Dissapore sta per dissipare i vostri dubbi. E se i giochi di parole vi lasciano indifferenti, amerete comunque la ricetta protagonista dei 5 errori da non fare di oggi: la pasta cacio e pepe. Volete prepararla senza incappare negli errori più comuni, come ad esempio metterci l’olio (no, l’olio non ci va, alla componente grassa provvede già il formaggio)?
Allora affidatevi alla rubrica che nel suo doppio appuntamento settimanale vi aiuta a prendere la decisione giusta, allontanando le incertezze sugli ingredienti e le modalità di esecuzione delle vostre ricette più amate.
Ad esempio, avete tutti ben presente cosa s’intende per “cacio”? Conoscete esattamente gli altri ingredienti della cacio e pepe? Sapete come fanno i cuochi romani a evitare i grumi nella crema di formaggio che rende il piatto più gustoso? Tranquilli, stiamo per dirvi tutto, continuate a leggere.
1) Sbagliare formaggio
Per il dizionario “cacio” è un termine generico che indica semplicemente il formaggio, ma la vera cacio e pepe è più intransigente di qualsiasi Zingarelli.
Infatti il cacio, per la cacio e pepe, è soltanto il pecorino. Romano, per di più. Non chiedetemi perché sia pecorino e non Parmigiano o gruyère, la ricetta è così e basta, fine della storia.
2) Non parteggiare per la crema di formaggio
Per alcuni, che qui chiameremo “mangiatori rinunciatari”, la cacio e pepe è della semplice pasta spolverizzata di pecorino grattugiato e pepe macinato. Altri, invece, chiamiamoli pure “irriducibili del gusto”, sono ferventi sostenitori della crema di formaggio che avvolge la pasta con la sua consistenza vellutata. E se a grattugiare del formaggio su due spaghetti siamo capaci tutti, ottenere la cremina senza formare grumi può essere un problema.
Come ha ben spiegato il chimico-star del web, Dario Bressanini, ai formaggi stagionati tipo Parmigiano o pecorino servono temperature superiori rispetto a quelli freschi per fare in modo che i legami tra proteine si rompano facendo fondere il formggio.
Nello stesso tempo, se la temperatura supera i 65°C., le proteine si coagulano e strizzano fuori l’acqua, creando i maledetti grumi. Per formare quindi la morbida cremina basterà scaldare dolcemente il pecorino insieme a un po’ di acqua calda, ovviamente senza superare i fatidici 65°C.
In altre parole, unendo al pecorino grattugiato una dose più o meno uguale di acqua calda, avremo la bramata cremina.
3) Ignorare il potere anti-grumi dell’acqua di cottura
Per evitare i grumi nella famosa crema di formaggio in realtà un trucco c’è: usare non della semplice acqua calda, ma l’acqua di cottura della pasta, come fanno gli sgamatoni (e tra loro molti chef).
Perché mai, vi chiederete? Perché la pasta contiene amido, che rilascia in parte nell’acqua di cottura, e l’amido ostacola la tendenza delle proteine a coagulare, scongiurando la formazione di grumi.
È lo stesso principio per cui aggiungiamo un cucchiaio di fecola o di farina alla fonduta per non farla rapprendere.
4) Sbagliare la cottura della pasta
La pasta per la cacio e pepe va scolata molto prima della cottura ottimale perché ha bisogno di fare ancora un passaggio in padella con acqua e pecorino. Se non volete quindi ritrovarvi un pappone indistino di pasta e formaggio, attenetevi a questa regola.
Sarà l’esperienza a guidarvi esattamente sul quando scolare la pasta, per ottenere la consistenza che preferite.
5) Usare pasta a caso
No, non pensate a maccheroni, penne o rigatoni. Per la cacio e pepe la tradizione impone pasta lunga, come spaghetti o tonnarelli. E no, non importa se state pensando a come starebbe bene, invece, quella cremina mentre cola fuori voluttuosa da un morbido maccherone.
Ma… a pensarci bene, la tradizione non viene certo a visitarci mentre nell’intimo della nostra cucina ci gustiamo un maccherone da cui fuoriesce la morbida crema di formaggio, no….?
[Crediti: Dissapore, Dario Bressanini]