Bra è un’icona della gastronomia a prescindere dalla sua offerta gastronomica. Poco importa (si fa per dire) quali siano i migliori ristoranti, negozi e locali di una città che ha dato i natali a Slow Food, a Cheese e all’Università di Scienze Gastronomiche: tanto basta per essere considerata una meta, per noi.
Ciò premesso, si dà il caso che la Salsiccia di Bra, quella vera, si venda solo lì (dove comprarla, dunque?), che ci sia un negozio di formaggi che è una Mecca per appassionati, che parecchie osterie (due, su tutte) si distinguano nel panorama piemontese. E dovete sapere che a Bra si beve caffè Specialty e vino “naturale” quasi come se non si fosse in provincia di Cuneo (senza offesa eh).
Durante Cheese 2019, e anche per dare qualche suggerimento a chi ci sta andando, ci siamo rinfrescate la memoria e aggiornate sullo stato gastronomico di Bra, riprovando qualche posto, bocciandone altri (e scoprendo, tra le altre cose, che al momento la città è priva di una buona hamburgeria). Dunque, eccovi la mappa dei migliori ristoranti, negozi e locali di Bra, firmata da due redattrici che l’hanno vissuta attraverso Scienze Gastronomiche.
Macelleria Tibaldi Davide
Uno dei prodotti alimentari più affascinanti che la mente umana abbia mai elucubrato, la Salsiccia di Bra, da consumarsi rigorosamente cruda, trova nella macelleria Tibaldi, a pochi passi dal Municipio, uno dei suoi massimi esponenti. Scegliamo la sua salsiccia riferimento a furor di popolo, benché la nostra Prova d’Assaggio dedicata (sì, abbiamo provato alla cieca tutte le salsicce di Bra consorziate) avesse dato Carena vincitrice. Per la cronaca, Tibaldi, con la sua ricetta esemplare, che non a caso piace a tutti, era arrivata seconda.
Se volete provare una “ricetta diversa” (tenete conto che gli ingredienti son sempre quelli, benché dosati a discrezione: carne bovina di fassona, grasso di suino e spezie, vino arneis e formaggio, generalmente Parmigiano), dopo aver assaggiato la classica di Tibaldi, vi suggeriamo quella di Milanesio Roberto (via Vittorio Emanuele II 12), interpretazione più condita della cruda.
Giolito Formaggi
via Monte Grappa 6
Il negozio di Fiorenzo Giolito è un tempio, una vetrina meravigliosa di latti crudi, croste fiorite, vallate piemontesi e affinamenti home made che non rende l’idea, davvero non sarà sufficiente a farvi capire il lavoro e la conoscenza dietro quel banco. Libri e cimeli di famiglia, per dirla in maniera pratica: c’è un vero e proprio museo dell’arte lattiero-casearia al piano sottostante Giolito Cheese, visitabile su richiesta e in determinate occasioni. Chiedete e vi sarà detto tutto quello che volete sapere sul formaggio: a fare la spesa lì c’è da imparare.
Zero – Enoteca conviviale
Via Pollenzo, 10
L’idea giusta, nel posto giusto, al momento giusto. Si può definire così Zero – Enoteca conviviale, il winebar naturale aperto da Maurizio Damilano circa un anno e mezzo fa. Sì, perché un locale di questo tipo non poteva che esistere e prosperare soltanto in una Bra definitivamente colonizzata dall’assetata ciurma degli studenti di Pollenzo. In un universo parallelo in cui l’Università di Scienze Gastronomiche non c’è mai stata, sarebbero ben pochi i braidesi doc disposti a spendere cifre decisamente sopra la media per bottiglie di nicchia, dal gusto e dal naso a volte “estremi” che nulla hanno a che vedere con i rossi barricati della zona o col bianchino del bar di fiducia.
Qua si parla una lingua in codice fra glou-glou, pét-nat e sanf soufre, si scrive sui muri e si sperimenta, spesso guidati dallo stesso Maurizio. La scelta non si limita al vino: se non l’avete mai fatto, vale la pena di dare un’occhiata alla selezione di birre (sour e non) e sidri artigianali che, anche se cambia un po’ a sentimento, regala chicche introvabili. Si stuzzica con gusto ma si aspetta un po’. Nel frattempo, si beve (bene).
