Conoscete la pizza Detroit Style? Nacque nel 1946 al Buddy’s Rendezvous dalle mani di Gus e Anna Guerra, all’angolo tra Six Mile Road e Conant Street a Detroit.
Secondo alcune versioni, Anna Guerra si ispirò alla preparazione dello sfincione palermitano così come lo faceva sua madre, mentre secondo altri fu Connie Piccinato, una donna siciliana dipendente del ristorante, a fornire l’idea di base. Ciò che è certo, è che la ricetta originale fu ri-adattata e resa molto ricca per sfamare gli operai dopo le lunghe ore di lavoro in fabbrica.
Oggi la Detroit Style è una pizza di forma rettangolare, a sezione alta, con una crosta croccante sulla base e una sezione molto soffice e spugnosa. Per farcire la base si usa un quantitativo generoso di formaggio, che colando ai lati della teglia forma una crosta croccante detta frico. Sopra il formaggio viene posta una colata di salsa di pomodoro in strisce molto saporita e altri condimenti come pepperoni, pesto, verdure o altro ancora. L’obiettivo è quello di avere una pizza goliardica, molto farcita e sostanziosa, croccante presso tutti i bordi, dove la crosta di formaggio, la salsa speziata e il tipico salame pepperoni siano i protagonisti indiscussi. La cosa strabiliante è la pragmaticità degli americani, che in qualsiasi passaggio, adottano tecniche specifiche per ottimizzare il risultato, volto al contrasto tra soffice e croccante e verso un sapore spinto che conquisti qualsiasi palato.
Noi vi proponiamo oggi una nostra versione, ispirata a quella originale ma adattata secondo l’ovvia disponibilità degli ingredienti italiani.
Ci siamo anche permessi di modificare leggermente qualche variabile (come l’utilizzo di miele nell’impasto, il quantitativo di formaggio o di aglio nella salsa) per sposare maggiormente i gusti della massa italiana. Il mio consiglio è di provare a seguire la nostra ricetta, per poi adattare eventualmente i quantitativi secondo le vostre preferenze.
Se siete convinti che la pizza sia o debba essere solo italiana, vi invito fortemente a provare questa specialità d’oltreoceano, che da ben 78 anni sfama milioni di persone, e che sono sicuro che conquisterà anche voi.
- Farina di grano tenero di tipo 1 (340-360 W) 655 g
- Acqua fredda da frigorifero (68% sulla farina) 445 g
- Sale fino (2.5% sulla farina) 16 g
- Lievito di birra fresco (1.5% sulla farina) 10 g
- Malto diastasico (0.5% sulla farina) 3 g
- Olio extravergine di oliva (3% sulla farina) 20 g
- Pomodori polpa fine 1250 g
- Origano secco
- Pepe nero
- Sale fino
- Aglio 2 Spicchio
- Olio extravergine di oliva
- Montasio media stagionatura 250 g
- Provola silana 250 g
- Salame pepperoni 500 g
- Burro a temperatura ambiente
Preparazione
Predisponete tutti gli ingredienti per l’impasto prima di cominciare, in modo da averli a portata di mano. Le quantità previste consentono di realizzare due panetti dal peso di 550 grammi, utili a riempire perfettamente due teglie rettangolari 32×24, oppure potete usarne 850 per una 30×40 classica domestica, e la parte restante per una di dimensioni più piccole.
In caso doveste fare più o meno impasto, regolate le dosi di conseguenza.
In una ciotola capiente o nella vasca della vostra impastatrice o planetaria versate tutta la farina, il malto, il lievito sbriciolato e mescolate il tutto a bassa velocità per circa un minuto, in modo da distribuire gli ingredienti e sciogliere i grumi della farina, che se di tipo 1 non va assolutamente setacciata.
A questo punto aggiungete i tre quarti dell’acqua prevista e impastate dai 10 ai 15 minuti, fino a che il tutto non avrà assunto una forma liscia e priva di grumi.
Aggiungete il sale, l’acqua rimanente a filo (e solo quando la precedente sarà perfettamente assorbita) e infine l’olio in due o tre step.
L’impasto terminato dovrà essere liscio, lucido e dal glutine ben formato.
Potete fare un test prelevando una piccola quantità e tirandola: se si spezza, dovrete continuare a lavorare per dare forza e struttura alla maglia.
Date all’impasto una forma tonda e liscia, ripiegandolo su se stesso due o tre volte con le mani inumidite e pirlandolo sul piano, senza mai usare farina aggiuntiva. Coprite con un panno umido o con una ciotola e lasciatelo riposare circa 20 minuti.
