La nostra indefessa e iniqua attività di gastroperegrinaggio estivo ci porta oggi alle isole Egadi, e in particolare a Favignana, dove ha da poco aperto, sul versante del monte opposto al paese, l’Agriturismo L’ Alencio, in una splendida posizione e – visto il luogo – dall’approccio inusuale. Così abbiamo pensato di raccontarvelo in una recensione.
L’idea dell’Alencio è quella di proporre (non solo, ma anche e con convinzione) piatti a base di carni di propria produzione – tanto mi hanno assicurato i gestori dell’agriturismo. È un territorio brullo, quello di Favignana, non privo di fascino, e in questo contesto la tipica gariga mediterranea è stata sapientemente addomesticata in una sorta di giardino dal tocco selvatico che, giusto ai piedi del ristorante, offre un affaccio stupendo sulla maestosa isola di Marettimo al tramonto (tramonto che dal paese è impossibile da apprezzare). Il giardino è così stato riempito di sedie, divanetti e tavolini in (finto?) vimini, da cui godere dell’affascinante spettacolo naturale prendendo un aperitivo all’ora del tramonto.
Aperitivo e vino: astenersi gastrofighetti
Cominciamo dunque accomodandoci proprio qui, Marettimo è un miraggio di pietra che ci lascia assaporare il tempo che ci separa dal nostro ritorno (isola splendida, tra le più belle del Mediterraneo), mentre scegliamo come centellinare l’attesa selezionando dalla carta il vino che ci pare più adatto alla lasciva, meditabonda attività.
La carta vini dell’Alencio è quello che il gastrofanatico del 2019 definirebbe “convenzionale” (d’altronde il gastrofanatico ha un problema recondito con i ristoranti nelle località di mare): la selezione è prevalentemente siciliana, con qualche cammeo dall’entroterra, non troppo brillante.
Ordino un calice di Kike della cantina Fina (5 euro), blend di Traminer e Sauvignon, aromatico e dal profumo fruttato (che però si lascia apprezzare e che tra qualche giorno potrei prendere ancora). Per accompagnarlo non può mancare un tagliere di salumi di tonnara (18 euro), che tra il tonno (bresaola e ficazza), e la bresaola di spada affumicato si sa difendere, pur non dando fondo alla varietà di scelta che questa particolare specialità potrebbe offrire.
Il menu e i piatti dell’ Alencio, Favignana
Ascesi per il pasto alla veranda della casa colonica in pietra, continuiamo a godere del tramonto ormai pienamente infuocato e diamo un’occhiata al menu, plastificato e impaginato come usava vent’anni fa.
Considerata in questo contesto la singolarità incarnata dall’agriturismo, decidiamo di virare sulle proposte di terra. Per sancire la rotta scegliamo per prima cosa un vino rosso, il Perricone (20 euro), ancora una volta della cantina Fina. Corposo e lievemente speziato (mia moglie giura di percepire aromi di ginepro e marasca) non manca di una certa eleganza.
È tempo ora di accordarsi sui dettagli di un menu che inevitabilmente divideremo. Convergiamo su una pasta al pesto favignanese (12 euro), che si rivelerà un abbondante (in foto lo vedete già sporzionato direttamente in cucina) piatto di spaghetti con un battuto di pomodoro fresco, aglio, basilico e mandorle – in fondo nient’altro che una variazione sul tema del tipico pesto alla siciliana (o alla trapanese, se preferite), il piatto è insomma privo di originalità e costituisce una sorta di ultimo tornante che finisce forse per appesantirci un po’ troppo prima di partire alla scalata di quello che si presenta come un vero Mortirolo (altro che montarozzo di Favignana): lo stinco di vitello al forno (50 euro) che puntavamo come leggendario Moby Dick mangereccio di questa missione dissaporina sin da prima di metterci in viaggio.
Lo stinco di vitello al forno
Si fa aspettare un bel po’ ma quando arriva il motivo di tanta attesa inizia a dissiparsi di fronte ai nostri occhi, forse anche un poco sbalorditi. Ecco lo stinco santo, immane nella sua possenza, arpionato dalla sua stessa tibia che ne esce poderosa. Al momento dell’ordine avevamo forse sottovalutato un dato cruciale: il vitello è un animale molto grande, e tale è il suo stinco, se si intende mangiarlo tutto. Adagiato in una salsa generosa e profumata a base di pomodori freschi, cipolla, sale, pepe e olio, dalla sua massa svetta, oltre all’osso, uno sbuffo di rosmarino e due bei coltelli da carne che ci invitano alla sfida. Lo attacchiamo così dai lati opposti a furia di fendenti, che a forza di scolpirne le carni ben cotte e deliziose lo rimodellano poi non troppo. Mia moglie si dichiara esausta ben presto mentre io continuo a colpire la montagna fino a eroderla quasi completamente.
Il conto dell’Alencio
Sazi oltre misura rinunciamo all’impossibile proposta del dolce, ma non a quella di un bicchierino di liquore fatto in casa, servirà a raddolcire la consultazione traumatica del conto, che vado a sbirciare svolgendo lo scontrino con la circospezione di un giocatore di poker: 100 euro tondi tondi (che diviso due fanno 50 euro a testa, per una cena che vi garantisco non vi lascerà alcun superfluo languorino ma malgrado ciò potrebbe risultare lievemente esosa): giustificati dalla carne e dal contesto, a patto che sia l’ora del tramonto.
Informazioni
Agriturismo L’Alencio
Indirizzo: Contrada Piede d’Alencio, Favignana
Sito: agriturismolalencio.it
Orari di apertura: 12:30-15:30, 19-23
Tipo di cucina: mediterranea
Ambiente: informale
Servizio: cortese