La Boqueria
Piazza Carlo Alberto 22
Prima che Zero diventasse il punto di riferimento sul vino naturale in città, gli spiriti alternativi potevano rinfrancarsi a La Boqueria, che oltre ad essere un bar ristorante, dalla dichiarata vocazione mediterranea, espone una discreta selezione di vini. “In boqueria” ci si va a qualunque ora, per fare colazione con tè alla menta e torte fatte in casa (provate la cheesecake!), per un buon piatto onesto, per la tisana con i biscotti nel dehors, per l’aperitivo. Ma soprattutto, si va perché si sta bene.
Osteria La Pimpinella
Via San Rocco, 70
Tinte al technicolor e disposizioni alla Jackson Pollock non sono proprio il pane quotidiano sulle tavole langarole, ancor meno se si tratta dei piatti della tradizione. Svecchiare le ricette non è compito facile e il merito va a Silvia e Manuel (in sala lei, in cucina lui) che insieme hanno costruito un menu che rivisita i classici e, udite udite, usa molto il pesce.
Ci piacerebbe vedere la stessa verve leggera e e giovanile nell’arredamento della sala (un atelier per spose?) che nemmeno il sorriso di Silvia riesce a scaldare. Stesso discorso vale per l’esterno: cari proprietari, se volevate acquistare più visibilità a Bra, non serviva partecipare alla puntata di 4 Ristoranti dedicata alle Langhe (in cui, tra l’altro, come al solito tutto è sembrato il contrario di tutto). Bastava togliere quelle tende asfissianti alle finestre che fanno tanto mensa dell’hotel (o ristorante tre Stelle Michelin) e avreste riacquistato punti, anche quelli persi in trasmissione. Ad ogni modo, questa osteria, meno celebre delle concittadine “chiocciolate”, a noi piace.
Pasticceria Lusso
Via Audisio, 13
La Pasticceria Lusso ha un minimo comun denominatore: le dimensioni ridotte. Microscopico il locale, minuta la signora Vittorina dietro al bancone, piccola la produzione artigianale. Sembra che gli sforzi siano concentrati sull’attenzione al dettaglio, e ben venga! Partiamo dal meno ovvio, ovvero il gelato: pochi gusti (nocciola, torroncino, crema della nonna e, curiosamente, birra) ma assolutamente approvati.
Poi la biscotteria e i dolci tipici, tra cui spiccano il tumin di Bra, che sembra formaggio ma non è perché è fatto di nocciole, e il salot, una pasta sfoglia molto compatta e virtualmente indistruttibile ripiena di arancia candita, uvetta e marmellata di albicocca. Se nella botte piccola c’è il vino buono, Pasticceria Lusso modestamente conferma l’adagio.
Gelato I.G.P.
Via Principi di Piemonte, 63
Gelato I.G.P. fa di tracciabilità e stagionalità degli ingredienti il suo marchio di fabbrica. D’altronde, non poteva essere altrimenti con un nome così. Dietro al bancone di questa gelateria artigianale trovate invariabilmente la proprietaria, sempre disponibile a farvi assaggiare i sorbetti (non solo di frutta: da provare assolutamente il cioccolato), i gusti classici e rivisitati (in questo periodo non può mancare la versione “Cheese”), in qualche caso “presidiati”, fatti con Presìdi Slow Food. Poi lo stecco da passeggio e le granite siciliane. In più trovate anche confetture, nocciole e cioccolatini.
Bottega delle delizie
via Pollenzo 6, Bra
Lo specialty coffee di Bra è un punto di riferimento per l’intero settore. Quando quelli che ora ostentano medaglie vinte ai concorsi SCAE imparavano ad allacciarsi le scarpe, Paolo Panero apriva il suo negozio nel 1982. Estrazioni curatissime, micro-torrefazioni selezionate, caffè bean to bar in abbinamento, ibrik o perché no, un espresso come si deve al prezzo che merita. L’ambiente non vi ricorderà uno specialty bar, ma una bottega profondamente sabauda, con caramelle e prodottini ricercati tra gli scaffali a parete in legno elegante.
Ristorante Battaglino dal 1919
Piazza Roma, 18
Anche quest’anno Ristorante Battaglino conquista la Chiocciola e si riconferma tra le migliori Osterie d’Italia 2020. La cosa ci sorprende? Niente affatto: ormai l’incensazione da parte di Slow Food prosegue senza sosta da sei anni, e a ragion veduta secondo noi. Lasciamo un attimo da parte le somiglianze fin troppo ovvie con l’altro eterno detentore del premio annuale (cough, Boccondivino) e il gioco dei confronti che inevitabilmente si fa duro, dalla consistenza della pannacotta a chi ce l’ha più grosso (ma cosa avete capito, si parla del glicine nel dehors!).