Tagliate l’impasto con un tarocco o un coltello e dividetelo in due parti uguali. A questo punto richiudetele e pirlatele, dando loro una forma ovale.
Oliate due contenitori abbastanza capienti e con i bordi alti (da almeno 2 litri di volume), in modo da poter contenere la lievitazione successiva.
Utilizzate possibilmente vaschette rettangolari, o in alternativa delle ciotole.
Chiudete ermeticamente o con una pellicola, e mettete in frigorifero per almeno 18 ore a 6 °C.
Se non avete la possibilità di regolare la temperatura del vostro frigorifero, portate l’impasto nel ripiano più alto.
Distribuite abbondante semola di grano duro rimacinata sul piano, e rovesciate il panetto al suo interno.
Versate altra semola sulla superficie del panetto e distribuitela bene in modo che si asciughi, rendendo agevole la stesura.
A fianco, preparatevi la teglia che dovrà essere ben imburrata; passate una noce di burro pomata su tutta la superficie, senza dimenticare gli angoli.
L’utilizzo del burro anziché dell’olio darà al vostro prodotto finito un gusto incredibile e fedele all’originale, provare per credere!
Con le dita ben aperte, stendete l’impasto distribuendo l’aria e dandogli una forma rettangolare.
Arrivati a tre quarti della teglia, portatevelo sull’avambraccio, scrollate la semola in eccesso e posizionatela sulla teglia.
Terminate quindi di allungarla al suo interno, cercando di coprire ogni centimetro, e premendo leggermente se serve per distribuire l’impasto in maniera uniforme.
Pigiate leggermente poi in corrispondenza dei bordi, in modo che non si sviluppi un cornicione indesiderato.
Cospargete olio EVO sulla superficie e spargetelo bene con le mani, poi chiudete le teglie con il coperchio o con pellicola, e posizionate in forno spento con la luce accesa (quindi a 26-28 °C) per circa 2 ore, fino a quando l’impasto non sarà triplicato di volume e avrà raggiunto quasi la sommità della teglia.
Mentre l’impasto lievita, potete dedicarvi alla preparazione della farcitura.
Avete due scelte: utilizzare la vostra passata preferita o dei pelati e cuocerli fino a ridurli, oppure usare una polpa di ottima qualità per evitare una prima cottura e sentire maggiormente il profumo caratteristico del pomodoro.
L’importante è che abbondiate di olio EVO, pepe nero macinato al momento, origano disidratato e una buona dose di aglio, che vi consiglio di privare dell’anima, tritare e ridurre in crema schiacciandolo sotto la punta del coltello, in modo che la parte acquosa venga eliminata e risulti profumato ma al tempo stesso molto più leggero.
Se preferite, potete preparare la salsa in anticipo e lasciarla riposare una notte in frigorifero; i sapori si amalgameranno tra loro e risulterà più intensa ed equilibrata.
Veniamo invece alla copertura di formaggio, tipica di questa e di altre preparazioni statunitensi, e che qui raggiunge il suo apice goliardico.
Lo scopo è quello di creare non solo una coperta filante sulla parte superiore della pizza, ma anche di posizionare abbondante latticino sui bordi tipicamente svasati delle teglie per Detroit Style, in modo che sciogliendosi e colando ai lati dell’impasto cristallizzino e formino una crosta croccante, quasi fosse una cialda.
Per raggiungere tale obiettivo abbiamo bisogno di un formaggio (o di un mix) non troppo morbido, in modo da poter essere passato ad una grattugia a fori larghi, ma nemmeno troppo stagionato, perché possa fondere in maniera perfetta. In più, è sempre meglio scegliere un latticino mediamente dolce, perché cuocendo e cristallizzando non diventi troppo forte e sapido.
Grattugiate i due latticini previsti dalla ricetta nella maglia larga e mischiateli.
Una volta che l’impasto sarà triplicato di volume, siete pronti per passare alla fase della pre-cottura.
È importante che la pasta sia ben cresciuta per sviluppare una sezione sofficissima e colma d’aria, che possa da un lato fare da contrasto alla croccantezza della base e dei bordi, e dall’altro cuocere perfettamente.
Per tal motivo, non lesinate sul tempo per evitare che sia troppo bassa, ma non dimenticatevela a riposo, perché potrebbe facilmente andare troppo oltre rovinandovi tutto il lavoro fatto finora.
