Mi sono sempre ritenuto più integrato che apocalittico, più ottimista che nichilista, e ho sempre guardato con scetticismo quelli che ripetono come un salmo “di questo passo, dove andremo a finire…” che parlino di politica, di calcio o di grassi saturi.
Eppure ieri, di fronte a una “recensione” di Tripadvisor, ho vacillato.
L’ho intercettata su Facebook, condivisa da un utente. L’oggetto: il ristorante Andreina di Loreto. L’autrice: Cristina S da Jesi. Il voto: un pallino. Il titolo “Vergogna, vergona, vergona” (scritto proprio così).
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Cristina S da Jesi aveva prenotato, è arrivata, ha trovato il locale chiuso. C’era un cartello: “Per lutto”. E giù venticinque righe di insulti ai titolari di Andreina che hanno chiuso senza avvertire.
Come dire: beh, è morto qualcuno, che scusa è?
Su TA la risposta toccante dei proprietari del ristorante dice, sostanzialmente: scusi se ci siamo dimenticati di avvertire, ma è morta Andreina, fondatrice, madre e nonna. E’ un momento molto doloroso.
Vacca boia, penso io: ma trovi un cartello “Chiuso per lutto” e non riesci a capire la distanza tra il tuo problema –trovare un altro posto per cenare– e quello di coloro cui è morto un parente?
Lo dico?
Lo dico: di questo passo, dove andremo a finire?
Ragazzi, bisogna abbassare i toni.
Questa abitudine di giudicare tutto, di indignarsi cinque volte al giorno, di gridare allo scandalo alla prima sciocchezza sta avvelenando i pozzi della convivenza.
[TripAdvisor: non contento di aver portato al 1° posto di Londra un ristorante mai aperto, lo apre davvero]
Se quando uscì “Indignatevi!”, il fortunatissimo pamphlet di Stephane Hessel, fu salutato come una boccata d’ossigeno, adesso ci verrebbe qualcuno che scrivesse “Datevi una calmata!”.
PS: su TA la recensione non c’è più. Confido che qualcuno abbia avuto compassione, o Cristina S o il sito stesso. Ma penso che un posto che permette che succedano certe cose, non è un posto dove voglio stare.