È da premiare il fatto che un prodotto così “tradizionale” e di stampo prettamente familiare abbia saputo reinventarsi, anche e soprattutto grazie alla squadra tutta al femminile guidata da Alessia Battaglino. Il padre Giuseppe naturalmente vede e provvede, ma Alessia tiene molto bene le redini dell’attività: accanto ai classici che non mancano mai e sono anche eseguiti a regola d’arte, propone coraggiosamente piatti leggeri e delicati, spesso interamente a base vegetale. L’unico posto a Bra (e non solo) dove si può ordinare un’insalatina di tempeh con contorno di battuta al coltello.
Osteria del Boccondivino
via della Mendicità Istruita 14
“Uno dei luoghi che più a contribuito a codificare l’idea moderna di osteria e la cucina tipica piemontese”: perdonateci se nell’inserire Boccondivino in questa nostra lista non usiamo parole nostre, ma quelle di Slow Food (Osterie d’Italia 2020), che con il ristorante condivide lo splendido cortile, su cui si affaccia la sede dell’associazione. Iconici i tajarin con la salsiccia di Bra, la panna cotta (vedete sopra, all’altra osteria con la Chiocciola della città) e francamente, tutti i piatti piemontesi in genere, interiora comprese.
TAKO
Via Mendicità, 7
Se vuoi essere un sushi restaurant di qualità e ti trovi sulla stessa via dove è nato Slow Food, allora devi fare le cose per bene. TAKO è l’indirizzo di pesce crudo (e cotto) a Bra che rielabora la tradizione giapponese con un twist italiano. Sì, tante belle parole alla “caffè italiano in tazza francese” detta in Autogrill, ma quindi? Gli elementi per orientarvi sono: materia prima di qualità, pulizia con tanto di cucina a vista (anche dalla strada) e ricette estrose.
Ecco così che prendono forma il bra-maki (roll con porro e Salciccia di Bra), il maki-Cheese (con mozzarella al posto del riso), ma anche gazpacho, tartare e crudo di gamberi rossi di Sicilia. I prezzi sono un po’ sopra le righe ma, come si dice in questi casi, la qualità si paga.
Sardo e Quaglia – aka La Signora delle Spezie
Via Audisio, 33
Se a Bra chiedete di Sardo e Quaglia lo capiscono subito che venite da fuori. Per tutti infatti questa fornitissima drogheria si identifica con la loquace figura della sua proprietaria, da cui La Signora delle Spezie. Un po’ chef, un po’ “medico” e anche un po’ maga, fondamentalmente una “budellara”, Teresa Quaglia è sempre pronta a dispensare consigli su dosi, ricette e benefici di qualsiasi spezia abbiate bisogno. La trovate invariabilmente dietro al bancone tra enormi barattoli di vetro, frutta essiccata, riso locale e una vasta selezione di cibi confezionati a vocazione biologico-vegana. Assicuratevi di non aver lasciato la macchina in divieto di sosta perché avrete bisogno di tempo: spesso c’è la coda di clienti, ma anche presa da sola la signora Teresa non mancherà di incantarvi con le sue parole.
Osteria Syslak
Via Vittorio Emanuele 179
Uno dei punti di forza del Syslak, oltre a cocktail d’autore e pane fatto in casa, è indubbiamente l’atmosfera. È tanto bello quanto buono visitare questo piccolo locale dagli arredamenti anni ’60, le foto black&white delle rockstars alle pareti, le appliqués soffuse e colorate sui tubi a vista e la musica jazz nelle orecchie. Ideale per il dopo cena, le proposte di cucina e mixology non sono ugualmente interessanti. A fronte di un menu un po’ scarno (solo tre o quattro voci per portata) Syslak guadagna in fantasia, con piatti che cambiano spesso e un paio di specialità, ma la proposta gastronomica non è all’altezza dei cocktail, che meritano e sono parecchi.
Il nostro consiglio tuttavia è quello di lasciarvi guidare dall’abilità del barman, basta fargli sapere di che gusto siete oggi. Sui vini, invece, si può fare di più. Tappa obbligata in bagno (non pensate male) se volete trovarvi in mezzo a un’installazione pop: non diciamo altro, andateci per scoprirlo.
