La notizia la riportano tutti i giornali odierni, io la copio-incollo dal Piccolo di Trieste (dove la firma Marco Di Blas):
“Heinz-Christian Strache, leader della destra populista austriaca rappresentata dall’Fpö, ha mantenuto la promessa fatta in campagna elettorale: il fumo delle sigarette non sarà più bandito da ristoranti, Gasthäuser, bar e altri pubblici esercizi.”
Insomma: se tutto va come deve, in Austria si tornerà a fumare a tavola.
[Tutte le scuse inventate per non pagare il conto al ristorante]
Da noi si è smesso quattordici anni fa. Quando Sirchia propose la legge in tanti pensarono “impossibile”. Poi, invece, è successo, e velocissimamente lo scenario s’è totalmente ribaltato: già un anno dopo i tempi in cui si spipacchiava in faccia ai vicini sembravano un’era remota, quasi mitologica.
Credo che oggi siamo tutti d’accordo, fumatori e non fumatori: i ristoranti con l’aria pulita sono un milione di volte meglio.
Non puzzano i vestiti, i profumi ne guadagnano. Persino riti che sembravano inscindibili dalla sigaretta –come il caffè, i cocktail– hanno resistito, e chi fuma se l’appiccia fuori, un istante dopo.
Ho sempre trovato molto bello il fatto che alcune cose una volta faticosamente conquistate alla fine convincano tutti, come le pedonalizzazioni. Di solito sono irreversibili: una volta guadagnate, si consolidano.
[I peggiori clienti dei vostri ristoranti]
Nel caso austriaco, no. Il caso in questione pare smentire la consuetudine: si può tornare indietro, a quando si stava peggio.
E non vorrei portare rogna, ma le cattive idee nate in Austria in Italia hanno sempre trovato grande riscontro. Nel Novecento c’è più di un esempio.
[Crediti | Il Piccolo]