Tocca farsene una ragione. L’ordinanza scaricabarile del sottosegretario alla sanità Francesca Martini è in vigore. Qualcosa va pur fatta. Già, ma cosa? In queste ore siamo sommersi dalle telefonate di amici ristoratori che chiedono chiarimenti su una legge che, figurati, sembra scritta apposta per essere poco comprensibile. Informare i clienti è un divieto o un obbligo? La seconda che ho detto, ma il come farlo rimane un mistero. Mancano le norme di attuazione, quelle, per fare un esempio pratico, che obbligarono i locali pubblici a piazzare in bella vista la tabella “anti-alcol” con tutti gli indici e i bicchieri massimi consentiti.
Questa volta invece niente tabelle per le centinaia di additivi permessi dall’Unione Europea. Tocca arrangiarsi insomma, magari prendendo esempio dalle industrie alimentari, obbligate alla sola citazione della sigla (E220, E221, ecc.). Qualcuno si è già organizzato con una lista di ciò che usa in cucina da mostrare a chi ne fa richiesta, Nas compresi. Basterà? Chi può dirlo, d’altronde siamo nelle mani di gente che la lista ufficiale degli additivi neanche l’ha letta.
Se non ci credete, leggete l’articolo 1 (comma 3) per capire. Durante l’intervista di Striscia la Notizia, la Martini promise che avrebbe vietato l’azoto liquido per evitare incidenti. Ma nell’ordinanza leggiamo che “è fatto divieto di detenere sostanze gassose, ad eccezione degli additivi alimentari“. Insomma, lo ha vietato senza accorgersi che l’azoto è tra gli additivi permessi dalla UE con la sigla E941.
L’unica cosa positiva quando sei nelle mani degli improvvisati è che dimenticano anche cose essenziali per un’ordinanza, come ad esempio le pene per i trasgressori. Conoscendo la Martini e Max Laudadio però, sempre pronti a sguinzagliare le telecamere a caccia di fuffa, due precauzioni prendetele, almeno fino al 31 dicembre di quest’anno, poi basta perchè (già, perche?) scade. Voi ristoratori come vi state attrezzando?