Ah, quindi ora è ChatGPT a prendere le stelle Michelin

Lo chef Christian Mandura lascia il suo ristorante stellato per darsi a un progetto di cucina in collaborazione con l'Intelligenza Artificiale: quali possono essere le implicazioni?

Ah, quindi ora è ChatGPT a prendere le stelle Michelin

Abbiamo letto con interesse l’intervista rilasciata da Christian Mandura a Cavallito & Lamacchia su Repubblica: intervista in cui l’ex chef di Unforgettable conferma quel che avevamo scritto tempo fa, ovvero che il suo futuro è lontano dalle cucine in cui ha preso la sua prima stella Michelin (niente continuità, alla fine) e annuncia il suo nuovo progetto, che è esattamente quello che vi avevamo anticipato: una novità all’interno del nuovo headquarter della società di informatica torinese Reply, all’interno dell’Ex Caserma De Sonnaz. Non un ristorante, ci tiene a precisare lo chef, ma un luogo di sperimentazione gastronomica, in cui si metterà al centro la collaborazione tra l’uomo e l’Intelligenza Artificiale.

Niente apertura al pubblico, dunque, nonostante la presenza di un tavolo e dieci coperti che verranno utilizzati come “test”. Quel che Mandura andrà a fare sarà più un laboratorio che indagherà il rapporto tra tecnologia e cucina, per capirne le potenzialità anche commerciali. “Il tentativo è realizzare ricette giuste per ogni singolo individuo in base alle sue particolarità – spiega lo chef – dalle patologie, al colore dei suoi occhi”. Dunque, l’intelligenza artificiale arriva perfino là dove i sensi – ovvero ciò che più di tutto distingue l’uomo dalla macchina – dovrebbero essere fondamentali: l’AI entra in cucina, a quattro mani con uno chef che le vette della cucina le ha scalate. E qui si apre, come in ogni campo, un tema cruciale: l’Intelligenza Artificiale è più un rischio o una potenzialità? Potranno un giorno software ben addestrati prendere il comando di una brigata per guidarla con metodo fino alla prossima stella Michelin? E d’altra parte, se è vero che c’è una certa omologazione nei gusti della guida rossa, non dovrebbe essere così difficile trovare una regola, avrà pensato chi ha immaginato questo progetto, e chi crede che l’Intelligenza Artificiale possa in qualche misura sostituire mente, cuore e palato umano.

Cucinare con l’AI: pregi e difetti

intelligenza artificiale

Che l’intelligenza artificiale possa essere per tutti un esperimento interessante (lo fu anche per noi, quando provammo a farle fare delle recensioni, ma non andò benissimo, a dire il vero) lo capiamo perfettamente. Le potenzialità sono moltissime, e anche le cose nuove da indagare e da scoprire. Stimolante, di certo, nonché utile a generare una certa notiziabilità, come hanno capito d’altra parte anche le multinazionali, che ormai fanno fare all’AI praticamente ogni cosa, pur di fare pubblicità al prodotto.

Zia Sofia, la prima chef creata dall’intelligenza artificiale, approda in Abruzzo Zia Sofia, la prima chef creata dall’intelligenza artificiale, approda in Abruzzo

Questo, peraltro, significa anche che la cucina con l’Intelligenza Artificiale è già vista e rivista, anche se ancora non del tutto provata, e certamente non del tutto indagata. Ma di certo non è un annuncio sorprendente, a essere completamente sinceri. Detto ciò, è chiaro che il progetto raccontato da Christian Mandura potrebbe avere dei risvolti interessanti, così come è per tutte quelle applicazioni in cui l’Intelligenza Artificiale viene utilizzata come strumento accessorio, più che come metodo.

Certo, le implicazioni sono molte. In che misura le combinazioni di sapori perfette create dall’AI possono essere più convincenti di quelle create dalla mente (e dal palato) umano? E dunque, la cucina è realmente un’espressione personale e quasi artistica, come ci è stato raccontato in tutti questi anni – soprattutto dagli chef, eh – o è un semplice assemblaggio di gusti alla ricerca dell’equilibrio perfetto, quello che sicuramente un’intelligenza artificiale è più capace di bilanciare di qualsiasi essere umano?

Può una formula sostituirsi alla sensibilità umana? E se sì: il futuro dell’alta cucina è questa cosa qui? Perché allora sì il fine dining è morto, sepolto nel raggiungimento di una perfezione senza personalità.

Al di là dei lanci promozionali, il tema esiste, e il progetto di Mandura lo ha messo sul piatto. Ma c’è anche da chiedersi, dopo averlo fatto, se sarà pronto a condividere, o peggio a cedere all’intelligenza artificiale ogni risultato raggiunto nella sua nuova cucina. Se a creare è una tecnologia che si fa uomo, a chi appartiene la stella Michelin?