ROMA – Dice che se guardi la tivù più di un grande paese sembriamo una grande scuola alberghiera. Approfitto dell’augusto parere e torno alla colazione delle first lady al G8, cucinata da Heinz Beck, un tedesco. Lo chef della Pergola è considerato ormai italiano, per gli anni a Roma e anche per la sua cucina più mediterranea di tanti colleghi peninsulari. Lo dimostra pure il lavoro di suoi allievi come Guido Haverkock. Sul livello della cucina poi, non si discute. Eppure, di tanti chef bravi in Italia non ce n’era uno ITALIANO? Non vorrei sollevare polemiche in giorni di pax perfino tra D’Alema e Berlusconi. Non vorrei nemmeno essere accusato di provincialismo, anche perché allora chiederei a chi pensasse di farlo, di scrivere una critica analoga sul menu “tricolore” (caprese, gelato pistacchio, fior di latte e fragola)…
Ora anche la stagista del cerimoniale del comune di Vigevano, con tutto il rispetto, sa che per un pranzo istituzionale italiano protocollo vuole una cucina tutta italiana. E la stessa stagista sa che in un protocollo, la forma, e quindi la carta d’identità del cuoco, conta quanto la sostanza. Sbaglio? E se al posto di uno chef tedesco ci fosse stato un francese?