Panetteria Fagnola dal 1923
Viale Madonna dei Fiori 42-44
Non ci si può occupare del panorama gastronomico di un comune che è pur sempre piccolo-medio senza parlare di pane. Come succede sempre in questi casi, ognuno ha il suo e si va a fiducia o ad abitudine: stavolta però ci sentiamo abbastanza sicuri per indirizzarvi da Panetteria Fagnola dal 1923. Farine biologiche macinate a pietra, lievito madre e tanta esperienza sono gli ingredienti del successo di questo panificio artigianale, una reputazione pazientemente costruita nell’arco di tre generazioni e portata avanti dalle mani in pasta di Gianfranco Fagnola. Oltre al PanediBra, tutelato da apposito consorzio, ci trovate un ventaglio di cereali (farro, segale, kamut) e un’ottima area pasticceria, curata da Emanuela Isoardi. Il laboratorio è un po’ spostato rispetto al centro storico: fatevi una passeggiata, ne vale la pena.
Se invece siete pigri e appartenete alla generazione JustEat e Deliveroo, abbiamo la via di mezzo che fa per voi. Da qualche mese a Bra è arrivata Panegiro – La Bottega Itinerante del Buon Pane, nuova avventura di Davide Grimaldi (per la cronaca, anche lui ex studente di Pollenzo). Durante la settimana Davide si sposta fra Bra, Alba, Fossano e Savigliano. Voi non dovete fare altro che prenotare online scegliendo data, location e pane tra quattro opzioni che, assicuriamo, son poche ma son fatte proprio bene. Si paga al momento del ritiro e si torna a casa contenti con una forma di pane che si conserva almeno per una settimana.
Osteria Murivecchi
Via G. Piumati, 19
La succursale di Ascheri, il produttore di vino made in Bra ma dislocato su vari terreni in giro per le Langhe, si chiama Osteria Murivecchi. Facciamo una premessa veloce per chi non fosse del luogo: la cantina, hotel e ristorante in questione si trova al di là della stazione, terra di leggende e chimere per il braidese medio che di norma più in là di Piazza Roma non si spinge. Eppure vale la pena di farli quei cento metri in più oltre il passaggio a livello alla scoperta di nuovi mondi.
Il locale è ricavato dalle vecchie cantine di affinamento del Barolo e, diciamolo, tutto vira intorno al vino. Ogni occasione è buona per ricordare che siamo ospiti di una famiglia di viticoltori e il marketing è abbastanza agguerrito: ce lo possiamo aspettare e va bene così. Il menu si mantiene abbastanza sulla tradizione (ogni tanto compaiono ingredienti “alieni” che cercano di variare un po’ le ricette ma non siamo sicuri che ci riescano); soprattutto cambia ogni settimana. E questo basta a convincerci.
Osteria La Bocca Buona
Via Audisio 22
La gara dei dehors a Bra è spietata. Ci si mette anche l’Osteria la Bocca Buona a confonderci le idee sul ristorante della tradizione che sia buono, autentico e anche scenografico. Per arrivarci bisogna mettersi nei panni di Alice nella Tana del Coniglio: l’insegna è sulla strada, ma un lungo tunnel porta al cortile interno. D’inverno la sala open space è ben illuminata, minimal e circondata da ampie vetrate; d’estate bisogna approfittare del giardinetto circondato dai gelsomini, delizioso soprattutto dal punto di vista dei turisti anglosassoni che affollano le tavolate.
La cucina propone un medley di piatti storici e innovativi: su tutti l’esempio eclatante è il Bra-Egg, rivisitazione dello Scotch Egg made in UK ripieno però di Salciccia di Bra. Non mancano mai flan di verdure e vitello tonnato, affiancati da proposte meno scontate a base di pesce e verdure di stagione. Carta dei vini molto interessante, e se avete qualche dubbio il proprietario sarà felice di darvi la sua opinione (su tutto, non solo sul menu, siete stati avvertiti).
Caffè Converso
Via Vittorio Emanuele 199
Indubbiamente quella del Caffè Converso è una storia da raccontare. Si parte dal 1838 quando venne avviato da Giuseppe Converso come confetteria; a inizio Novecento il nipote Felice lo trasforma in caffetteria, liquoreria e pasticceria, specializzandosi in alcune preparazioni iconiche. Tra queste la biscotteria, i petits fours, la crema gelata all’uovo e il panettone gastronomico. Oggi il Converso è stato rilevato dalla famiglia Boglione, super inter pares tra i gestori di bar della città. Tra specchi, lampadari, barattoli di vetro e poltroncine imbottite, gli altri tempi cominciano a farsi sentire e viene da chiedersi se tutta questa scenografia (condita tra l’altro dalla musica urlata dalla radio che rende l’atmosfera caotica, se non disturbante) non sia solo una scusa per alzare i prezzi.
