Chissà se è un punto di vista presentabile, ma credo che Lavazza e Nespresso puntino al record: farci ormonare nel minor tempo possibile.
E non badano a spese, al George Clooney squadernato da Nespresso, Lavazza risponde con Julia Roberts (che interpreta Venere ridipinta da un Botticelli particolarmente esigente in fatto di sorrisi), cui scuce 1.200.000 euro per 45″ secondi di lavoro — dice Spigoloso — senza nemmeno parlare. Ma dove eravamo? Ah sì, Nespresso e Lavazza. Un anno fa la prima spedisce George nello stesso paradiso (sorta) che l’altra frequenta da 15 anni. Si va alla guerra degli aromi. “Ambientazione identica, è tutto uguale”, dice Lavazza, sconcerto anche all’agenzia Armando Testa che ha inventato lo spot: “Stiamo in paradiso dal ’95, c’era ancora Tullio Solenghi”. Replica di Nespresso: “Nessuno ha il brevetto dell’Aldilà e comunque Clooney si ferma alle porte del paradiso”. Dove comunque si libera un posto, perché il Giurì della pubblicità sentenzia che gli spot di Nespresso sono legittimi.
Cose che vanno dette a questo punto per stabilire da che parte stiamo.
1) Niente da obiettare su Julia Roberts e Giooorg né sul loro buonsenso di monetizzare sorriso e maschia mascella.
2) D’altra parte non serve un kit di interpretazione della realtà per capire che Lavazza, incassata con aplomb la decisione del Giurì, ha voluto iscriversi allo stesso campionato del rivale costi quel che costi (per quanto un milione e 200mila euro…)
3) Astenersi frastornamenti ormonali che prevedono la sola opzione: “George comunque è più bello”. A me pare che Lavazza sia passata in testa.
4) Anche se, il presunto scopiazzamento dell’Aldilà come lochescion pubblicitaria è comunque niente in confronto a quanto sia sconsigliabile avere soldi e contemporaneamente il Giury contro. All’estero facciamoci sempre riconoscere, mi raccomando.
[Fonti: TvBlog, Daily Mail, immagini Splash News]