Tutti fanatici del cibo e nessuno che dica quanta strada ha fatto per togliersi uno sfizio.
Il 1 settembre 2011 alle 11:35 Gianfranco LoCascio ha detto:
“Torino-Kansas City, Missouri, per il Barbecue di Arthur Bryant’s. Torino-Decatur, Alabama, per il Barbecue di Chris Lilly al Big Bob Gibson Bar-B-Q Restaurant. 20$ di menu e 1800€ di spese di viaggio e alloggio. Lo rifarei oggi.”
Il 1 settembre 2011 alle 19:16 Ale Palumbo ha detto:
“A 19 anni, poco dopo gli esami di stato, alle 5 del mattino con un amico mi sono messo in macchina (una Saxo senza aria condizionata) per una sana mangiata al Castello dei Sorci ad Anghiari. A seguire lenta digestione/coma, bagno al calidario, dormita in macchina nella pace degli Angeli e ripartenza all’alba del giorno dopo verso casa, con deviazione per il centro di Roma, ‘che ci andava un bombolone fatto bene. Piccoli gastrofanatici crescono.“.
La relazione tra prezzo e qualità, capirsi una volta per tutte.
Il 31 agosto 2011 alle 15:10 Me medesimo ha detto:
“Per capire la relazione qualità/prezzo bisogna fidarsi dell’amico che dice ‘Devi assolutamente provare questo ristorante, se spende poco e se magna da paura, co’ venti euro te danno de tutto e de più ed è pure bono’. A questo punto si va nel ristorante consigliato mangiando “de tutto e de più”, si pagano i venti euro maledicendo l’amico per quanto abbiamo mangiato male e rimpiangendo la volta che abbiamo lasciato ad Heinz Beck 300 euro per il menù degustazione di otto portate più il gran dessert finale, vini inclusi e vari extra!”
Il 31 agosto 2011 alle 13:06 Fabrizio Pagliardi ha detto:
“La mia idea di felicità è una bottiglia di chateau Margaux 1868.” Karl Marx. Evidentemente considerava il prezzo di quel vino, già allora molto alto, un prezzo sensato. O no?“.
Il 31 agosto 2011 alle 12:29 Sara77 ha detto:
“Il prezzo si misura, ma è un numero che sintetizza un’infinità di variabili. La qualità si misura? ‘Ni’. Che significa ‘qualità’? Riguarda gli ingredienti, la lavorazione, è legata alla soddisfazione di mangiare qualcosa? Se abbiamo dei dubbi su un termine del rapporto mentre l’altro è impossibile da definire, smette di esistere il presupposto del calcolo del rapporto“.
Quando il vicino di tavolo rovina la cena al ristorante.
Il 30 agosto 2011 alle 14:45 jade ha detto:
“Ma onestamente voi, se un uomo vi portasse a cena a San Valentino a mangiare quegli orrendi menù combinati sui toni del rosa, con l’immancabile grandinata di melograno sulla capasanta e tortino al cioccolato-wannabe trasgressivo, avreste ancora qualcosa da dirgli o cenereste in silenzio meditando l’addio?”.
Il 30 agosto 2011 alle 11:12 myfooddesign ha detto:
“A volte sono stata io un’ottima rovina cena, come quando inciampando in un gradino ho tirato giù la tovaglia con piatti e bicchieri di un tavolo per due (palesemente al primo incontro). Purtroppo non ho rovinato solo la loro cena, ma anche la mia: troppo imbarazzati per continuare, abbiamo pagato il conto con lauta mancia e siamo scappati via“.
Il 30 agosto 2011 alle 18:18 Ermanno Nuonno di Agnone ha detto:
“Il proprietario di alcuni club londinesi aveva due cani che mangiavano nei suoi ristoranti. Tavolo addobbato con argenteria e acqua servita in brocchette di cristallo, e menù sempre uguale, triplo filetto di bue quasi crudo con riso bollito e verdure al vapore, servito con grande cortesia da camerieri in livrea. Un giorno (io presente) un famoso giocatore di golf si accomodò al tavolo vicino e fece i complimenti ai cani per le buone maniere. Si girò parlando alla sua compagna e il cane più vicino mangiò il contenuto del suo piatto. Il proprietario si avvicinò al tavolo dei cani e tuonò: “Jack, say sorry to the gentleman” (Jack, scusati col signore). Il cane mugolò e il vecchio boss, contento, disse “Good boy” (Bravo ragazzo). Il cameriere servì un’altra portata al cliente come se niente fosse successo“.
Il 30 agosto 2011 alle 12:47 Giuseppe ha detto:
“Cena in un ristorante milanese, zona sud (navigli), il vicino di tavolo commenta ad alta voce i piatti che stavamo mangiando. Poi esclama “mi fa assaggiare?”.
Il nuovo Earl Grey? Non è la mia tazza di tè, strillano gli inglesi alla Twinings.
Il 30 agosto 2011 alle 10:14 myfooddesign ha detto:
“Mi regalarono una confezione da Strega Tè di Bologna, la miscela con lamponi e cubetti di yogurt… felici pomeriggi invernali! La temperatura dell’acqua doveva essere intorno ai 60 gradi, vedevo le foglioline stendersi piano piano e i fiori riaprirsi mentre aspettavo che il tè fosse pronto. Delizia per gli occhi”.
Prova d’assaggio: la polpa di pomodoro.
Il 31 agosto 2011 alle 10:10 Vinogodi ha detto:
“Come in tutte le realtà c’è chi lavora bene e chi male . Chi lavora per la Grande Distribuzione avrà un prodotto di prezzo e qualità commerciale. Chi lavora per la ristorazione professionale cercherà altri requisiti con un prezzo adeguato. Finiamola con la storia dell’industria malsana e avvelenatrice e l’aulico mangiare del contadino che non sempre è salubre come si pensa.“.