente, esattamente quello che ci si immaginerebbe, nulla di più, nulla di meno.
Dabiz Munoz x Burger King: prova d’assaggio
Il panino “King Dabiz” viene presentato come “edonismo puro”. La ricetta, a dirla tutta, sembra golosissima. Al classico pane da hamburger viene sostituito un pan croissant, in modo da farne una sorta di brioche ripiena: decisamente non male come idea. Il ripieno – disponibile nelle due versioni, al pollo e con hamburger di Angus – è fatto con salsa tartara speciale dello chef, chutney di pomodoro, bacon, sottaceti, cheddar stagionato. Un panino “Muy loco”, dice Burger King.
Decidiamo di provarli in entrambe le versioni, quella al pollo e quella al manzo. La prima cosa che ci stupisce, da non frequentatori di fast food, è il prezzo. Non soltanto il costo in assoluto del panino, che è notevole (paghiamo la bellezza di 10.45 euro a panino), ma anche la differenza di prezzo con il menu: aggiungendo patatine e bibita avremmo speso infatti solo un paio di euro in più rispetto a quanto abbiamo speso per il panino singolo. Un grande classico dei fast food, a dire il vero, che però non smette di lasciarci perplessi.
Ma torniamo ai 10 euro e 45 spesi per ciascuno panino firmato da King Dabiz. Una cifra importante per un panino, sia in assoluto che in relazione al resto del menu di Burger King, dove il panino più semplice costa appena due euro. Senza fare paragoni fuori luogo, citiamo solo la pizza di Carlo Cracco in Galleria Vittorio Emanuele a Milano, che qualche anno fa fece scandalo per i suoi 22 euro. Qui in Spagna, da Burger King, spendiamo la stessa cifra per due panini serviti in una scatola di cartone su un vassoio di plastica.
Aprendo gli involucri, l’effetto del pan croissant fa la sua parte: i panini sembrano più interessanti del solito. L’interno, però, è piuttosto ordinario, del tutto simile ai classici panini da fast food.
Già alla vista si nota che la salsa tartara (che pure non è male) è scarsa, e non basterà a condire l’intero panino, che infatti risulta parecchio asciutto al morso. Eppure ci si sarebbe aspettati una sensazione burrosa dal pan croissant scelto dallo chef, ma la spinta di morbidezza e pienezza di questo tipo di pane è, in questo caso, abbastanza sotto tono (con una variabile che vede migliore per aspetto, cottura e gusto il pane del panino al pollo rispetto a quello con l’hamburger).
Nella versione al pollo la fetta di Cheddar non si è sciolta, ed è rimasta rigida come tirata fuori da poco dal frigo. Un po’ meglio va nel formaggio messo nel panino all’Angus, che almeno si è sciolto, anche se il gusto di questa fetta di cheddar stagionato risulta forte e coprente sul resto degli ingredienti. Alla fine, soprattutto nella versione in cui il cheddar non si è sciolto, quel che rimane in bocca è solo il gusto di formaggio.
Il risultato finale, più che deludente, ci sembra che sia non particolarmente esaltante: il panino di King Dabiz non è poi così diverso da un classico panino di Burger King, come gusto e come soddisfazione. Forse, come suggerisce mia figlia di nove anni, si poteva giocare un po’ di più sugli ingredienti: “mamma, a me è sembrato un panino normale. E poi, se lui è quello chef dove avete mangiato tutte quelle cose strane, non sarebbe stato più sensato fargli firmare un panino con qualcuno dei suoi ingredienti particolari?”. La voce dell’innocenza ha parlato.