Questa settimana diamo i voti a: Starbucks, Eggy, Cristina Bowerman, Beppe LoRusso, Trattoria degli Amici, le hostess del Vinitaly 2012, Valerio V. Visintin.
STARBUCKS (VOTO 3).
Per conto mio l’omologazione planetaria della colazione era già un misfatto molesto, non ripagato dalla presunta fighezza della catena. Ora viene fuori che nel cappuccio alla fragola hanno usato (di nascosto) l’estratto d’insetto. Il popolo vegano (semplificazione per semplificazione, se esiste il popolo di internet esiste anche quello vegano) si è molto arrabbiato tra lo sbigottimento dei carnivori. Ma come, si arrabbiano per l’uso dell’insetto e non perché esiste il cappuccio alla fragola?
EGGY (VOTO 1).
Prosegue imperterrita l’ascesa di Eggy, lo spray d’uovo che non va depositato tra i capelli ma direttamente in padella. Se con l’uovo in tetrapak, amato dai pasticceri perché di semplice utilizzo, pensavate di aver visto tutto, ricredetevi. Ma dico io, come mai questa fissa per l’uovo? Lo usiamo senza troppe controindicazioni dall’alba dei tempi, costa poco, si conserva abbastanza a lungo allora perché sostituirlo con derivati screditanti? Ho provato Eggy, frittate e crêpe vengono peggio.
CRISTINA BOWERMAN (VOTO 7).
Ormai una presenza stabile del circo mediatico intorno agli chef, ma senza eccessi, anzi, con estro piacevole. La sua escalation dà soddisfazione. I video, le interviste, gli interventi nei congressi di cucina, senza trascurare suo ristorante, il Glass di Roma, fanno emerge un personalità stimolante per le colleghe di ogni età che vogliono far sentire la propria voce. Senza gridare, ovviamente.
BEPPE LORUSSO (8).
Troppi anni dopo il provvidenziale “L’antigastronomo”, libro che a suo tempo accese un sano dibbbatttito intorno alla mitizzata professione del critico gastronomico, i tipi di Coppini Tipografi editore pubblicano “T’odio gastronomo”, raccolta di articoli che Beppe LoRusso ha scritto per la rivista di settore “La Madia”. Personale, caustico, estremamente sincero, il giornalista è un ottimo riferimento per i molti blogger attirati dalla professione di critico gastronomico. Professione?
TRATTORIA DEGLI AMICI (10).
In trasferta a Verona per il Vinitaly, al ristorante sono stati commissionati molti pranzi di lavoro. Lo staff ha placato l’appetito degli avventori con grazia e puntualità. Dove sta la sorpresa, direte, non è questo l’obiettivo di qualsiasi ristorante? Sì, però, il progetto patrocinato dalla Comunità di Sant’Egidio e curato dall’esperto Dario Laurenzi con la cucina stellata dello chef stellato Marco Milani, è particolare. Il personale, dal sommelier ai camerieri, è composto da ragazzi diversamente abili. Tutti bravissimi.
HOSTESS AL VINITALY (2).
Discussioni a non finire sul corpo delle donne, e nel nostro piccolo, sulla presenza delle donne-chef nelle cucine dei grandi ristoranti. Eppure, al Vinitaly, sembrava di stare all’Hot d’or di Cannes. E la folla si riversa puntualmente dove prevalgono i cm di pelle scoperta e l’impossibile (per una fiera tanto faticosa) tacco12. Vale a dire negli stand dei produttori di grappe e bollicine, settori probabilmente in forte crisi, dove le differenze con Il Mi-Sex erano davvero ai minimi termini.
VALERIO M. VISINTIN (7 1/2).
Inguaribile snob dell’anonimato a tutti i costi, palma d’oro di un eventuale festival dedicato a Osama Bin Laden, il critico gastronomico del Corriere della Sera solleva una discussione interessante sui suoi colleghi alle prese con una guida dei ristoranti. Devono restare senza volto o, al contrario, approfittare del ruolo per ottenere privilegi negati ai normali clienti. Nel chiederselo, attovaglia una serie di regolette cui il giovane collaboratore di una guida dovrebbe attenersi. Ecco, mi domando, in quanti le rispettano?