Caffè e Green Pass: quanto stanno incidendo le limitazioni ai non vaccinati sugli introiti dell’Ho.Re.Ca.? Chi lo sa. Ma soprattutto: ci importa davvero? Perché a ben guardare, Green Pass a parte, ci sono parecchi altri motivi per cui abbiamo smesso di prendere il caffè al bar in queste settimane, ed è forse di quelli che dovremmo preoccuparci.
Non è così per Epat e Ascom, che hanno svolto un’indagine a Torino e Provincia, e hanno calcolato che le mancate consumazioni nei bar e ristoranti ammontano a 1.150.000 euro al giorno. Per colpa del Green Pass. O meglio, del fatto che chi non ce l’ha ora non può neanche andarsi a prendere un caffettino la mattina. “Le prospettive economiche dei pubblici esercizi, già non rosee per il primo scorcio del 2022 tra aumento dei prezzi delle materie prime e delle tariffe e le conseguenze dell’inflazione – spiega Alessandro Mautino, presidente dell’Epat Torino alla Stampa locale – scontano l’ulteriore riduzione d’incassi per coloro che non potranno più consumare, perché non vaccinati e forse per mancanza di turisti”. Forse, ecco.
Forse la colpa è del Green Pass, forse di chi non ce l’ha: basta leggere il titolo del Corriere della Sera Torino (“Torino, chi è senza green pass fa perdere a bar e ristoranti più di 1 milione di euro al giorno”) per capire quanto un dato possa essere letto con prospettive diverse.
Prospettive che però, forse, si dovrebbero allargare ancora un po’. Perché se il problema è evidente – meno consumi – le motivazioni sono probabilmente tante, e non hanno (solo) a che fare con i limiti imposti dal Green Pass. Se a Torino mancano più di un milione di euro di caffè venduti al giorno, a noi vengono in mente un sacco di motivazioni.
1) Il lockdown di fatto
Non so se ve ne siete accorti, ma siamo tutti chiusi in casa. Chi in quarantena, chi col Covid. Ieri, 13 gennaio, erano 2.304.202 i positivi in isolamento domiciliare in Italia. Loro, più i loro conviventi, più chi ha avuto contatti stretti con loro nei giorni precedenti alla scoperta della positività. Fatevi un po’ i conti voi, e vedete se non fa qualche milione di caffè al bar in meno.
2) La paura di Omicron
Chi non è ancora quarantenato, è mediamente terrorizzato all’idea di finirci. Omicron farà forse meno paura per i suoi effetti sulla salute, ma non per quelli sulle conseguenze pratiche e logistiche della malattia. Quindi, in un momento come questo, è plausibile che un’altra fetta di potenziali consumatori scelga di farsi la moka a casa anziché andare al bar.
3) L’a-socialità
Una tazzina di caffè al bar senza qualcuno con cui condividerla è solo un contenitore di liquido nero, amarognolo ed energizzante. Sembra una frase dei Baci Perugina, ma è un campanello d’allarme: al bar e al ristorante si va in compagnia, e se la socialità è frenata dalla pandemia, le occasioni per uscire si riducono.
4) I costi
I costi del caffè sono aumentati. Il prezzo della materia prima cresce da un po’, e iniziano a vedersi le conseguenze sulla tazzina al bar, che ha ampiamente sforato la soglia psicologica dell’euro. Non un problema per chi, come noi, pagava volentieri abbondantemente di più per uno specialty coffee, ma certamente un elemento respingente per il consumatore medio, che si dovrà abituare a sborsare un po’ di più per la sua consumazione quotidiana al bar.
5) Il turismo
Ah, già, i turisti. L’impatto della mancanza di visitatori sulle imprese dell’ospitalità è ancora tutto da calcolare. Nel 2021, in Italia, si sono registrate 120 milioni di presenze in meno (dati Confcommercio). E forse qualche caffè in meno lo giustificano anche loro.
Ecco: sommiamo tutti questi fattori, e improvvisamente si scopre che l’ultimo (o quantomeno non il primo) dei problemi di bar e ristoranti è il mancato introito di chi non ha il Green Pass. Perché se si vogliono davvero affrontare (e arginare) i problemi, è dalla base che bisogna partire, ovvero dal capire bene quali sono.