Duecento euro di multa, il pagamento di spese legali e processuali, più altri duemila euro da versare alla Cassa delle ammende.
Così ha stabilito una recente sentenza della Terza Sezione Penale che, confermando quando stabilito in appello, ha sanzionato il proprietario di un ristorante, colpevole di non aver indicato nel menù che alcuni ingredienti impiegati nella preparazione dei piatti erano surgelati.
Qual è il reato? Frode in commercio.
La legge infatti è chiara in tema di alimenti surgelati, e la Suprema Corte ha solo applicato le disposizioni legislative vigenti.
Secondo le norme attuali “anche la mera disponibilità di alimenti surgelati, non indicati come tali nel menù, nella cucina di un ristorante, configura il reato di frode in commercio, indipendentemente dall’inizio di una concreta contrattazione con il singolo avventore”.
Che, al di là del freddo linguaggio legislativo, sta a significare che non è necessario che mi siano stati serviti i gamberoni surgelati, contrabbandati per freschi perché non segnalati dall’apposito asterisco nel menu, o da una specifica dicitura, ma il fatto stesso che il ristoratore abbia nel freezer il “pescato del giorno” surgelato è sufficiente per ipotizzare che la fregatura fosse dietro l’angolo, se pur non ancora compiuta.
E quindi, già preventivamente sanzionata.
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