Ieri, in una lunga intervista su Repubblica, Anthony Bourdain, chef newyorkese bello, famoso e spregiudicato, che ha venduto vagonate di libri tipo “
In estrema sintesi, si dice dispiaciuto per aver incarnato il modello di cuoco sciupafemmine, perché questo ha in qualche maniera fatto sentire autorizzati alcuni molestatori.
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Negli Stati Uniti, lo sappiamo tutti, la questione molestie è da mesi sulle prime pagine di tutti i giornali.
È partita dal mondo dello spettacolo con Harvey Weinstein, ha transitato per Kevin Spacey e poi è dilagata ovunque, esondando in altri paesi –nel nostro, per esempio, ha toccato il regista Fausto Brizzi– e in altri ambiti.
Compresa la cucina: Mario Batali è stato il nome più battuto dalle agenzie.
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Ora: nel mondo della ristorazione italiana non è ancora uscita alcuna notizia. Eppure quello dei locali è un universo fallocentrico e gerarchico, in cui gli chef hanno un potere grande e insindacabile sui propri sottoposti: gli ingredienti per situazioni a rischio ci sono tutti.
Siamo fortunati e da noi non accade niente o le cucine sono così blindate che nessuno riesce a ribellarsi?
Oppure –e questa davvero sarebbe la possibilità peggiore– le vittime sono così abituate che ormai credono che in cucina sia normale così?