La base del discorso è una. Da che mondo è mondo mangiare in treno è una figata. INIZIO INCISO [Per cui è suggestiva la notizia che a bordo di Italo, il treno della NTV di Montezemolo in servizio dal prossimo dicembre, sarà Eataly a occuparsi del servizio ristorazione. Il contributo della catena di negozi per gourmet si chiama “Italo Box”, una scatola con il necessario per il pasto acquistabile in 3 diverse versioni, il Gustoso, il Tagliere, l’Orto, a un prezzo inferiore a quello che oggi paghiamo in una vettura ristorante] FINE INCISO.
Poi che c’entra, troppi ChefExpress, troppi Gruppi Cremonini, troppi Tanto&Buono dei francesi di Accor sono passati, oggi mangiare sul treno è diventato un incubo. I panini surgelati e mal riattivati, non lievitati, che nemmeno piastrati diventavano vagamente commestibili hanno cancellato il ricordo del glorioso cestino da viaggio delle Ferrovie dello Stato (anni ’50-’70). Le mezze foglie di insalata appassita, con mezze disordinate fette di prosciutto e mezzi pezzetti di brie maleodorante — tra l’altro pagati un’eresia — hanno azzerato la memoria degli omìni che vendevano le lasagne sul binario.
Per tacere delle suonerie politrombiche, dei 12 (DODICI) vagoni Eurostar che sempre ti separano dal bar, degli annunci strillati nei microfoni e programmaticamente ripetuti in un inglese grossomodo, del personale costretto a cucinare in uno sgabuzzino che fa le curve a 160 kh, della mancanza di qualunque forma di cordialità in un sistema speculativo e finora, senza alternative.
Finora.
Non sappiamo se Italo di NTV riuscirà davvero a insaporire un momento noioso quanto inevitabile, ma le premesse per restituirci il piacere di mangiare in treno (“prodotti regionali nonché stagionali“) sembrano esserci. A proposito, perché ciò succeda, cosa non dovrebbe mancare nella vostra Italo Box?
[Crediti | Link: Repubblica.it, immagini: Davide Campione/Ferrovie.it]