A casa di Michele Emiliano, sindaco di Bari, l’abbuffata natalizia è una tradizione che si rispetta. Champagne, vino, formaggi, 4 “spigoloni”, scampi, 50 cozze pelose, 2 chili di seppioline di Molfetta, ostriche imperiali e astici come se piovessero. E pure le noci bianche, mollusco che sarebbe anche in via d’estinzione. Tutto offerto dalla Dec, società di costruzioni barese diversamente rigorosa. Dopo Lusi, l’ex tesoriere della Margherita che si faceva pesare con la bilancina 180 euri di caviale, ecco Emilano, ex calciatore, ex magistrato e temo ora anche ex blogger per Il Fatto Quotidiano. Come a dire che la questione morale a sinistra si gioca a suon di pesce bianco e molluschi. D’altronde siamo in Italia e ce piace magnà.
«Non andrò a casa per una spigola» ha tuonato Emiliano, che era così sommerso dal pesce da metterlo perfino nella vasca da bagno. E da lamentarsi con i benefattori che gli mandavano poco ghiaccio per conservarlo. Segno che gli piace proprio. Un po’ si vede, ha le phisique du role da forchetta robusta. E poi, lo dice pure su twitter.
Del resto si sa, la Puglia è terra di grande tradizione culinaria e la conquista dell’ingordo è facile. E i favori alimentari sono da sempre alla base dei rapporti tra affari e politica. Ci ha provato anche Prodi a ingraziarsi Kohl rimpinzandolo di formaggio e leggendario è il caso della rete terroristica dell’Oas sgominata seguendo la pista dello scalogno.
Ma come dare torto a Emiliano?
In Italia alla fine a casa non ci si va nemmeno per bancarotta, fallimenti societari e reati ben più gravi. Per il cibo poi, scatta una sorta di prescrizione psicologica.
Per esempio, io che sono di umili origine, mi vendo tranquillamente per una paio di teglie di pizza al taglio e qualche buona bottiglia. Poi se ci volete mettere un bel dentice appena pescato mi sacrifico e magari apriamo anche un millesimato.
A voi cosa occorre? Dite la verità, vi si corrompe con 50 cozze pelose o servono altri status symbol?