Siamo da Anciôa a Genova, il nuovo ristorante all’interno del punto vendita Eataly della città firmato da Marco Visciola, nonché bistrot del noto Marin. Ecco menu e prezzi.
È evidente che Marco Visciola, con il suo Marin, il ristorante all’interno di Eataly Genova, punta di diamante della struttura a strapiombo sul Porto Antico, ambisca alla Stella Michelin, come si dice. Ma mentre si esercita con amuse bouche e impiattamenti (raffinatissimi) firma il menu di un bistrot, sempre all’interno del non-supermercato di Oscar Farinetti, che poi è uno dei più suggestivi del marchio, data la posizione.
Anciôa è esattamente all’opposto del punto vendita, rispetto al Marin, e si oppone al ristorante in tutti i sensi: lo definirei trattoria, più che bistrot, con porzioni abbondanti, piatti tipici e vezzi creativi molto dosati. Non è il prêt-à-porter del fine dining accanto, come spesso accade per le versioni low cost dei ristoranti griffati. Non c’è nulla che voglia rimandare ai piatti del Marin, se non la focalizzazione sul pescato.
Quindi si attraversano le lunghe corsie di Eataly Genova, strette solo come i vicoli della città – lo avranno fatto apposta? – e ci si trova in un ristorantino con terrazza (molto) panoramica.
Il menu e i prezzi
La carta è molto semplice: incentratissima sul pesce, pone l’attenzione su sette proposte marine, portate sempreverdi, al netto della stagionalità, che in questo caso non rappresenta un grosso limite: Anciôa è aperto dal primo aprile e chiuderà a fine settembre; quello che si dice temporary restaurant.
Si ordina il piatto (dai 9,50 euro ai 16 euro) in versione classica, tapas o in condivisione, arrivando a spendere 28 euro per il fritto di paranza in formato pranzo domenicale.
Fanno da contorno i crudi e le acciughe, soprattutto le acciughe, disponibili in tre varietà e tre accompagnamenti (pane e burro, salsa verde, datterini e capperi), a 8,50 la porzione.
Si beve bene: vino territoriale e piemontese, con qualche referenza distribuita da Triple A (leggasi “vini naturali”), ma è doveroso concentrarsi sui cocktail (dai 5,50 euro ai 12 euro), firmati da Les Rouges, che è il punto di riferimento per la mixology della città (se non ci siete mai stati, andateci).
I piatti di Anciôa
Le acciughe, dicevamo, alle quali il “bistrot” è dedicato – “anciôa” significa “acciuga” in dialetto ligure, in caso non si fosse capito – che rischiano di rubare la scena al plateau imperiale, regale o come si chiama, che sta pure nel menu ma non è come mangiare le acciughe dei pescatori di Camogli CRUDE.
Insomma è una trattoria con quel guizzo in più: le acciughe fritte vengono servite con maionese alla colatura di alici e limone (e niente sale), il fritto di paranza (gamberi biondi, totanetti, verdure e ovviamente acciughe) è in impeccabile tempura, i ravioli di pesce, con pomodoro fresco, timo e pinoli tostati, sono fatti a mano da un’azienda esterna di artigiani e l’insalata di polpo fa rivalutare buona parte delle espressioni annoiate che si rivolgono a un’insalata di polpo.
Il posto ideale per una scorpacciata di acciughe come Dio comanda, che non vuole essere più di un ristorante di pesce con vista a buon prezzo (ne conoscete molti?). Non c’entra niente con il Marin, che merita per tutt’altro motivo.