L’anniversario che ricorre oggi 15 settembre è di quelli indimenticabili per l’economia mondiale. Proprio un anno fa la banca d’affari Lehman Brothers dichiarava fallimento, innescando un tracollo finanziario globale dalle conseguenze disastrose. Il modello economico fast governato da banchieri che volevano tutto e subito, entrava irrimediabilmente in crisi. A un anno di distanza dal crollo, l’America scopre l’antidoto che potrebbe salvare il mondo dalla catastrofe: il suo nome è Slow… Slow Food!
Un libro, naturalmente
Si, avete capito bene, il mondo si salva se si appropria del modello economico voluto da Slow Food, e Carlin Petrini potrebbe diventare il nuovo guru dell’economia mondiale. Ne è convinto il banchiere d’affari Woody Tasch autore del libro Inquiries into the nature of Slow Money e fondatore di Slow Money Alliance, associazione non profit ispirata ai valori del movimento eco-gastronomico italiano. Qualche giorno fa, Tash ha spiegato alla rivista americana Time perché è finalmente arrivato il momento dello Slow -Money.
Fast Vs Slow
Che cos’è l’economia Fast? È il modello finanziario degli ultimi 30 anni, il liberismo senza limiti che pretende soldi veloci. Per sfruttare meglio i ricchi dividendi provenienti dalle stock option, i manager delle grandi banche mondiali hanno dirottato i capitali investiti nelle imprese, puntandoli sulla gigantesca roulette dei derivati. Si sono investiti soldi sui soldi, e il re del gioco è stato Bernie Maddoff, il banchiere che ha bruciato 50 miliardi di dollari lasciando un cerino spento in mano ai suoi clienti. Pura speculazione, insomma che Tasch paragona all’inquinamento ambientale ed allo sfruttamento intensivo delle risorse del pianeta.
L’economia sostenibile
“Slow Food ci ha reso consapevoli, oggi conosciamo l’origine del cibo e la filiera produttiva, ci ha abituato all’acquisto “locale” che riduce al minimo il rischio di inquinamento e l’impatto sul pianeta”. Secondo Tasch, l’economia americana si deve ispirare a questi principi per tornare con i piedi per terra. E oggi Slow Money, vuole convincere un milione di potenziali clienti a investire nel sistema alimentare americano: fattorie, aziende di trasformazione e tutto il settore logistico, vitale per l’impatto ambientale. È un progetto che guarda avanti, al benessere di imprese e investitori con ricadute benefiche per tutta la società.
Il guadagno ecologico
L’investimento Slow rende? Pare di sì, soprattutto se considerato a lungo termine. Chi investe sente di condurre una missione che lo responsabilizza e lo aiuta nei momenti di crisi. Un investimento insomma, buono, pulito e giusto che rende all’incirca il 3-4% l’anno, senza grandi scossoni. In America l’hanno ribattezzato il modello economico della tartaruga che supera la lepre, ma le critiche non mancano, come sempre quando c’è di mezzo c’è il Petrini-pensiero.
“Slow Food? Un movimento per pochi eletti”
Siamo alle solite, certo, mangiare slow sarebbe bello, ma è un lusso per pochi, dicono i critici F.A.O. in testa. La chiocciola è per l’elite. Come si può sfamare un pianeta senza l’industria alimentare e gli allevamenti intensivi? E’ vero che l’agricoltura biologica ha rese minori e richiede più manodopera: è stato calcolato che per coltivare i campi nella sola America ci vorrebbero 40 milioni di contadini contro il milione attuale. Secondo il direttore della F.A.O. (Food and Agriculture Organization) Jacques Diouf “pensare di nutrire il pianeta con i metodi biologici è irresponsabile”. Già, ma come la mettiamo con quel terzo di cibo prodotto nei paesi industrializzati che finisce nella spazzatura ma potrebbe tranquillamente sfamare l’Africa?
Ripensare il cibo
La produzione del cibo va ripensata e, soprattutto, va ripensato il modo in cui ci nutriamo. Concludo con una riflessione amara di Katrina Heron, dirigente Slow Food a San Francisco: “Come siamo potuti arrivare al punto di considerare elitario il cibo sano?” Bella domanda, vero?