Ora: raccontarvi quanto è stato divertente ed esagerato lo Street Food Fest di Catania ora che è finito sarebbe una crudeltà. Chi c’era, c’era, chi invece ha preferito andare al Royal Wedding, peggio per lui.
Permettetemi solo un paio di considerazioni prima di procedere oltre, verso le meraviglie stanziali della città.
La prima cosa da dire è che nella trentina di postazioni che vendevano cibo di strada ce n’erano alcune veramente buone: il panino con la salsiccia di Palazzolo, il panino col suino nero dei Nebrodi, i cannoli di Piana degli Albanesi…
[Cannoli siciliani: meglio Dattilo o Piana degli Albanesi?]
La seconda cosa da dire è che i prezzi di un festival di Street food siciliano sono praticamente la metà di quelli milanese, romano, torinese: il prodotto più caro era il fish burger a 6,50 euro, un coppo di paranza costava 5 euro, un panino 4, quasi tutto il resto 3, il cannolo —squisito veramente— 2.
La terza cosa da dire è che bisogna ingrandirlo, questo Street Food Fest di Catania: c’era tanta di quella gente che le code sembravano dei draghi del capodanno cinese.
[Cosa rende speciale la Street Food Fest di Catania]
Alla prima edizione —come era— può succedere; in futuro bisognerà trovare il modo di dare da mangiare agli affamati più velocemente. Ma è sempre meglio porsi problemi di troppo che di poco successo.
Ma, come dicevo, non volevo tanto parlare di quello che è stato, ma di quello che è, tutti i giorni, a Catania. L’enorme vantaggio di avere una delle città più golose al mondo attorno alla manifestazione è che se le code ai baracchini son troppo lunghe, ci sono i locali “normali” a salvarti.
E i locali “normali” a Catania sono eccezionali. Vi do qualche indirizzo –quelli classici, famosissimi– che in questo WE mi ha salvato la vita.
Caffè Savia dal 1897
Via Etnea 302/304
Uno dei caffè storici della città.
Mi ha salvato la vita con i suoi pezzi di rosticceria: il fagottino catanese (con formaggio, prosciutto, pomodoro e melanzana: al tavolo €2,80) e la cipollina, sempre un fagottino del genere ma con dentro le cipolle. Poi mi ha risalvato la vita con la granita mandorle e caffè con la brioche.
FUD e FUD OFF
Via Santa Filomena 35 e 28
I due locali di Andrea Graziano –uno di fronte all’altro– sono una figata. Di uno, FUD, me l’aspettavo: ero stato nel “fratello” di Palermo. Hamburger, carni, formaggi, salumi siciliani, focacce e fritti, tutto buono, divertente, in un bel locale, con personale molto “smart”, come si dice oggi, che poi significa sveglio, giovane e gentile. Prezzi tranquilli, con 15/20 euro ci si toglie ogni voglia.
Ma quello che mi ha stupito davvero è stato FUD OFF, un cocktail-bar/ristorantino apparentemente fighetto: invece la cuoca Valentina Chiaramonte spacca e fa piatti paura, come il panino gamberi crudi-riccio-panelle o la tartare di cavallo con il sauté di telline o il filetto di cavallo alla piastra con ricotta salata e pomodori & cipolle con miele e aceto (mamma che buona).
Conto? Sui 30/35 euro, bevendo gin tonic. Tantissima robba.
Scirocco
Piazza Alonzo di Benedetto 7
Quei posti che sono stati fondati per me. Di altro non avrei bisogno. Di fronte al grande mercato del pesce detto “a pischaria” una stanzetta che fa cibo di strada 365 giorni su 365, approvvigionandosi perlopiù dai banchi qui di fronte.
Guazzetto di telline, polpette di baccalà, sarde a beccafico, arancinette di pesce, fritti. Con bollicine siciliane (vi prego: non chiamatelo prosecco!) o una birra si spendono massimo dieci euro a testa per godersela ai tavolini.
Che figata, sempre così vorrei mangiare (e infatti il successo dei ragazzi è tale che stanno per ingrandirsi).