Local
Via Cavour, 45
Local è sicuramente un posto da visitare. Lo spin-off ufficiale dell’Università di Scienze Gastronomiche propone un concetto nuovo di bottega alimentare, in cui tutto ruota intorno (appunto) al circolo virtuoso del “locale” a tutti i costi. Anche a scapito del buon vecchio latte di soia che viene sacrificato (insieme alle entrate dei potenziali clienti intolleranti) in nome della sostenibilità e del chilometro zero.
Cosa trovate a Local? Sicuramente tantissimi studenti, soprattutto nel primo pomeriggio in cui le sale interne si trasformano in aule studio con servizio al tavolo. L’assortimento di merce esposta dovrebbe sopperire alla spesa-base del cittadino-medio piemontese: olio, sale, pasta, pane, affettati, conserve, succhi, formaggio, vino, birra, cioccolato. La qualità è indubbiamente altissima e il carrello si riempie di prelibatezze che neanche da Peck, peccato che i prezzi siano davvero esagerati. Avremmo anche qualcosa da dire sulla mescita dei vini e sulla prontezza di riflessi del servizio, ma ci fermiamo qua. Conviene molto di più ordinare un tagliere misto e degustare i prodotti sotto forma di aperitivo.
480Gradi
Piazza XX Settembre, 32/A
La lista dei ristoranti da provare a Bra non può essere completa senza il fondamentale apporto della pizzeria 480Gradi. Non siamo noi a deciderlo ma, come si dice in questi casi, la scelta appartiene al popolo sovrano. La ragione è presto detta: provate a recarvi in questo ampio e arioso locale un martedì sera di gennaio senza aver prenotato. L’attesa, se siete fortunati, è di circa 40 minuti: parecchio per una cittadina come Bra.
L’enorme popolarità di 480Gradi, che oggi ha all’attivo quattro ristoranti, è il risultato di un’attenta analisi del mercato e delle preferenze dei consumatori. Ingredienti e lievitazione dell’impasto, accurata selezione dei Presidi Slow Food (letteralmente sparsi sulla pizza), partnership con i grandi marchi di alcolici, rinnovo ciclico del menu, concept del locale, tutto è studiatissimo. Perfino il nome, che indica la temperatura di cottura della pizza napoletana nel forno a legna. Alla fine della fiera la pizza è buona, i prezzi sono molto competitivi (si va dai 5 € della Marinara ai 12 € della pizza gourmet del momento) e la scelta è ampia.
Peccato per le birre: scelta non sufficiente sulle artigianali, industriali alla spina.
Trattoria La Gallinaccia
Via Gianolio 45
Per chi cerca i sapori genuini e senza fronzoli, a Bra c’è Trattoria La Gallinaccia. Il nome suona grezzo ma c’è tanta qualità in questi piatti profondamente langaroli. Fra i cavalli di battaglia ci sono il carpione, il tonno di coniglio, le lumache e il bunet. I menu degustazione, completi di antipasti (al plurale, si parla di tre o addirittura quattro portate), primo, secondo, contorno, dolce, acqua e caffè, non superano i 30 €. Insomma tra tanti galli che a Bra e dintorni fanno la cresta sui prezzi, posto che la cucina sia di pari qualità, la Gallinaccia è l’unica che predica bene e razzola benissimo.
Vineria Bistrot La Carbonaia
Via Gianolio 40
Per finire la serata in compagnia e lontano da occhi indiscreti, c’è la Vineria. Ufficialmente conosciuta come Circolo La Carbonaia (occorre la tessera per entrare), la Vineria è ufficiosamente il locale autogestito dalla gioventù braidese e frequentato dagli studenti di Pollenzo. I vini hanno un ottimo rapporto qualità-prezzo nel take away e un bicchiere viaggia sui 5 massimo 7 €. Affollato dalle 10 di sera in poi, si tira avanti fino alle ore piccole e di solito si finisce cantando: se non te lo ricordi, probabilmente è stata una bellissima serata. Si mangia anche, per la cronaca.