Nell’82 avevo più o meno l’età di Stella, la protagonista dello struggente corto realizzato da Gabriele Salvatores per Banca Intesa, e come lei, sognavo i giocattoli pubblicizzati in TV. C’erano Crystal Ball e Cicciobello. E c’era il Dolce Forno: una bimba spiegava dallo schermo che tutti potevano fare manicaretti d’alta pasticceria. Io dopo un paio di tentativi avevo desistito. Invece Stella la cucina ce l’ha nel sangue. Seduta sul sedile posteriore di una 127 malconcia sogna su un libro illustrato pieno di piccoli pasticceri. La madre conosce la passione della figlia e cerca in ogni modo di assecondarla, segnando per sempre la vita di entrambe: «quello è stato l’ultimo regalo che mi ha fatto mia madre; da quel giorno forse sto solo cercando di meritarmelo». Nel corto di Salvatores la vita di Stella si intreccia con un’altra, il finale a sorpresa consiglia di guardare TUTTO il video. Due storie partite male, senza prospettive: in entrambi i casi il riscatto avviene in cucina, utero materno, luogo al riparo da tutto, dove si può dare sfogo a fantasia e talento, e ricostruirsi in silenzio un’esistenza. Allora c’è davvero da brindare: i bicchieri sono quelli belli e la temperatura del vino è giusta; si festeggia la rivalsa nei confronti del destino, il ribaltamento dell’inevitabile. Soprattutto si beve ai sogni, grandi e piccoli, nati davanti a uno di quei giocattoli che oggi non si vedono più.
[Via: Cineblog]