No chiusure serali, poi no Green Pass, poi no Green Pass sul posto di lavoro: il vero problema delle posizioni di IoApro, forse, è quello di aver voluto, sempre e comunque, essere contro qualcosa. Come se, una volta trovata una soluzione, IoApro non potesse rimanere orfana di problemi, e allora TAC, ecco spuntare quello successivo. Per questo la conversazione con Umberto Carriera, segretario generale di IoApro, è stata un susseguirsi di domande e risposte, nel tentativo di trovare un nesso logico alle proteste dei ristoratori dissidenti e di capire la posizione dell’associazione, in particolare in relazione agli ultimi eventi a Roma, che hanno portato all’arresto di uno dei loro leader, Biagio Passaro, accusato di aver partecipato all’assalto alla CGIL (come lui stesso ha lasciato intendere, riprendendosi con il telefonino).
L’ultimo post sulla pagina di IoApro è “Stanno strumentalizzando tutto”: chi sta strumentalizzando cosa?
“Stanno strumentalizzando ciò che è successo sabato a Roma. Nessuno si sta soffermando sulle 65mila persone che c’erano in piazza del Popolo a manifestare in maniera pacifica e tutti si stanno concentrando sulle 3-400 persone che hanno devastato Roma, etichettando quella che è stata una delle più grandi manifestazioni di Roma degli ultimi anni come fascista. Io sono d’accordo che quegli episodi vadano condannati, ma nessuno parla di quello che è successo prima. Questo si chiama strumentalizzare”.
Ma parte della responsabilità di questa narrazione non è di IoApro? In fondo uno dei vostri portavoce, Biagio Passaro, era in prima linea durante l’invasione della CGIL.
“Sì, uno dei nostri portavoce ha fatto l’errore di entrare nella sede della Cgil. Nella sua diretta di sette minuti si vede chiaramente che Biagio era 200 metri indietro rispetto al corteo, stava documentando i fatti, come se fosse un reportage, e ha fatto l’errore di entrare anche lui. Entra e dice di non fare danni. Dopo 35 secondi di video Biagio esce: l’ha occupata per 40 secondi, ha fatto un errore, se ne prenderà la responsabilità. Ha sbagliato? Sì. Ha commesso un reato? Probabilmente sì. Però se Biagio Passero, che non ha menato nessuno, non ha rotto niente, ma è entrato dove non doveva entrare ha sbagliato non significa che il movimento IoApro è violento”.
Però lui nel video dice “IoApro è entrata nella CGIL”, quindi sostiene di fare questa cosa a nome vostro.
“In quel momento IoApro è lui, perché c’è lui in quel momento: non c’era nessun altro di noi lì. Tra i 600 identificati, oltre a Biagio, c’è solo un’altra persona che ha la tessera di IoApro. Lui in quel momento, per un po’ di visibilità o per ingenuità, ha fatto quei cinque secondi di video in cui ha parlato a nome di IoApro, come se fosse una coppa da alzare al cielo. Ma non è un teppista, è un imprenditore, uno che fino a qualche ora fa aveva la fedina penale pulita”.
Quindi IoApro si dissocia da quell’azione?
“Ma assolutamente. Poi bisognerà vedere: in questi giorni ci sarà l’udienza e si vedrà quali quali sono i capi d’accusa e se verrà confermato l’arresto. Di conseguenza noi prenderemo le nostre decisioni, e capiremo se Biagio è ancora meritevole di far parte del direttivo di IoApro o meno. Mi sembra evidente che IoApro si dissocia da ogni forma di violenza. La nostra manifestazione è iniziata alle 15 ed è terminata alle 17.45 in piazza del Popolo”.
Parliamo allora di quella manifestazione e di quel palco: al vostro fianco hanno parlato esponenti dell’estrema destra, no?
“Hanno parlato anche esponenti dell’estrema destra. Ha parlato l’avvocato Taormina, ha parlato il personale ospedaliero, le partite Iva, uno studente universitario, c’è stato perfino un videomessaggio del Monsignor Viganò. Hanno parlato tutti perché fa parte del nostro pensiero di libertà: se Castellino (il leader di Forza Nuova, ndr) vuole parlare venti minuti ed esprimere il suo pensiero è libero di farlo. Ma per noi potevano farlo anche Patuanelli o Renzi, quel palco era libero. È stata data parola a tutti e non ci sono state frasi ambigue: l’unica forse è quella del leader di Forza Nuova che dice “stasera ci prendiamo Roma”, che forse in effetti non è una bella frase, ma io l’ho vista come una cosa detta per prendersi gli applausi di 65mila persone in piazza del Popolo”.
Sì, però se vogliamo parlare di frasi ambigue, anche il linguaggio utilizzato in queste settimane sui social di IoApro era di quel tipo lì, con toni quasi bellici…
“Sì, noi utilizziamo moltissimo i social per avere partecipazione e utilizziamo comunque sempre un linguaggio immaginato per alzare un po’ i toni. Quello è sempre stato fatto, ma questo non significa andare, spaccare, rompere e assediare qualcosa: non è mai stato fatto, né mai abbiamo trasmesso questo tipo di messaggio. Certo, non mettiamo messaggi con gli arcobaleni, ma nemmeno diciamo “andiamo e spacchiamo”.
Ma come possiamo stupirci se un linguaggio di questo tipo attira i violenti?
