Notizia Ansa: “Ambiente: le città mangiano male, spreco del 40% delle risorse”. Se conoscessi il significato della parola trasalire, ecco, trasalirei. Se ne era parlato la settimana scorsa ricordate? “Uccidi il tuo frigorifero” si diceva, e giù con le proteste dei tecno-fanatici legati sentimentalmente al loro elettrodomestico. Ed oggi arriva questo lancio dell’Ansa che riprende uno dei temi in discussione al convegno Ecopolis, in corso a Roma, che parla di “sostenibilità urbana”.
Le città mangiano male, insomma, e non mangiano più per fame. Conseguenza diretta degli acquisti insensati è il 40% del cibo che finisce nella spazzatura. Come ciò sia possibile è presto detto: il lavoro assorbe buona parte della giornata e di conseguenza si fa la spesa negli ipermercati una volta a settimana, rimpinzando il frigorifero di ogni ben di dio.
Il problema è che l’ipermercato è progettato come un luna park del gusto dove il povero consumatore ritorna bambino (se non avete mai incaricato un bambino di fare la spesa, lasciate perdere l’ultima frase). Arrivati a casa siete assaliti dal dubbio: chi ha infilato nel carrello questo costosissimo patè di carote? Ma voi naturalmente, gli stessi che fra sei mesi si esibiranno in un plastico lancio nella spazzatura del suddetto. E la signora Maria, verduraia sotto casa e protagonista del titolo cosa c’entra in tutto questo discorso? C’entra perchè a forza di non vedervi più, si è scocciata e ha chiuso il negozietto che, presi dal luccichio dell’ipermercato, avevate smesso di frequentare.
E così il cerchio si chiude: ipermercati che prosperano, botteghe che chiudono e alla fine della catena ci siete voi e il vostro patè di carote che vi guarda languido, sotto le le luci del frigo. Che tristezza! Mi sorge quasi il dubbio che un gigante come Eataly sia nato per raccogliere le tante “signora Maria” rimaste senza sbocchi e senza mercatini. Un posto, insomma, dove ritrovare i due etti di formaggetta che il piccolo casaro non sapeva più a chi vendere. Come dite? È una marchetta al delizioso Farinetti, patron di Eataly, per ricambiarlo dell’endorsement nei nostri confronti? Certo che sì (faccetta sorridente)