Pre-riscaldate il forno di casa al massimo della sua temperatura (250 o 280 °C a seconda del modello), oppure il forno professionale per pizza a una temperatura di 310 °C, predisponendo le resistenze (a seconda del modello) tra l’80 e il 100% di potenza dal basso e il 20 e il 30% dall’alto.
In base al forno e alla temperatura, tale fase varia tra i 12-15 minuti per i forni domestici a incasso, e gli 8-12 minuti per i forni professionali.
Nei forni a incasso, posizionate la teglia a contatto con il pavimento inferiore, in modo da garantire una perfetta cottura della base.
Quando la vostra base sarà cresciuta e ben dorata superficialmente, staccandosi bene dalla teglia, toglietela dal forno e lasciatela raffreddare su una griglia rialzata per almeno 20-30 minuti; in tal modo, l’umidità in eccesso verrà espulsa, permettendovi di asciugare ancor di più l’impasto in seconda battuta, e raggiungendo così la consistenza perfetta al morso. Potete anche preparare tali basi in anticipo, lasciarle a temperatura ambiente qualche ora oppure congelarle, per rigenerarle prima del servizio e terminando la farcitura subito dopo.
A questo punto spargete l’abbondante formaggio su tutta la teglia, partendo dai bordi che dovranno essere ben forniti di latticino per i motivi già detti, e passando poi alla parte centrale. Con un mestolo formate due corpose strisce larghe 5 centimetri, percorrendo il lato lungo della teglia; in alternativa potete anche distribuirla su una diagonale e due strisce limitrofe, sentitevi creativi.
Distribuite abbondantemente il salame già tagliato a fette sottili, coprendo tutta la teglia.
È molto importante non lesinare sul quantitativo, in quanto cuocendo si ridurrà arricciandosi, e vi risulterà sicuramente meno di quanto potrebbe sembrare da crudo.
Riportate la teglia in forno, avendo cura di abbassare leggermente la potenza della platea (50-70 % nei forni professionali) e di alzare il cielo (50-60 % nei forni professionali), o semplicemente di portarla nella parte superiore del vostro forno a incasso.
Cuocete per altri 5-8 minuti, fino a quando non si sarà formata la crosta esterna e gli ingredienti non saranno perfettamente cotti.
Non abbiate timore di usare il grill, alzare la potenza del cielo o di attendere ancora 2 minuti se la crosta non vi sembra ancora perfetta, in quanto è la parte più importante della ricetta.
Sfornate, portate su griglia rialzata e lasciate riposare due minuti prima del servizio, in modo che vapore e calore eccessivo non rischino di ustionare i vostri ospiti. Una piccola accortezza: considerando l’elevato quantitativo di formaggio, pomodoro e salame, vi consiglio di coprire la teglia con il suo coperchio o un’altra teglia prima di sfornare e lasciarla calmare qualche secondo, in quanto potrebbe schizzare l’inferno sulle vostre povere mani.
Dividete la vostra meravigliosa Detroit Style in tranci e servitela calda ai vostri commensali, osservando le loro facce soddisfatte ad ogni morso.
Conservazione
Per comodità, potete optare per la preparazione delle basi pre-cotte in anticipo, senza alcun condimento, svolgendo tutta la ricetta fino alla prima fase di cottura.
A quel punto potete lasciar raffreddare le basi e conservarle coperte da pellicola in frigo fino al giorno successivo o in freezer; potete farcirle subito se le avete conservate a temperatura ambiente qualche ora, oppure rigenerarle 2 prima della farcitura se conservate in frigo, o ancora riscaldarle 5 minuti a 250 °C se congelate; dopodiché, procedete con le fasi della ricetta.
In egual misura, potete cuocere il prodotto farcito e congelarlo, conservarlo in frigo fino al giorno dopo o mangiarlo dopo qualche ora, avendo cura di scongelarlo e portarlo poi di nuovo a calore sostenuto per 8 minuti a 220 °C.
Il metro di misura perfetto è sempre il formaggio, che deve tornare ad essere ben fuso e filante, ma soprattutto molto caldo se toccato.
Consigli
La farina che abbiamo scelto per la nostra versione è una tipo 1 forte (340-360 W) in modo da poter reggere le varie fasi di fermentazione previste dal processo (soprattutto l’ultima in teglia) senza perdere forma e struttura.
