Prima dello studio di Bankitalia non mi ero accorto di pagare l’espresso 1 euro al nord e 75 centesimi al sud. Dove, dice sempre Bankitalia, anche per un cappuccino spendo il 9,3% in meno. Quanto costa il mio panino preferito in un bar nordista (gastrobar diciamo noi avvezzi alle mangiatoie), non so, 7 euro? Al sud per lo stesso panino spendo 5 euro e 96 centesimi. Perfino la pizza, che come la fanno al sud, signora mia, al nord costa il 17,3% in più. Ci metto la spesa al mercato, la scuola (eppure in Puglia c’è il doppio delle lodi rispetto alla Lombardia), l’affitto o la casa da comprare e tiro una riga. Totale: il costo della vita al sud è inferiore del 16,5% rispetto al nord.
A me continua a sembrare una cosa tutto sommato normale, visto che la casa al sud costa il 60% in meno (lo dice ancora l’occasional paper di Bankitalia), e che la differenza di reddito pro capite tra Valle d’Aosta e Sicilia supera abbondantemente il 16,5%. Come tra Lombardia e Campania. Come tra Trentino Alto Adige e Calabria. Allora, qualcuno mi spiega perché il leghista Calderoli ha subito rilanciato l’idea delle gabbie salariali, che lessico infelice a parte, significa buste paga più pesanti dove la vita è più cara, cioè al Nord? Ma voi siete d’accordo?