Ore 2:20, Location: Nottingham Forest: drink: Vodka Martini, mojito, cloud (bello eh, a sapere cosa c’è dentro), Archimede Dry. Ragazzi, la vera Milano da bere. Solo che questa è un’altra storia. Partiamo invece dall’inizio: Le Grand Fooding, serata-evento itinerante ideata da Alexandre Cammas a base di cibo, musica e vini d’eccellenza. Denominatore comune con il nostro locale d’elezione per il fine serata? Non c’è posto. Almeno per chi non abbia prenotato due mesi prima o abbia entrature varie ed eventuali.
Arriviamo in via Tortona 31 intorno alle 19:40. Sembra che a Milano l’ottimismo riguardo agli eventi all’aperto alla fine di ottobre sia ai massimi livelli – senza motivo, visto che il clima è siberiano. Ma la fortuna aiuta gli audaci e mentre a Roma 7000 fulmini si abbattono sulla città, qui splende un gelido sole. Siamo tra i fortunati accreditati, cosa che – scopriremo – ci accomuna alla gran parte degli astanti. Bisogna dar credito al critico del Corriere Visintin di una cosa: Le Fooding ha in effetti l’aria dell’evento gastromondano per happy few, e non sembra aperto al pubblico.
L’inizio è strabiliante: da Oakland un tale super tatuato (tanto che le vecchiette si farebbero il segno della croce alla sola vista) fa una pizza con calamari, aiolì e pomodorini che… come dire? Alla romana è meglio censurare. Buona. Buonissima.
Infatti becchiamo gli chef – Davide Oldani del D’O di Cornaredo e Moreno Cedroni della Madonnina del Pescatore di Senigallia – a goderne.
Dopo pochi minuti una campanella ci avvisa insistentemente di guadagnare l’ingresso in una sala. Ma la sala non si vede. C’è?
Effettivamente c’è. Solo che dentro la sala è buio completo, il che costituisce una piacevole variazione dell’ambiente gelido e illuminato fuori. Il buio si frappone tra noi e il nostro scopo: sederci di fianco a uomini bellocci, preferibilmente scovando l’elusivo Alexandre Cammas (inventore de Le Grand Fooding), presunto figo. Questo è invece l’uomo che ci troviamo davanti e la cui voce suadente ci inganna sulle sue fattezze (Ricordate? è buio). Comunque gradevole (ogni riferimento a fatti e persone reali è puramente casuale).
Lo Scabrezza 2010 di Tenuta Monteloro, servito quasi a tutto pasto, sa di mango, papaya e frutto della passione, esprimendo appieno il terroir toscano (pare ci sia del pinot bianco. C’è del pinot bianco in Toscana? Lo scopriamo ora). Questo almeno è abbondante, mentre il Mumm servito come aperitivo era centellinato – 2 calici a testa. Noi si preferisce Beaufort comunque.
A questo punto abbiamo entrambe moltissima fame e, approfittando del buio, ci rubiamo il pane a vicenda. Finalmente cibo: l’hot dog di Seppia di Cedroni (atto primo) è un boccone delizioso e peccaminoso, senapemente salsato che divoriamo con le mani. Con il favore delle tenebre ne mangiamo più di quanti ci spettino, assumendo poi un’aria innocente quando il legittimo proprietario (le porzioni sono contate) li reclama: chi, noi? Ma quando mai?
Atto secondo: arrivano gli spaghetti Whoosh – gli unici spaghetti di una serata dedicata alla divinità pagana dello Spaghetto Gigante – firmati Davide Oldani, arancia, pepe e fave di cacao. Un po’ freddi, ma d’altronde i cuochi stanno cucinando fuori dal padiglione, all’addiaccio.
Atto terzo, si parla di polenta – e questo è il secondo primo – di una dolcezza quasi eccessiva ma confortante perché scalda, e ce n’è bisogno.
Atto quarto: siamo ancora al primo – il terzo primo – quando finisce la cena. Ma il risotto Acquerello, andouille, porcini, sedano e limone, ci piace.
Mentre ricontrolliamo il menu per essere certe di vedere la luce in fondo al tunnel (no, continua a essere tutto buio), arriva — inattesa — la banda.
Ed è qui che l’applicazione della formula Fooding dalla Francia – sua patria d’origine – all’Italia ci sembra un po’ telefonata: la banda, il risotto, lo spaghetto. Mancano solo i panni stesi.
Oops, eccoli.
A questo punto decidiamo di cambiare posto. Il Nottingham Forest, mecca degli appassionati di cocktail, è la meta perfetta per il bicchiere della staffa. Siamo felici, forse non del tutto stupite ma pur sempre divertite.
Siete stati a Le Grand Fooding? Siete forse tra i fortunati che hanno rastrellato i biglietti in tempo utile? Oppure, per quanto possa emergere dalla nostra scombussolata cronaca delle 4 del mattino (che manco Troisi e Benigni con Savonarola), cosa ve ne pare?
[Crediti | Link: Le Grand Fooding, immagini: Lorenza Fumelli]