Erano disarmati ma incappucciati i quattro uomini dall’accento dell’Est europeo che, domenica scorsa alle 20:30, hanno spinto all’interno del ristorante L’Ambasciata –quel giorno chiuso– Romano Tamani, 75 anni, cuoco del locale stellato in provincia di Mantova.
“Quando dopo avermi legato e imbavagliato hanno iniziato a picchiarmi, ho pensato che sarei morto lì, sul pavimento del ristorante tra i vetri dei quadri andati in frantumi”, ha detto al Corriere della Sera con voce ancora tremante il cuoco che, insieme al fratello Carlo, ha aperto il ristorante nel 1978.
[I 10 ristoranti che ci hanno cambiato la vita]
[Cosa spinge i grandi ristoranti fuori dalle città]
Un pezzo di storia della cucina gonzaghesca mantovana, L’Ambasciata si trova a Quistello, paesino di 5000 abitanti non lontano dall’autostrada e tuttavia sperduto nei campi, nei canali irrigui, negli allevamenti di capponi, di vacche e di maiali.
L’ambiente d’altri tempi sembra l’abitazione di un vecchio zio scriteriato riempitosi di debiti a furia di collezionare porcellane, argenti, cornici, tappeti, libri.
Nell’ampio emiciclo, con otto tavoli di fronte alla lunga vetrata che separa la cucina-acquario, i rapinatori hanno rovistato ovunque, cercando soldi o preziosi senza successo.
Hanno rubato solo poche banconote che Tamani aveva nel portafoglio, qualche pregiata bottiglia di vino e alcune carte di credito poi sono fuggiti, ma nella foga hanno distrutto quadri, ricordi di una vita e dimenticato il sacco in cui avevano radunato oggetti e posate d’argento.
“Mentre ero riverso sul pavimento hanno iniziato a colpirmi a calci nella pancia, chiedendomi ossessivamente dove fosse la cassaforte, ma nel ristorante non c’è” –ha detto ancora Tamani– “quando sono andati via mi sono trascinato fino all’ingresso, ho raggiunto il bar più vicino e ho chiesto aiuto”.
I Tamani hanno sempre dato al loro locale un’atmosfera calorosa e divertita, molto lontana dal tono ingessato di tanti ristoranti di pari allure.
Andate a trovarli, magari provate la Faraona del vicariato di Quistello, con uva, arancia, mostarda di mele campanine e semi di melagrana, uno tra i piatti d’ispirazione rinascimentale più noti del locale, portando la vostra (e la nostra) solidarietà all’anziano cuoco.
Non ve ne pentirete.
[Crediti | Corriere della Sera]