Il fufu è un piatto di origine ghanese, si pensa risalga ai tempi dell’Impero Ashanti, lo Stato precoloniale che fu indipendente tra Settecento e Ottocento, poi si sarebbe diffuso nel Centro e nell’Ovest dell’Africa grazie alle migrazioni. Qualcosa di molto simile al fufu si mangia anche nel Sudamerica, e non è difficile ipotizzare che si tratti di una conseguenza della tratta degli schiavi.
Si tratta di un cibo che serve per accompagnare gli umidi e le zuppe, come quella di arachidi e carne bianca (nkatenkwan), ma anche con zuppe leggere (nkrakra nkwan) e abenkwan (zuppa di noci di palma). Nelle zuppe il fufu viene immerso, oppure viene servito come accompagnamento, come la nostra polenta, e viene preso con le mani (la destra), appallottolato come una polpetta e poi immerso nella zuppa e mangiato. Infine il fufu si può trovare anche a palline “monoporzione” accompagnate da verdure spadellate e salsa di curry.
Qualche tempo fa, nel 2021. il fufu è diventato virale grazie ad alcuni video su TikTok di ragazzi africani che lo mangiavano con le mani, affermando quanto fosse buono, ed è ovviamente partita subito la #fufuchallenge, il che ha generato molta curiosità anche negli occidentali, e le ricette del fufu hanno cominciato ad essere presenti in rete e i video di occidentali che preparavano il fufu, spesso con risultati incerti sono diventati anch’essi virali. La prima a far partire (forse inconsapevolmente) la moda del fufu fu la influencer americana di origini ghanesi Princess Joan, quando fece un video per spiegare che è fondamentale mangiare il fufu con le mani, per evitare di alterarne i sapori.
In generale, rispetto alla nostra polenta, si tratta di un mix di polpa o farina di tuberi (platani, taro, manioca o malanga, un tubero originario del Sudamerica), e dunque la consistenza risulta più collosa, il gusto più dolce, ma anche leggermente acidulo.
Se volete provarlo in abbinamento a un piatto tipico della nostra cucina, vi consigliamo di accostarlo allo stracotto di manzo al vino rosso.
- Farina di platano 250 g
- Farina di manioca 150 g
- Brodo di pollo 100 ml
- Acqua 300 ml
Come fare il fufu
Setacciate le farine in una pentola usando un colino a maglia fine, dovrete mescolarle bene e fare in modo che siano ben sfarinate, perché il fufu tende a creare dei grumi.
Prendete il brodo di pollo, che dovrà però essere freddo in modo da non favorire i grumi, e mescolatelo con l’acqua. Versateci le farine setacciate; prima metà composto, e mescolate energicamente, poi tutto il resto e mescolate di nuovo.
A questo punto mettete la pentola sul fuoco e portate a bollore mescolando, sempre con una certa energia perché l’impasto sarà diventato denso, per circa 15 minuti. Coprite ora con un coperchio e fate cuocere a fiamma bassissima altri 3 minuti. Poi spegnete la fiamma e provate a mescolare: la consistenza deve essere liscia, densa e quasi collosa. Se lo versate in un piatto da portata e vi inumidite le mani potete dargli una forma, che in genere è quella ovale.
Conservazione
Il fufu tende a seccarsi e diventare duro, dunque per conservarlo va messo in una pellicola, in un sacchetto gelo o in un contenitore coperto, e si conserva in frigorifero per circa 4 giorni (annusatelo prima di mangiarlo, se ha un odore acido è iniziata la fermentazione e non sarà più buono). Potete anche congelarlo, sempre ben chiuso nei sacchetti gelo, poi andrà fatto scongelare per una notte intera fuori dal frigo. Per riscaldare il fufu: si può passare per circa 10 minuti in forno statico a 160 gradi, oppure in microonde alla massima potenza per 30 secondi, o infine in padella, aggiungendo un goccio d’acqua su tutta la superficie e coprendo con un coperchio in modo da riscaldarlo con il vapore. Riscaldandolo il fufu si ammorbidirà di nuovo e potrà essere servito con verdure, con le zuppe tradizionali o anche solo con una salsa al curry.
Consigli e varianti
Il fufu, come ogni piatto tradizionale, ha moltissime varianti: ad esempio c’è chi lo fa solo con la farina di patate dolci ottenendo dei panetti sodi e bianchi, ma la maggior parte delle ricette prevede l’unione di platano e manioca. Se trovate gli ingredienti freschi (la manioca deve essere quella dolce, con la buccia scura e l’interno bianco), potete sbucciarli, tagliarli a cubetti e frullarli, e poi cuocere la crema che si sarà formata quasi senza aggiunta di brodo di pollo (ne servirà giusto un goccio), in questo modo otterrete un composto molto più aromatico. L’altra variante, più semplice anche per l’approvvigionamento in Italia, è quella di usare solo il platano fresco e aggiungere la farina di manioca.