“La marijuana è il carburante di una nuova cultura culinaria”. Ce la siamo letta in tanti questa storia del New York Times che è rimbalzata da un lato all’altro del pianeta neanche fosse vangelo. Racconta di una nuova tendenza. In America, nonostante in molti stati sia illegale, l’erba sta ispirando chef e ristoranti a creare un nuovo tipo di cucina. Ora, per capirci, l’articolo non dà ricette di piatti alla marijuana né spiega se i cuochi leggermente fumati cucinano meglio, piuttosto si chiede se la marijuana stimola la creatività e l’appetito per un’esperienza sensoriale diversa.
In tutto questo c’è una cosa che mi sfugge, dove sta la tendenza? Perfino gli chef italiani, non dico tutti, ma di sicuro una buona parte, si rilassano fumando qualche canna, e l’idea che uno stato di leggera alterazione influenzi l’arte come la cucina e in generale la creatività non è che sia proprio nuovissima. Anzi, diciamo che l’aiuto creativo della marijuana nelle cucine italiane è una pratica comune non un trend emergente.
Invece sarebbe il caso di ragionare su come sono misteriosi i percorsi della vera creatività, o sulle differenze tra una grande idea e il cazzeggiamento di uno chef stonato. Che la marijuana stimoli l’appetito e certe aree del cervello non è un mistero, ma quanto di questo ha a che fare con la vera creatività? Non sarà che se uno è creativo, rimane creativo qualunque cosa faccia, e che al contrario, se uno non lo è, l’idea del sushi al burro di montagna rimane un’idiozia, non importa sotto l’effetto di quale droga sia stata concepita.
Cosa ne pensate? Siete dell’idea che la marijuana (o qualsiasi sostanza produca leggera alterazione) stimoli davvero la creatività in cucina? Avete esperienze personali da raccontare?
E ancora. Se devo pensare a piatti creativi associabili a un leggero stato di alterazione, mi vengono in mente le creazioni di Davide Scabin, dal Cyber Egg all’Ostrica Virtuale, o L’omaggio a Monk di Massimo Bottura, che ha un registro davvero multidisciplinare. Niente male anche l’idea dello chef Ciccio Sultano, ossia, mettere insieme spaghetti e succo di carota, non proprio un abbinamento consueto. Ottimi i suoi Spaghetti succo di carota, alici e bottarga.
Voi invece, a quali piatti pensate? E a parte i coming out di Mauro Uliassi e Igles Corelli, senza per questo voler pettegolare, ci dite quale chef italiano associate alla “haute stoner cuisine” (l’alta cucina fumata)?
[Fonti: New York times, Gambero Rosso, immagini: L’Espresso, Papero Giallo]