L’intervista procede senza sussulti. Ricapitolando trent’anni di battaglie in difesa della buona tavola—la storia di Slow Food—il Sole24Ore elenca Terra Madre, il Salone del Gusto, l’Arca dei prodotti a rischio da valorizzare con i Presìdi, l’Università di Scienze Gastronomiche. Poi la novità: le Officine del gusto. Corsi universitari per riscoprire mestieri dimenticati, casari, salumieri, panettieri, “un lavoro sicuro per i giovani” mica tempo perso, garantisce il gran capo del Movimento Carlo Petrini, nei panni dell’intervistato. Siamo alla fine, non rimane che un’ultima, inoffensiva domanda: “Ma lei da grande dove vuole arrivare”? Eppure è proprio lì, tra le pieghe di quella domanda che si nasconde la sorpresa, perché il GIGANTE della gastronomia risponde sereno che è ora di dirlo, lui personalmente si sente al capolinea.
Capisco, è il classico problema della successione. Ce l’hanno in tanti. Luigi Veronelli l’aveva, esiste perfino per l’invincibile Pres Del Cons. Ma possiamo immaginare la scena senza Carlo Pterini Petrini, il suo venerabile maître à penser eco-gastronomico? Vero, l’Associazione ha un presidente capace come Roberto Burdese, ma è così giovane. Può cavarsela da solo o per Slow Food dobbiamo immaginare un reggente? E nel caso, chi se la sente di fare nomi?