Pensate che 12€ per un Hamburger da Ham Holy Burger a Milano siano esagerati? Inorridite al solo pensiero di spendere 18€ per un hamburger al Caffè Propaganda di Roma? Allora cosa ne pensate di 250.000€ per un hamburger di carne artificiale cucinato da Heston Blumenthal, lo chef tre stelle Michelin del ristorante Fat Duck di Berkshire? Avete letto bene, questa è la cifra astronomica elargita da un anonimo e facoltoso finanziatore al Dr Mark Post, fisiologo dell’Università di Maastricht in Olanda, per preparare il primo Hamburger di carne completamente artificiale. Potrebbe arrivare in ottobre, a riportarlo oggi è stato il Guardian. Ma come si prepara un hamburger artificiale?
Tutto parte dalle cellule staminali dei muscoli di bovini vecchio stampo, ovvero vivi e in allevamento, che vengono prelevate con una biopsia e messe in un ambiente ricco di nutrienti dove si riproducono, inserite in una struttura di Velcro che le sostiene, e poi in un bioreattore, dove possono crescere. Per ottenere la struttura dei muscoli naturali queste cellule devono essere fisicamente flesse e quindi sottoposte ad esercizio.
Questo processo fa sì che da un solo animale si possa ottenere molta più carne. Post è molto ottimista: “Questo significa che potremmo ridurre i capi di allevamento di 1 milione di volte”.
In effetti dietro la ricerca sulla carne in vitro c’è l’intenzione di dare una risposta a due problemi fondamentali per il futuro, l’approvvigionamento di carne e il proliferare di gas serra.
“La richiesta di carne duplicherà nei prossimi 40 anni – sostiene il fisiologo – e ora il 70% di tutta la capacità agricola è destinato a produrre carne da animali di allevamento”. Poi prosegue: “Abbiamo bisogno di alternative. Se non facciamo nulla la carne diventerà un cibo di lusso”.
Il Dr. Post ha molti argomenti validi, anche se viene da sorridere pensando alla contraddizione di chi si preoccupa per i costi della carne e affida a un aristochef come Blumenthal la sua creatura più preziosa.
Gli allevamenti destinati alla produzione di carne hanno anche lo svantaggio di richiedere mega estensioni territoriali sottratte alle foreste e una grande quantità di acqua. Inoltre, producono metano, che genera emissioni anche piu’ dannose di quelle di CO2. Da piu’ parti, come in questo documento della FAO, si punta l’indice verso gli allevamenti che danno un crescente contributo ai cambiamenti climatici.
Insomma, la carne in vitro è vista come una seria alternativa, e i tentativi di renderla commercialmente appetibile si susseguono da oltre 10 anni. Per ora il Dr Post ha coltivato striscioline di fibre da 3 cm di lunghezza, 1,5 cm di larghezza e spesse mezzo millimetro, ma entro ottobre promette il primo hamburger, che Heston dovrebbe cucinare per un ospite segreto scelto da un altrettanto segreto finanziatore.
Prima di gridare alla carne in vitro come ultima frontiera del Frankenfood, pensate però che non ci sono manipolazioni genetiche, come invece avviene per gli OGM. Inoltre, si tratta di un processo piu’ controllato dal punto di vista igienico e, soprattutto, non c’è nessun sacrificio di animali: la strada verso le nuove carni è dunque aperta. Tuttavia proprio il Dr Post ammette che la carne artificaile potrebbe non avere lo stesso sapore di quella tradizionale.
Non siete ancora convinti? Pensate allora che uno dei piu’ fervidi sostenitori della carne in-vitro sono gli animalisti della PETA, che ha indetto un concorso per la produzione del primo Hamburger in Vitro entro il 2012, premio 1 Milione di Dollari.
Da qualche tempo si dice che l’ hamburger è l’oggetto di desiderio dei moderni gourmet. Ora sappiamo che quello 2.0 sarà il cibo del futuro.