“Parliamo sempre di alcune centinaia di persone su 60mila. Io penso che in qualsiasi comizio, organizzato da qualsiasi forza politica, ci sia un piccolo gruppo di persone disposte a far casino. È un momento in cui c’è la rabbia sociale, quelle persone – anche le mamme, gli anziani, i padri di famiglia – sono talmente arrabbiate che vorrebbero fare qualcosa: poi tra aver voglia di fare e fare davvero c’è differenza”.
Perché IoApro si oppone al Green Pass?
“Noi ci opponiamo al Green Pass non a 360 gradi, ma ci opponiamo a quello che entra in vigore dal 15 ottobre, perché riteniamo assurdo che nel primo paese al mondo per vaccinati ci debba essere un simile obbligo per poter lavorare”.
Ma prima eravate contrari al Green Pass in toto, o sbaglio?
“È vero, eravamo contrari al Green Pass, perché pensavamo sarebbe stato faticoso continuare a lavorare: invece abbiamo visto che le persone andavano lo stesso volentieri nei ristoranti, e abbiamo cambiato idea. Io pensavo che a causa del Green Pass i ristoranti avrebbero perso tra il 30 e il 40% del fatturato, poi ho visto che non era così, anche nel mio ristorante. Il Green Pass è stato uno strumento di ricatto: se vuoi una vita sociale devi vaccinarti. E ha funzionato, ora siamo il paese con più vaccinati, e dunque anche quello più sicuro. Bene, adesso che ha funzionato togliamo questo decreto”.
Dunque il Green Pass ha funzionato: perché non lo volete se voi stessi sostenete che sia uno strumento utile?
“Esatto, siccome ha funzionato, ora che abbiamo raggiunto l’immunità di gregge possiamo toglierlo. Non capiamo perché una famiglia, magari che non è no vax, ma è solo spaventata, debba sobbarcarsi il costo dei tamponi per poter lavorare: ci sembra ingiusto. Anche perché siamo l’unico paese in Europa in cui il tampone costa 15 euro, negli altri paesi è gratuito o ha un prezzo simbolico”.
Quindi il problema è la gratuità del tampone o l’obbligo del Green Pass?
“Be’, sono entrambi un problema. Non è giusto pagare per lavorare”.
Esiste anche una terza via, gratuita: il vaccino, che tu stesso mi dici che in questi mesi ci ha portato a essere il paese più sicuro al mondo…
“Il vaccino a quanto pare è la soluzione, o almeno oggi gli ospedali ci dicono questo. Ma perché puntare il dito contro chi ha il timore di vaccinarsi? È indubbio che sia stata fatta confusione sui vaccini, che si proceda un po’ per tentativi. Prima si conservavano a -80 gradi e quest’estate si facevano pure sulla spiaggia. Dunque ci sta che qualche milione di Italiani abbiano paura di farselo. A meno che lo Stato non lo renda obbligatorio e se ne prenda la responsabilità, cosa che abbiamo già capito che non farà”.
Ma siete sicuri che la maggior parte dei ristoratori la pensino come voi?
“Io direi un 50 e 50. Poi se parliamo di quelli disposti a manifestare siamo meno, metterci la faccia è sempre complicato. Ma se guardiamo agli iscritti e all’appoggio che abbiamo, tranquillamente possiamo dire che almeno la metà dei ristoratori sono con noi”.
Cos’è IoApro oggi e quanti siete?
“Da tre mesi a tutti gli effetti siamo un partito politico, con più di 80mila iscritti e un direttivo che vede in me il segretario nazionale”.
Come vi posizionate politicamente?
“Da nessuna parte, perché siamo convinti che tra destra, sinistra e centro cambino solo colori e simboli. Nei salotti tv fanno tutti la loro battaglia, ma poi quando si prendono le decisioni sono tutti insieme”.
Ma se siete apartitici, perché allora venite identificati con la destra?
“Forse perché il primo a contattarci fu Matteo Salvini e poi perché ogni volta che manifestavamo c’erano anche Casa Pound o Forza Nuova”.
E non avete mai pensato di prendere le distanze da questa destra, neanche dopo aver visto gli scontri della prima manifestazione a Roma?
“Se tu ti vai a rileggere le interviste e i post noi ci siamo sempre allontanati da questi movimenti. Però la verità è che nonostante l’onda mediatica importante che abbiamo non abbiamo ancora una struttura, non abbiamo una redazione, un Social Media Manager: siamo solo quattro o cinque ristoratori”.
Quindi questi sono incidenti di percorso?
“Sì, sono incidenti di percorso che possono costare caro, come nel caso di Biagio, ma che non possiamo evitare perché non siamo un classico partito, non abbiamo gli strumenti, i mezzi. Noi organizziamo le manifestazioni, chiediamo l’autorizzazione e andiamo in piazza. Poi non sappiamo neanche quanti verranno, né siamo strutturati per isolare certe fazioni: ecco, magari chiediamo alle Forze dell’Ordine di attrezzarsi meglio, e non pensare che cento agenti possano bastare. Ma per il resto questo non è mai stato il nostro mestiere: la nostra ingenuità si vede da Biagio, che tra le centinaia di persone che sono entrate alla CGIL credo sia l’unico a essersi fatto un selfie”.
Aspetta: siamo d’accordo, vero, che il problema non è essersi fatti beccare ma essere entrati?
“Sì, certo, è ovvio che non doveva entrare a prescindere, ma l’ho preso ad esempio per farti capire quanto poco siamo abituati a questo tipo di cose”.
Un’ultima domanda: i leader di IoApro hanno il Green Pass?
“Io ce l’ho perché ho avuto il Covid, Momi e Antonio non sono vaccinati e vanno avanti a tamponi, mentre Biagio è vaccinato”.