Già l’arrivo, all’Adriatico Mar, lungo calle Crosera dopo il ponte Vinanti che attraversa Rio de San Pantalon, è un discrimine, in grado di separare semplici avventori di passaggio a Venezia da clienti affezionati. Più che di arrivo in realtà bisognerebbe parlare di approdo, visto che qui se pure esiste un ingresso principale – via terra – quello decisamente più scenografico e per i possessori locali di barchino decisamente più comodo, è quello via mare, attraccando direttamente al piccolo pontile in legno che funge anche da spazio di fruizione esterno al locale.
Capita raramente di trovare un luogo in cui potersi rifugiare e in cui provare la sensazione di essere in una dimensione sospesa, che non pretende nulla: ecco, Adriatico Mar è esattamente questo. Piazzale Roma, geograficamente distante a piedi poco più di 5 minuti, diventa improvvisamente lontano per lasciare il posto ad una collocazione spazio-tempo decisamente più appropriata, che assomiglia molto ai romanzi di mare.
Bacaro? Malvasia, per essere precisi
Se per comodità di classificazione inseriamo Adriatico Mar nella categoria dei bacari, più corretto sia nei confronti della storia, sia soprattutto nei confronti dei titolari e del loro impegno nel distinguersi dall’offerta cittadina, è parlare di malvasia. Per spiegare la peculiarità del locale, meglio cede la parola a un narratore d’eccezione Pietro Gaspare Moro Lin, storico e nobiluomo veneziano, che a metà ‘800 così la descrive “Vi era a Venezia nei passati tempi anco un’altra specie di botteghe, le quali si appellavano malvasie, perché infra i liquori di cui facevano smercio, più che altri vendevano la malvasia, vino assai delicato, che veniva spremuto da una cotal uva”.
Erano frequentate da persone appartenenti ad ogni ceto sociale “ed era invero bellissimo a vedersi quel quadro di verità che in esse ti si parava dinanzi, e sorprendente eziandio lo andare e il venire continuo che vi aveva luogo”. Luoghi interclassisti, dunque, aperti a nobili e meno nobili, gondolieri e dame. Un tempo crocevia di vini e assaggi, e con una chiara identità rispetto all’ampia offerta cittadina di cui oggi rimangono solo i bacari, la malvasia diventava anche un contesto nel quale poter conoscere quanto di meglio veniva da fuori. Esattamente con questo spirito, Francesco e Davide, un passato da architetti, hanno pensato di dar vita ad un locale unico, che unisce offerta gastronomica curatissima ad una selezione di vini che funzionerebbe benissimo come scuola enologica.
Lo spazio, le proposte, il servizio
Dimensioni ridotte, una manciata di tavoli, lampade posizionate non solo a illuminare ma a rendere accogliente e a trasformare ogni tavolo in uno spazio di intimità, richiami alla storia mercantile di Venezia (stampe e soprammobili). Un bancone che presenta l’offerta gastronomica del giorno e una lavagna che praticamente è una carta vini. Questo, in modo asciutto, quanto si trova all’Adriatico Mar.
Ampliando, si scopre che qui la scelta delle etichette regala sorprese che guardano ad entrambe le sponde dell’Adriatico, non escludendo ovviamente entroterra e montagne, eliminando barriere e muovendosi cercando il buono senza essere radicali: produttori artigianali, vini naturali senza ossessioni, vini macerati, vignaioli minuscoli dal migliaio di bottiglie. Oltre alla lavagna il consiglio è comunque quello di chiedere e di farvi guidare, per imparare e gustare cose nuove anche con la testa e non solo con il palato. La stessa ricerca coinvolge la parte gastronomica: per salumi e formaggi si guarda al piccolo senza troppa autocelebrazione o teatralità, semplicemente proponendo la propria visione. Abbandonati i cicchetti classici (ma gli appassionati dell’uovo sodo non saranno delusi), qui ci sono taglieri di affettati e formaggi appunto, e soprattutto i mini panini farciti, il cui ripieno cambia a seconda della disponibilità del mercato e dell’estro di chi è al bancone.
Se vi capita, per esempio, quello con il formaggio asino, i pomodorini confit e la crema di melanzane, o quello con il cavolo nero, la zucca marinata e lo speck, entrambi perfettamente bilanciati tra consistenze e sapori, potete dichiararvi molto soddisfatti. Il menù si allarga in alcuni casi fino a comprendere musetto, castradina (zuppa di montone tipica della Madonna della Salute) e altre tipicità locali o geograficamente limitrofe (frico).
Cosa aggiungere? La cortesia e lo stile del servizio e pure il gusto per la scelta della musica di sottofondo.
Opinione
Non un bacaro ma una malvasia, come ci tengono giustamente a sottolineare i gestori: Adriatico Mar è un luogo che sa tradurre in chiave enogastronomica il passato cosmopolita di Venezia, rispettandone la storia e cercando di farla assaggiare agli avventori. Con una scelta di etichette studiatissima e una proposta di cicchetti diversa dalla massa, è tappa assai consigliata. Strategica la posizione, con un pontile per l’approdo acquatico, e interni curati e accoglienti che inducono alla sosta lunga, serena, piacevole.
PRO
- Accuratissima selezione dei vini
- Orario di apertura decisamente ampio: dalle 10 alle 22
CONTRO
- Indubbio svantaggio degli avventori che non posseggono un barchino: conquistare un posto sul piccolo pontile è assai più difficile