Cinquecentodiciassette euro al chilo (517). Non so quanto faccia a boccone ma è una notizia dura da digerire. Ieri l’asta del pesce di Tokyo ha venduto un tonno rosso di 232 chili per la cifra record di 120.000 euro. E’ stata una catena locale di risto-sushi a pagare la cifra folle cui va tolta la tara delle spine e aggiunta la fortuna che, dicono in Giappone, sorride a chi vince la prima asta dell’anno. Ma non si spiegano così certe cifre. La verità è che il tonno rosso è finito. Negli ultimi 40 anni le reti dei grandi pescherecci hanno tirato a bordo tutto il possibile, riducendo la specie atlantica dell’84% e quella mediterranea, la nostra, per capirci, del 74%.
Numeri da paura che però rimbalzano ai giapponesi, primi consumatori planetari per via del sushi. Al punto che tutti ormai sembrano rassegnati all’estinzione della specie. Oddio, in giro per il mondo gente che non si rassegna ce n’è. Il New York Times ha invitato gli chef americani gia da un anno a escludere il pesce dai loro menù. Il Principato di Monaco, che con la proposta di proteggere la specie ne impedirebbe l’esportazione fuori dal bacino del Mediterraneo E, notizia di questi giorni, i ristoranti della catena Relais & Chateaux che hanno messo al bando il tonno rosso dalle loro tavole. Compresi i “nostri” Pinchiorri, Marchesi, Le Calandre, Sorriso, Caino, Arnolfo, Il Pellicano, La Certosa di Maggiano, Il Falconiere… dove non è più possibile mangiare tartare e preparazioni simili. Un segno di civiltà che arriva dagli chef italiani, una volta tanto. Anche se per interposta catena.