Abbiamo optato per una tipo 1 in quanto, avendo un impasto dalla sezione importante, i profumi sviluppati accompagneranno i condimenti e renderanno possibile apprezzare ancor di più il prodotto finito; nulla vieta di optare per una 00 o una 0, qualora doveste preferirla o qualora non doveste trovare una tipo 1 abbastanza forte. Se impastate con planetaria o impastatrice professionale, l’acqua va usata fredda da frigorifero, per evitare che la temperatura finale salga sopra i 22 °C e rischi di compromettere la prima fase di lievitazione spingendo troppo. Diversamente, se impastate a mano, usatela pure a temperatura ambiente. Il malto diastasico vi aiuta a garantire un piccolo apporto di zuccheri necessario a sostenere le varie fasi di lievitazione, oltre ad influire sul colore. La ricetta finale prevede l’utilizzo del miele, mentre noi abbiamo optato per un ingrediente più tecnico e dall’apporto più influente. L’olio è facoltativo, ma la quantità consigliata permette di rendere più malleabile l’impasto, rende più soffice la mollica, stabilizza la lievitazione e le piccole bolle d’aria formatesi e soprattutto apporta ottimi miglioramenti nella fase di pre-cottura.
Come usare la salsa
La salsa utilizzata per la Detroit Style è corposa e molto profumata, che deve spingere quasi più degli ingredienti della farcitura. Considerando quanto gli americani amino la croccantezza, in tante tipologie di pizza essa non viene posizionata sotto la mozzarella ma sopra, in modo da non compromettere l’effetto crunch finale a causa dell’eccessiva umidità, e permettendole invece di asciugare sopra ad una cautelativa barriera di latticini.
Come scegliere i formaggi
Il formaggio che generalmente viene utilizzato nelle Detroit Style è il Wisconsin Cheese, oppure un mix fatto di 80% di White Cheddar e 20% di mozzarella asciutta.
Considerando che non è facile trovare tali formaggi in Italia, abbiamo riunito a raccolta gli esperti di Dissapore, trovando un ottimo compromesso nel mix formato da 50% di Montasio a media stagionatura e 50% di Provola Silana.
Fate attenzione alla loro composizione (abbastanza grassa) e la loro consistenza, che dovrà essere non troppo morbida, soprattutto della provola che non è facile trovare stagionata al Nord; in caso non sia abbastanza consistente, lasciatela qualche giorno in frigo a indurirsi. Una piccola nota sulla quantità; la ricetta originale fa uso di una dose ingente di formaggio, soprattutto per essere certi che coli fino in fondo alla pasta formando una lunga crosta laterale, che possa percorrere tutto il bordo dell’impasto ma anche superarlo in altezza.
Il quantitativo corretto sarebbe 850 grammi (inteso come somma dei due), che tuttavia risulta davvero tantissimo per le porzioni indicate, motivo per il quale noi abbiamo optato per soli 500, sufficienti a coprire la pasta e formare una buona crosta.
Se vi sentite degli eroi, potete adeguare la dose a vostro piacimento.
Metodi di cottura
Ci sono due principali metodi per la cottura di una teglia Detroit Style. Il primo prevede la lievitazione, la farcitura e la cottura in un’unica fase.
Il secondo è più tradizionale, e prevede una pre-cottura della base senza condimento, un riposo, la farcitura e la cottura finale degli ingredienti; tale metodo viene utilizzato per tre motivi principali:
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- Anzitutto, a livello professionale permette di ridurre i tempi di cottura, permettendo di servire le teglie entro pochi minuti dall’ordine terminandole con la farcitura necessaria;
- Secondariamente, va incontro al grande amore degli americani per l’effetto crunch e per il contrasto di consistenze; in tal modo infatti la base potrà espandersi in maniera ottimale, asciugando e divenendo croccante nella parte sottostante, grazie all’assenza di umidità degli ingredienti.
- Last but not least, in tal modo è possibile cuocere con precisione anche elementi di farcitura diversa, che avrebbero bisogno di un tempo dedicato diverso da quello dell’impasto.
Il salame
Il salame classico da utilizzare su questa teglia è il Pepperoni tipico americano, nato dalla celebre ricetta del 1929; è un salame di bassa stagionatura, dal colore rosso vivo, grana fine e lievemente piccante. In Italia non si trova facilmente, e in sua mancanza potete optare per delle salsicce piccanti, del chorizo o altro di vostra preferenza.
Le uniche accortezze sono di tagliarlo il più sottile possibile e di scegliere una stagionatura media al contrario dell’originale, per essere certi che si arricci leggermente dopo la cottura divenendo croccante all’esterno.