Questa storia, probabilmente la più bizzarra e divertente che vi capiterà di leggere oggi, inizia con un virgolettato di Davide Cerrettini, 46 anni, livornese verace, proprietario insieme al socio Michele Massimo del ristorante Botto Bistro a Richmond, nella baia di San Francisco.
“Magari non riceverò un Oscar come miglior attore, ma se c’è un premio per il più grande vaffanculo dato da una piccola società a una delle più grandi corporazioni mondiali, allora lo vinciamo noi di sicuro“.
La piccola società è appunto Botto Bistrot, pizzeria-trattoria da 10 tavoli aperta in California nel 2010.
La grande corporazione mondiale è Yelp, mega social network per lo scambio di pareri e suggerimenti sulle attività del territorio, ristoranti compresi. Come TripAdvisor è una piattaforma web che, utilizzando un sistema di commenti positivi o negativi, finisce per influenzare l’opinione pubblica.
L’iscrizione è automatica: non si può impedire. “Poi”, spiega Cerrettini: “La società ti chiede con insistenza di fare pubblicità con Yelp: guarda caso, chi accetta vede sparire le recensioni negative, mentre chi rifiuta finisce col perdere punti nella classifica“.
Molti ristoranti hanno cercato di provare che Yelp si basa su questa forma di “ricatto pubblicitario“, senza mai riuscirci davvero.
Ma i due soci del Botto Bistrot hanno usato le armi dei veri livornesi, spiega oggi il Tirreno, ovvero tigna, ironia e genuinità.
Prima mossa: il lancio della campagna “Se voi ci odiate, noi vi amiamo“, come dire che se i clienti si trovano bene nel ristorante vengono invitati a lasciare un commento negativo su Internet. Premio, il 50% 25% di sconto sulla pizza successiva.
L’obiettivo è trasformare Botto Bistro nel ristorante con il punteggio più basso su Yelp, dimostrando così che le recensioni negative non condizionano l’attività. Un modo per mettere in dubbio l’attendibilità della piattaforma.
Un po’ a sorpresa anche per Cerrettini e Massimo l’idea funziona: in breve il giudizio sul loro locale scende a una stella e mezzo su cinque. Gli affari però non crollano. Anzi crescono, adesso tutti i californiani vogliono mangiare nel ristorante peggiore d’America.
Non basta, perché il Botto Bistrot diventa rapidamente un caso nazionale: si parla apertamente di “rivoluzione culturale”, “locale di culto”, “voce dei piccoli commercianti”, “supremazia del contatto umano sullo strapotere dei sistemi di recensioni su Internet”.
Ai due toscani s’interessano testate nazionali al di qua e al di là dell’oceano (USA Today, Time, Daily Mail mentre in Italia ne parla per primo Il Tirreno) e i loro 15 minuti di popolarità proseguono con buona pace di Yelp.
Il caso Botto Bistrot viene citato negli studi sul digital marketing delle università di Berkley e Stanford, discusso dalle Nazioni Unite, raccontato nel docufilm Billion Dollar Bully, in uscita a marzo, di cui Cerrettini è anche attore.
Finisce addirittura in una puntata del cartone satirico South Park: nell’episodio, il piccolo ristoratore David e la sua legione di anti-yelpers conducono una fiera battaglia contro il sito.
E pensare che tutto era iniziato con l’uso del vecchio adagio italiano “Qui si mangia male”
Un uso creativo e molto livornese, però.
Ps. Garantiamo sane risate a chi si prende 5 minuti per leggere su Yelp le recensioni dei clienti di Botto Bistrot.
[Crediti | link: Il Tirreno, USA Today, Time, Daily Mail, Yelp]