Mentre il Corriere celebra il mito della Zagat (un po’ appannato per la verità), la guida fatta con i giudizi dei clienti, per noi che stiamo da questa parte dell’oceano è complicato capire lo tsunami che ha investito la gastrocrazia americana dopo che ieri, il direttore Ben Keller, ha annunciato il nuovo reporter dai ristoranti del New York Times: Sam Sifton. Non esiste NYTimes in italia, nelle pagine dei quotidiani si parla poco di ristoranti, e se Stefano Bonilli succedesse a Fausto Arrighi alla direzione della guida Michelin se ne accorgerebbero in pochi. Al contrario, il nome di Sam Sifton, l’ex responsabile delle pagine culturali che ha preso il posto di Frank Bruni, è rimbalzato subito in ogni angolo della gastrosfera, dove è stato rivoltato come un calzino nemmeno fosse il prossimo candidato alla presidenza degli Stati Uniti.
Solo a titolo di esempio, poche ore dopo la lettera d’incarico sul blog Eater è apparso un dettagliato dossier Sam Sifton (età, lavori precedenti, gusti, disgusti, e soprattutto la foto segnaletica). Un altro blog, Gawker, ha proposto una spassosa galleria di possibili travestimenti per nascondere l’identità di Sifton. Che ha anche risposto alle domande dei lettori del New York Times, irrefrenabilmente curiosi di sapere come si sta preparando all’incarico.
I più testardi, quelli che vogliono capire a ogni costo le ragioni di questa apocalisse, devono considerare l’influenza della carica, che è senza pari. Come il budget assegnato a colui che in automatico, è diventato il più importante e influente critico gastronomico del mondo.
Anche se, poche ore prima che Sam Sifton diventasse il nuovo critico del Times, un interessante articolo sullo stato della critica gastronomica notava come l’esplosione dei critici fai da te avesse balcanizzato il ruolo sottraendogli importanza. Colpa soprattutto dei blog. Che tuttavia, sono stati determinanti nel costruire il culto di Frank Bruni, il predecessore di Sifton, e a giudicare dalle prime ore, hanno intenzione di fare altrettanto con lui.