C’è stato un momento in cui nella nostra vita non c’erano i rider. Se volevi una pizza te la andavi a prendere, oppure in pochissimi casi te la portava a casa un ragazzino in motorino, che era magari il figlio del proprietario della pizzeria, o più spesso uno studentello pagato in nero. Poi sono arrivati i gruppi del delivery, e hanno avuto su molti di noi lo stesso effetto del microonde: qualcosa di cui non sapevi di aver bisogno ma a cui ora fatichi a rinunciare.
Eppure, i temi – sociali, etici, di sicurezza, sindacali – che riguardano i rider non si riescono neanche a contare, e dovrebbero essere un problema di tutti. Una questione da affrontare forse non con il boicottaggio, ma almeno con la consapevolezza che quel che stiamo facendo quando ordiniamo la cena a casa ha delle conseguenze sul mondo che forse non ci piacciono poi così tanto. Ci è stato detto che le alternative non c’erano, ma poi la verità è che qualche alternativa è stata trovata (faticosamente, e troppo lentamente), quindi il modello è economicamente sostenibile anche con qualche tutela in più per chi consegna il cibo a casa, basta ridurre il margine di profitto, forse, o dall’altra parte essere disposti a pagare qualcosina di più per quel servizio tanto comodo.
Il fatto, se anche non vi tange la questione etica dei lavoratori (per lo più extracomunitari) messi su una bicicletta per qualche euro in nome della Gig Economy, c’è una cosa più egoistica a cui forse non avete pensato: talvolta la loro sicurezza è anche la vostra, e non solo sulle strade.
Chi controlla gli zaini dei rider?
Forse non vi è capitato di pensarci, ma negli zaini dei rider c’è il vostro cibo, quello che voi ordinate con un click. E, se nei ristoranti la gestione del percorso del vostro cibo deve sottostare a precisi protocolli di sicurezza e norme igieniche che dovrebbero evitare ogni tipo di contaminazione, lo stesso non si può dire che avvenga quando il cibo varca la soglia del ristorante.
Lì, nello zaino di un rider, e nel percorso fino a casa vostra, le norme HCCP sono un enorme punto interrogativo, visto che in molti casi le aziende di delivery delegano la pulizia degli zaini ai rider, talvolta senza che neanche ci sia un effettivo controllo su come lo zaino viene mantenuto, conservato, o su dove viene riposto la notte, o nei momenti di pausa.
Sì, perché lo zaino dorme con il rider, viaggia con il rider, praticamente vive con lui. E per noi che ordiniamo il cibo in delivery c’è solo da sperare che il rider ne abbia cura. Se lo abbandona per terra, se lo mette in cantina durante la notte perché troppo ingombrante, se lo lascia incustodito, magari in luoghi poco igienici, magari alla presenza di animali, di blatte, di polvere o di altri agenti contaminanti, noi non possiamo saperlo. E non è detto che qualcuno lo sappia, perché non è detto che qualcuno controlli, né che la pulizia dello zaino venga effettivamente verificata.
Glovo, ad esempio, ci risulta che lasci i suoi zaini ai rider, lasciando a loro il compito di tenerli puliti. Si mettano una mano sul cuore, insomma, noi gli abbiamo spiegato come fare e ci aspettiamo che loro lo facciano. Così, non di rado si vedono nelle città zaini gialli semi abbandonati per terra, anche in luoghi decisamente poco puliti. Abbiamo provato a contattare Glovo per capire se c’è poi un qualche meccanismo di controllo e pulizia periodico, ma l’azienda non ha voluto rilasciare dichiarazioni in merito.
Un po’ meglio va con Just Eat, come ci spiega Davide Bertarini, Head of delivery dell’azienda, che invece si è prestato a spiegarci quali sono le procedure. “Tutti i nostri rider sul territorio sono assunti come dipendenti”, spiega. “perciò c’è una catena di controllo e di formazione molto attenta. Facciamo dei corsi ai nostri rider sulla sicurezza e sul food safety, e anche sulle norme igienico sanitarie e su come devono gestire gli zaini”.
“Dal punto di vista di controllo, abbiamo invece un duplice sistema”, prosegue Bertarini. “Nelle grandi città – Milano, Roma e Firenze – abbiamo degli hub fisici in cui il rider porta il veicolo e lo zaino a fine turno, per riprenderlo quando ricomincia il giorno successivo: nel frattempo, lo zaino viene igienizzato. Nelle città dove ciò non è possibile compensiamo con la presenza dei “capitani”, che all’inizio del turno incontrano tutti i rider in uno “starting point” e verificano che tutti abbiano i dispositivi di sicurezza e che gli zaini e l’equipaggiamento siano in buono stato. In più sostituiamo periodicamente gli zaini, e i rider possono chiederne la sostituzione quando sono usurati”.